Recensione The Elite di Kiera Cass.

Creato il 03 febbraio 2014 da Valentina Seminara @imatimehunter
Dite che sto esagerando con le recensioni? Non so che dire, è stato un susseguirsi di giorni in cui avevo una voglia matta di leggere, leggere, leggere fino ad avere gli occhi fuori dalle orbite, probabilmente dovrei darmi una calmata -ci pensa la scuola a disciplinarmi un poco, vederete! Cosa abbiamo qui? Ho letto The Elite qualche giorno fa, e devo ammettere che per molti versi avevate ragione: Kiera Cass mi ha un po' delusa con questo secondo volume, e a confronto con le cinque stelline date a The Selection, che mi era piaciuto tantissimo, qui mi limiterò a darne due in meno. Magari con The One sia America che l'autrice si riprenderanno mettendo nelle mani dei lettori qualcosa di meglio... fino ad allora, portiamo pazienza.
The Elite (The Elite)
Kiera CassSperling & Kupfer312 pagine28 Gennaio 201417,90€Acquista qui: The elite
★ ★ ★ 

Trama: Il secondo capitolo della serie iniziata con The Selection sulla scia di Hunger Games, un romanzo avvincente come un reality show.

Dopo le prime, durissime prove della Selezione, a Palazzo sono rimaste solo sei ragazze. Una di loro sposerà il principe Maxon e conquisterà la corona. America Singer è la favorita, eppure non è felice. Il suo cuore, infatti, è diviso tra l’amore per Maxon e quello per Aspen, l’amico di infanzia. Insieme al principe, America può vivere la favola che ha sempre sognato. Ma è davvero ciò che vuole? Confusa, chiede tempo per riflettere e si allontana da Maxon… Una decisione che potrebbe costarle molto cara. Perché nel frattempo la Selezione continua, più feroce che mai.



The Selection, a dispetto dei molti commenti negativi, mi era piaciuto davvero, davvero tanto. L'idea era innovativa e originale, il triangolo amoroso che si è inevitabilmente venuto a creare un po' meno, ma comunque intrigante. Mi piacciono i romanzi in costume, il fastoso fascino della vita di corte, gli intrighi e i pericoli insiti nei distopici che coinvolgono inevitabilmente l'eroina protagonista. E America mi andava piuttosto a genio, con il suo talento musicale e il portamento fiero nella sua umile condizione di Cinque -quartultimo gradino nella scala sociale di Illéa. Dolce e giusta, divertente e combattiva, leale con le amiche ma una frana nelle questioni amorose, è riuscita a farsi valere per gran parte del primo romanzo, finché lo spettro del suo ex ragazzo, Aspen, non è diventata una presenza fisica proprio a Palazzo. Con Maxon all'oscuro della cosa, America e la sua indecisione si ritroveranno passeggere di una carrozza che le trasporta nel loro lento declino, favorendo l'ascesa di personaggi palesemente nemici come Kriss o Celeste, entrambe due diversi tipo di minaccia. Insieme a loro, ci sono ancora Marlee, Natalie ed Elise a competere nell'Elite per accaparrarsi Maxon e la corona, ciascuna forte delle proprie capacità e speranzosa di arrivare fino alle ultime fasi della Selezione, nella rosa delle candidate più favorite e acclamate. Maxon sembra non avere occhi che per lei, ma qualcosa inizia a cambiare nel loro rapporto, con un netto distacco da parte sua che non ho ben compreso, malgrado le sue vaghe spiegazioni che persino agli occhi di America, quando fiuta l'allontanamento del principe, sembrano deboli. Neanche fosse una conseguenza diretta, le cose precipitano e le apparenze crollano inevitabilmente sotto il peso dello stress. Il segreto di Marlee viene fuori, tanto grave da causare la sue espulsione, e tutta quell'aura di possibilità e speranza intessuta intorno alla probabilità di America di uscire vincitrice dalla competizione evapora sempre più velocemente. Si lascia abbattere dalle frecciatine velenose di Celeste e dall'evidente interesse di Maxon per le altre concorrente, Kriss in particolare, e ciò la tiene col morale a terra e dubbi atroci tali da mantenerla in pericoloso equilibrio sull'orlo del precipizio. Anziché ritrovare in lei quella determinazione per la quale l'avevo tanto ammirata in precedenza, fa di Aspen -di nuovo- la sua roccia, la sua fonte di sicurezza, comunque incerta per via dei sentimenti che nutre per Maxon.
«A volte mi sembra che Maxon e io siamo in una versione maschile della Selezione. In gara ci siamo solo io e lui, e alla fine uno di noi ti conquisterà, e non so capire chi sia messo peggio. Maxon non sa che siamo in competizione, perciò può darsi che non si sforzi abbastanza. Ma d’altro canto, io devo nascondermi, quindi non posso darti quello che può darti lui. In ogni caso, il nostro non è un duello equo.»
La strana cordialità che le ragazze mostravano l'un l'altra, facendo passare in secondo piano la rivalità che avrebbe invece dovuto dividerle, si incrina e rivela l'ostilità e la gioia di veder fallire le altre nel corso della gara. Insomma, finalmente la Selezione si afferma per quello che è, una competizione, e la fiducia che America nutre per le ragazze si fa più accorta, meno evidente, portandola così ad aprire gli occhi e vedere finalmente la realtà dei fatti. I modi di una leader, di una principessa, sono difficili da carpire, conquistare e fare propri, ed è ciò che preoccupa maggiormente America. Le altre ragazze hanno qualità così spiccate da mettere in risalto la loro adeguatezza a corte, eppure lei le possiede tutte, lo vedevo bene, nascoste sotto la sua irruenza, le sue insicurezze e la sua indecisione. C'è da chiedersi perché si trova lì, e suppongo che la sicurezza necessaria per rispondere a questa domanda, America la troverà solo alla fine. Infondo, ciò che critico in questo libro non è tanto -non è soloil triangolo amoroso o l'improvviso e irritante cambio di personalità che America mostra lasciandosi prendere dallo sconforto, dalla rabbia e dall'impulso -insomma, chi mai asseconderebbe il proprio istinto in maniera così diretta e scapestrata a corte? Appoggio assolutamente il fatto che, a differenza delle altre, le sue idee siano rivoluzionarie e con un forte senso di giustizia, e che spesso sia pronta a difenderle a costa della faccia, ma avendo a che fare con i monarca e un'intera nazione dall'altro lato dello schermo, cautela e furbizia sono le parole magiche. Ho mal sopportato queste cose, e tuttavia non me la sento di criticarla interamente per questo, perché la mia empatia mi impedisce di farlo. No, quello che più mi infastidisce di lei è la sua incoerenza, il fatto che critichi tante cose, a Maxon, o Aspen o alle ragazze, senza tenere conto del fatto di star facendo gli stessi identici errori -e questo li rende sicuramente più gravi e insopportabili! Aspettavo speravo che da un momento all'altro si sarebbe degnata di informare Maxon della presenza di Aspen a Palazzo, eppure lei niente!, continuava come se la cosa non la riguardasse minimamente. Dalla suddetta guardia non mi aspettavo nulla di che, poiché per motivi irrazionali o meno l'ho odiato fin da quando ha lasciato America, nella casetta sull'albero. Capisco che la sua presenza sia indispensabile ai fini di alimentare il triangolo amoroso, ma ammetto che se dovesse morire in un attacco da parte dei ribelli -cosa che, spero, accada- non me ne importerebbe di meno. E poi c'è Maxon. La sua apparente innocenza viene finalmente affiancata da una presa di posizione che lo rende non solo più regale, ma anche più consono al ruolo di leader -più affascinante. In poche parole, era ora che tirasse fuori ciò di cui è capace, mettendo in difficoltà tanto il re quanto America! Lei continua a prenderlo in giro in modi che lui neppure sogna -oppure no, magari scopriremo che sa di Aspen da sempre, come una parte di me crede-, e lui le rende pan per focaccia mettendola davanti ad una scelta, preservando il suo cuore con struggente timore di un possibile rifiuto da parte di lei, mostrando sempre il suo animo equo, giusto e franco, che però sfiora la dolcezza e la passione quando si tratta di America. Amo il modo in cui le parla, e fino alla fine lei non ha fatto altro che convincermi di quanto in realtà non lo meritasse -e tuttavia via spero che The One canterà la storia di una America principessa al suo fianco, fiera e giudiziosa come lo era prima.
Ovviamente, il mio timore più grande era quello di vedere fallire la Cass proprio sulle questioni di cuore. A parte varie scene emozionanti e soddisfacenti, io davvero non ce l'ho fatta: ho mal sopportato America in generale, specie quando i suoi pensieri correvano da Maxon ad Aspen, con quel suo rimbalzare fra la convinzione di poter accettare la prospettiva di divenire principessa pur di non abbandonare Maxon, e l'incapacità di lasciare andare un ragazzo che, come Aspen, la capisce così bene. Non avevo parole, solo una gran voglia di sbatterle la testa contro il muro perché, si, normalmente avrei scelto un tipo tenebroso e pieno di sé come Aspen, ma Maxon!, con quei suoi modi dolci, raffinati, affascinanti, mi ha conquistata! E faccio sicuramente il tifo per lui.
Tutto ciò ha inevitabilmente influito sulla considerazione che ho di lei -e, di conseguenze, dell'intero romanzo. Diventa cinica, paranoica, con una tendenza al vittimismo che svilisce il suo carattere tenace e la trasforma in quella che tutti si aspettano che sia: una vera Cinque, una perdente, troppo poco raffinata per diventare principessa. Il suo umorismo e il suo bell'aspetto non bastano più ad accattivarle il favore del popolo, che vota personalità più decise e di spicco come Kriss e Celeste. Anche se mal sopporto queste due, in The Elite si sono dimostrate decisamente più forti e capaci di quanto lei non sia. Ma la mia predilezione per i casi disperati mi ha impedito di odiarla del tutto, e mettendomi nei suoi panni ho riconosciuto sentimenti, paure, incertezze che sicuramente avrebbero colpito e abbattuto anche me.
Quello che invece ho apprezzato è che, stavolta, la sfumatura distopica si accompagna in maniera più equilibrata al lato romance, che in The Selection aveva preso il sopravvento. Scopriamo qualche caratteristica in più legata alla storia di Illéa, al fondatore della monarchia, ai ribelli, che invadono sistematicamente il castello, ora è palese, alla ricerca di qualcosa. Qualcosa di cui ho compreso la natura molto prima di America, in via piuttosto ipotetica, e di cui attendo conferme decisive nell'ultimo. Gli intrighi e i segreti sono nascosti dove meno ci si aspetta di trovarli, e il seme della consapevolezza e dalla rabbia è qualcosa che ho assolutamente condiviso con America.

Il romanzo ha quel tipo di semplicità e linearità che ti induce a continuare a leggere. Nonostante abbia desiderato di sgozzare America per la maggior parte del tempo, la voglia di leggere il sequel ce l'ho eccome, anche solo per arrivare ad ucciderla sul serio! E non solo per vedere come finisce, ma anche per capire se la scintilla di determinazione che ho intravisto nel finale farà tornare America la protagonista che mi era tanto piaciuta all'inizio. Di positivo, qui, c'è qualche finalmente di cui posso gioire e che mi porta ad avere un po' di speranza per dei miglioramenti. Ammesso che, a forza di terribili colpi di scena ipotetici ci sia permesso sperare...

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