Recensione | The Affair 2×03 “203”

Creato il 21 ottobre 2015 da Parolepelate

Questa settimana la puntata di The Affair è stata piuttosto ricca di avvenimenti e commentarli tutti per bene mi riesce difficile. Posso sicuramente dire, tuttavia, che la sceneggiatura ha decisamente visto una ripresa interessante rispetto ad un inizio che ho ritenuto eccessivamente tiepido.

Da questa puntata impariamo una serie di fatti. Uno: Noah è un uomo tremendamente sciocco. Ma anche estremamente confuso e pertanto il suo essere sciocco lo porta ad essere anche ingenuo.
Nel proseguo narrativo che continua ad avere come centro focale il nuovo modo di vivere la storia d’amore dei due protagonisti, c’è un elemento che provoca una rottura prepotente, ma quasi necessaria: Whitney. La simpaticissima Whitney. La ragazzina, che irrompe come una furia nel nido d’amore del padre e dell’amante, rovina l’atmosfera di (apparente) pace che i due si sono creati nei boschi. Ed è necessario, perché lei rappresenta bene l’elemento di realtà che in qualsiasi relazione amorosa, ancor più se “illecita”, inevitabilmente rompe la bolla.

Dove sta l’ingenuità di Noah? Sta nel non capire che la figlia è una ragazzina viziata che conosce solo un’arma di comunicazione: la vendetta. Perché a me sembra chiaro che sia stata lei a dire ad Helen ciò che aveva promesso al padre di non dire.

Ma a parte le conseguenze della gigantesca tempesta di narcisismo adolescenziale che si abbatte sulla coppia, la sua rabbia crea incertezza nei due, soprattutto in Alison. Eccole mostrato in bella vista l’effetto reale delle loro scelte: un gran casino. E tutto il sottofondo di dubbio e insicurezza che aleggia attorno alla loro relazione diventa assordante tutto insieme. Ora va tutto bene, ma cosa accadrà quando dovremo andar via di qui? Domanda Alison – nella parte raccontata da Noah, però. Sì perché Alison, abituata ad combattere con una realtà che non le sta bene ma che deve accettare, è più disposta a mettere in conto che le cose possano andare male, anzi peggio di così.

Ecco che Noah si dimostra ancora ingenuo, perché lui la vive con lo spirito del “poi si vedrà”, perché vuole a tutti i costi liberarsi dei trent’anni di vita precedenti, senza capire che non è possibile. Puoi smettere di vivere secondo le imposizioni degli altri, ma non puoi dimenticarti dei figli.
Noah ha bisogno di schiantarsi con la realtà e col fatto che, scegliendo Alison, non si è scelto una donna dal passato facile. Che non basta portarla via da Montauk per cambiarla, non basta un anello di fidanzamento. Noah ha quest’immagine semi-idealizzata di Alison che ha difficoltà a scrollarsi di dosso, forse perché è la tipica persona che si sente attratta dal dramma personale. È uno scrittore, la fantasia è l’arma più potente che si ritrova. Infatti reagisce con comprensione ed empatia di fronte ad una Alison che confessa il tentato suicidio, ma diventa geloso e si sente rifiutato di fronte alla stessa Alison che gli confessa della visita di Cole.

All’interno di tutta questa ingenuità – pensiamo anche alla chiacchierata con Max – c’è tanto amore per Alison. Ma è comunque un amore che ancora non ha acquisito la giusta prospettiva.

Alison, che si racconta sempre più dolce e malleabile della fredda e pensierosa Alison di Noah, il quale a sua volta sembra percepire maggiormente il peso dell’incertezza, fa capire bene il quadro della situazione, quando parla con Robert. It doesn’t ever leave you, non ti abbandona mai il peso di una perdita così grave. E Noah vorrebbe capire, ma non può, chiaramente. E lo si capisce dal fatto che si comporta come se niente fosse accaduto. Scherza sul trascinare Alison in piscina, si lamenta del fatto che i figli inevitabilmente crescano e tutto cambia. Di fronte ad una madre che ha perso un figlio di due anni per annegamento. Piuttosto agghiacciante. Ma le parole di Rober sono meravigliose, nella loro semplicità:

You’ve obviously been dealt a brutal hand, and he may never be able to fully appreciate it, but there’ll always be something about him that baffles you. Being alive is, essentially, a very lonely proposition. You have to mostly carry your pack alone. Nobody gets as much help as they need. But in marriage, things get less lonely. Just a little, but… it makes a big difference.

Ovviamente il destino è stato crudele con te e lui potrebbe non capirlo mai del tutto, ma ci sarà sempre qualcosa di lui che ti confonderà. Essere vivi è, essenzialmente, una condizione molto solitaria. E dobbiamo portare i nostri pesi per lo più da soli. Nessuno riceve mai abbastanza aiuto. Ma nel matrimonio, la solitudine si avverte meno. Solo un po’ ma… fa la differenza.

È esattamente questa la chiave per superare tutte le insicurezze e le paure che avvolgono questa relazione nata nel peggiore dei modi. Ma è una cosa seria, per entrambi. Vale la pena tentare di accettarsi e di non aspettarsi dall’altro cose che possiamo ottenere solo da noi stessi. Sarà questo il punto di partenza per andare avanti e sposarsi, anche se sembrava impossibile, e avere un figlio, anche se per Noah quattro sono già troppi e per Alison il terrore della maternità è, e sarà sempre, concreto ogni giorno.

Infine, un’occhiata ai fatti del futuro: sappiamo finalmente la versione ufficiale di quanto accaduto la notte del matrimonio di Cole – con chi si sposerà? Sono curiosa – e dobbiamo, per ora, tenere da conto sia il racconto di Noah che i continui flashback di quella notte. Sono ancora nel dubbio della sua colpevolezza. Ma difficilmente quest’uomo riuscirà a provare che sono state tutte coincidenze.
Nella prossima puntata torniamo su Helen e le cose, mi sembra, si faranno molto intense. Vi lascio al promo della 2×04, “204”.

Non so se mi spiego.

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