L'autore: Luca Immordino è laureato in Giurisprudenza, Filosofia e Scienze Storiche (senza la CEPU ed in università pubbliche senza convenzioni). Questo è il suo terzo libro. Scrive molti articoli sui temi trattati nei suoi libri e non, in varie riviste; ed altro ancora. Non credendo nel “Ipse dixit”, più che sull'autorevolezza del suo curriculum, mira ad avere conferma circa la bontà delle sue teorie, direttamente con la serena valutazione dei suoi lettori o dal confronto suscitato dal dibattito culturale che nasce dalle sue produzioni intellettuali.
La mia recensione: “Ogni uomo creò il proprio dio a sua immaginee somiglianza”.Questa affermazione che potrà suonare provocatoria, se non addirittura blasfema alle orecchie di un fervido credente, costituisce il nucleo intorno al quale si sviluppa questo saggio. A partire da un excursus che ci riporta all’origine della specie Homo Sapiens, l’autore ricostruisce la storia del sentimento religioso, ed estendendo poi la sua analisi all’ambito sociologico e psicologico, ci mostra come l’idea del divino non sia innata nell’essere umano ma sia frutto di un suo atto creativo teso a fronteggiare delle esigenze terrene. Per quanto ci si sposti nello spazio e nel tempo e si prendano in esame religioni di tipo diverso, un dato appare infatti incontestabile: l’uomo ricorre alla divinità per soddisfare il bisogno di dare un senso e rendere più tollerabile la morte, le catastrofi naturali, le malattie. In accordo con la tesi marxista e con quella elaborata da Sigmund Freud ne L’avvenire di un’illusione ‒ giusto per citare due fra i massimi esponenti di questa corrente di pensiero ‒ Luca Immordino sostiene appunto che sia stato l’uomo a creare dio, e non il contrario. Nonostante le diversità che li contraddistinguono, i vari culti sembrano avere tutti alcuni elementi in comune: la paura dell’ignoto rintracciabile all’origine del sentimento religioso e il rapporto utilitaristico che lega l’uomo alle sue divinità (rispetto la legge divina per guadagnare il paradiso, offro sacrifici perché il raccolto sia ricco, faccio penitenza perché le mie preghiere vengano esaudite…), a conferma del fatto che la religione risponde a precisi bisogni dell’uomo. Nello stesso tempo, il proliferare di diversi culti nel mondo, non fa che fornire ulteriore sostegno a questa ipotesi poiché, analizzando le diverse religioni, ci possiamo rendere conto di come cambino a seconda del contesto socio-culturale in cui attecchiscono, divenendo una sorta di specchio della società di riferimento e una risposta alle sue peculiari necessità. Se fin qui l’opera non fa che rinsaldare i concetti alla base dell’ateismo filosofico, andando avanti, si spinge un passo oltre arricchendosi di nuove considerazioni. Posto che la religione è un’invenzione dell’uomo, siamo chiamati a interrogarci sulla sua effettiva utilità e sulle ripercussioni che può avere sul tessuto sociale. Il sentimento e le istituzioni religiose che ne derivano, garantiscono un maggior benessere e una maggiore libertà o è piuttosto vero il contrario? Religione e progresso sono concetti compatibili o tra i due esiste un rapporto inversamente proporzione per cui all’intensificarsi della fede corrisponde un indebolirsi dello sviluppo sociale? E proiettandoci in avanti, quale futuro possiamo prevedere per la religione, una sua rinascita o il suo definitivo tramonto? Leggendo queste pagine ci renderemo conto di come interrogativi simili abbiano un senso oggi più che mai, giacché osservando la realtà che ci circonda e ripercorrendo la nostra storia non possiamo farea meno di notare che la religione non è sempre e solo portatrice di conforto, amore, sicurezza. Le guerre sacre, la caccia alle streghe, le persecuzioni, la messa all’indice dei libri proibiti sono solo alcuni esempi di come il sentimento religioso possa risultare nocivo; d’altra parte, non si può trascurare il conflitto che da sempre sussiste fra fede e conoscenza ‒ l’ostacolo posto dalla chiesa cattolica al progresso scientifico nel corso dei secoli è ampiamente documentato dalla storia. Attraverso una scrittura che coniuga il rigore scientifico con la massima fruibilità, l’autore affronta una tematica attualissima fornendoci numerosi di punti di riflessione esuggerendoci interessantissimi punti di vista ‒ che spaziano dalla storia alla psicologia, passando per la sociologia ‒a partire dai quali poter inquadrare l’argomento. La conclusione a cui giunge, per ovvie ragioni, non potrà essere universalmente condivisibile, anche se bisogna ammettere che segue una logica difficilmente confutabile; personalmente non solol’ho trovata più che plausibile, ma ho colto le previsioni finali come un messaggio di speranza, poiché condivido in pieno l’dea che una società laica fondata sull’autentico rispetto dei diritti umani sia piùche auspicabile. Il tramonto delle discriminazioni, delle divisioni e dei pregiudizi alimentati dai vari fanatismi, di sicuro, non può che coincidere con l’alba di un domani migliore.