Dieci anni fa la bellissima, multimilionaria Blythe Randall ha spezzato il cuore di James Pryce. Eppure, sembra che ora abbia disperatamente bisogno del suo aiuto. Pryce, un hacker in grado di rintracciare chiunque abbia fatto perdere le tracce di sé seguendo invisibili piste telematiche, si trova così coinvolto nell’incarico più difficile che gli sia mai stato assegnato: ritrovare Billy Randall, il fratello di Blythe, misteriosamente scomparso dopo aver inviato un video nel quale metteva in scena il proprio suicidio. Il solo indizio sulla sua posizione attuale è un luogo che non esiste: un nuovo, terrificante videogame che ha appena lanciato in rete, perché Billy Randall è sì un artista, un geniale inventore di mondi e virtuali, ma è anche un pazzo, un seguace di de Sade, forse un assassino. Una delle sue più strette collaboratrici è stata uccisa in modo atroce, il cranio perforato da un dispositivo medioevale; e potrebbe non essere la sua sola vittima, perché Randall potrebbe aver predisposto una fine altrettanto agghiacciante per ciascun giocatore che si è impigliato nella Rete...
Recensione
Ho comprato questo libro un bel po' di tempo fa, in e-book, attirata dalla trama e dal genere, il cyber-thriller che è un tipo di letteratura che conosco poco ma mi affascina. Poi, come spesso mi capita, ho dato la precendenza ad altri libri e mi sono completamente dimenticata di avere anche questo nel Kobo... fino a qualche giorno fa, quando sfogliando la libreria dell'e-reader non l'ho rivisto e allora ho deciso di leggerlo. Beh, non è stata una gran lettura, ne sono rimasta abbastanza delusa, anche se forse sarebbe più giusto dire che mi ha lasciata indifferente. Un libro senza infamia nè lode che racconta una storia sì interessante ma che non è riuscito a catturarmi più di tanto. Il protagonista è James Pryce, un abilissimo hacker in grado di violare qualunque sistema, che viene ingaggiato dai gemelli Randall, Blake e Blythe, ricchi rampolli dell'alta società e suoi ex compagni di università, per rintracciare un terzo fratello, Billy, la pecora nera della famiglia. Billy è un artista, uno di quelli che hanno fatto della provocazione la loro arte e la sua ultima, shockante impresa è quella di aver inscenato in modo piuttosto spettacolare il suo finto suicidio per poi scomparire nel nulla. Scomparire solo fisicamente però, perchè nel momento della sua "morte" un Billy virtuale ha iniziato a vivere sotto forma di avatar in un popolare gioco online, chiamato "nod". James si infiltra in un gruppo di artisti del quale aveva fatto parte anche Billy, ufficialmente come video-artista impegnato in un documentario su Billy, in realtà per indagare su di lui e scoprire quali segreti nasconde... Questa, in estrema sintesi, è la trama di The Game; in realtà è un po' più complessa, perchè James non solo indaga su Billy ma diventa parte di un avveneristico progetto, su cui tanti sembrano voler mettere le mani, quello dei cosiddetti "ballerini", due robot pensati per il cyber-sex. In sostanza il tema di fondo di questo romanzo non è altro che una riflessione sui mondi virtuali e su chi li popola, gente che si scollega dalla realtà fisica e usa quella virtuale per dare sfogo a tutte le loro frustrazioni, perversioni o pulsioni segrete, o semplicemente per instaurare quei rapporti interpersonali ed emotivi che non riesce a instaurare nella realtà fisica. Non nego che sia un argomento interessante, ma semplicemente non mi è piaciuto il modo in cui è stato svolto; non è un romanzo coinvolgente, non ha quella suspense che un thriller dovrebbe avere, certo ci sono dei colpi di scena e delle svolte inaspettate, ma non mi ha presa, non mi ha lasciato niente, tanto che una volta arrivata alla fine stentavo a ricordarmi quello che avevo appena letto. Metteteci anche il fatto che l'autore sembra più impegnato a sciorinare termini tecnici e a descrivere procedimenti relativi all'informatica dei quali, la maggior parte dei comuni mortali, me compresa, ignora completamente il significato e, per quanto mi riguarda, non avevo nemmeno voglia di cercarlo che a sviluppare la trama che a volte risulta confusa e non ben amalgamata. Michael Olson è un ingegnere informatico e non metto in dubbio la sua conoscenza della materia ma questo continuo inserimento di terminologia specifica mi è sembrato più che altro uno sfoggio compiaciuto della propria esperienza che si poteva tranquillamente evitare o almeno ridimensionare. Altra nota dolente sono i personaggi che sono abbastanza insignificanti, non approfonditi psicologicamente e non ispirano particolare empatia nel lettore; prendiamo il protagonista, James: non è certo uno di quei personaggi che colpiscono, è abbastanza banale nella sua caratterizzazione, quasi stereotipato, e dal mio punto di vista, nient'affatto simpatico. Insomma, la lettura di The Game, come avrete capito, non è stata certo esaltante e mi è dispiaciuto molto perchè avevo alte aspettative su questo libro; l'unica parte che mi ha colpita di più è stato il finale che non mi sarei mai aspettata così, anzi, diciamo che in questo caso l'autore ha avuto un colpo di genio e ha saputo ribaltare tutta la situazione con una rivelazione veramente inaspettata. The Game è un libro tutto sommato discreto, passabile ma niente di particolarmente avvincente, anche se avrebbe potuto esserlo, peccato che l'autore abbia sviluppato le sue idee in un modo, a mio parere, poco convincente. Leggetelo solo se siete particolarmente appassionati di informatica, mondi virtuali e tutto ciò che vi gravita attorno... o se non avete niente di meglio sotto mano. :D
Il mio voto: