Cari lettori, il primo libro pubblicato in Italia di Joe Abercormbie raggiunge il nostro paese grazie alla casa editrice Gargoyle e si ritaglia il suo luminoso spazio sotto i riflettori come esempio della svolta realistica che sta caratterizzando il genere Fantasy. Abercrombie ha imparato molto dai suoi predecessori e, facendo tesoro dei loro esempi, ci dona un'opera imponente dai toni crudi e avventurosi, da vivere in ogni sua sfumatura.
RECENSIONE Una battaglia. Nessun eroe. Imponente. È questo l’unico termine che riesce, molto lontanamente, a dare un’idea del lavoro che Joe Abercrombie ha dedicato a The heroes. Come già capitato con altri titoli, quale Sopravvissuti di Morgan (recensione qui), non ci troviamo di fronte ad un aulico fantasy stile tolkeniano, ma ci addentriamo in un libro moderno, caratterizzato da un taglio quasi cinematografico – in parte si riesce a percepire l’esperienza da produttore di Abercrombie –, che fa soffrire, arrabbiare e sperare e che rende impossibile parteggiare per una qualsiasi delle fazioni. Abercrombie non propone un intero mondo come ambientazione del suo libro, ma una singola, lunga, sanguinosa battaglia, come sottolineato anche da George R. R. Martin: “The Heroes di Joe Abercrombie è un tour de force pieno d’azione, un intero libro costruito intorno ad una battaglia”. Una grande azione bellica, quindi, che nel giro di soli tre giorni deciderà il destino del Nord. Due grandi schieramenti che si confrontano, senza esclusione di colpi: il Nord, che combatte per la propria liberà, e il Sud – che rappresenta qui la parte più “moderna” del mondo –, che vuole estendere il proprio dominio. Niente di nuovo o appartenente al mondo fantastico, quindi: popoli umani, formati da semplici persone, che si battono per il proprio diritto di esistere e continuare a vivere secondo le proprie regole. Un nemico che non è una creatura malvagia, schiava della propria perfidia, ma solo un altro esercito, costituito da persone che, spesso, non hanno nemmeno ben chiaro a cosa andranno incontro o che, al contrario, lo sanno anche troppo bene e non ricordano più cosa li spinga ad andare avanti. Reclute giovani ed inesperte con un’idea romantica della guerra – cresciuta alla penombra di un fuoco, ascoltando canzoni narranti le epiche gesta di eroi morti da secoli – e veterani incalliti con troppi inverni sulle spalle: lo spaccato di una battaglia di epoca medievale, che tra fanteria e cavalli, incursioni notturne e avanzate alle prime luci dell’alba, potrebbe essere un esempio di una delle molte battaglie che il genere umano ha combattuto secoli addietro. Un libro forse non adatto agli spiriti più miti, ma non temete: “The heroes” non è solo violenza e spargimento di sangue – che comunque ne costituiscono una componente cardine –, ma anche intrighi politici – e qui possiamo ammirare uno dei più eleganti colpi da maestro di Abercrombie, che ci insegna quanto anche il gusto della vittoria possa essere amaro ed artefatto – e sentimenti, non intesi come semplici storie d’amore, ma come quella complessa rete di relazioni interpersonali, più o meno piacevoli o positive, che ognuno di noi intesse durante la propria esistenza. Un gioco di tempismo, compromessi e potere che rende tre giorni più lunghi di tre anni.
I personaggi creati da Abercrombie sono più che reali: è facile figurarseli con i volti delle persone che incontriamo tutti i giorni per strada, nonostante una certa “licenza poetica” relativa ai nomi che fa un po’ sorridere, ma che ancora ci avvicina a situazioni di routinaria ordinarietà (è capitato a molti di noi di affibbiare o venire a conoscenza di soprannomi più o meno buffi di amici e conoscenti). E proprio come le persone che conosciamo, i protagonisti di “The Heores” non sono eroi da manuale – il classico concentrato di virtù che, nonostante le ardue prove, va incontro ad un lungo percorso di crescita personale, mantenendo quasi del tutto inalterata la propria aura positiva –, ma quasi degli “anti-eroi”, per così dire: Curden lo Strozzato, il Principe Calder, Bremer dan Gorst e tutti gli altri sono personaggi complessi e ricchi di sfumature, luce ed ombra che si mescolano, creando per ognuno un equilibro personale. Gesta eroiche nascondono i più vili e meschini pensieri, comportamenti all’apparenza infami salvano la vita delle persone. “L’abito non fa il monaco” dice un detto popolare. E nel romanzo di Abercrombie questo vale più che in molti altri casi. Come già accennato prima, è d’obbligo spendere alcune parole per le ambientazioni e il taglio “cinematografico” riservato all’intero libro, che dona alle vicende un vivido realismo. Una gestione delle tempistiche che renderebbe facile la trasposizione – sia sul grande che sul piccolo schermo – di quest’opera. Con uno stile già rodato da Martin, non vi sono sconti o preferenze e la morte è una solida presenza, che può colpire in ogni momento. Non si sopravvive perché si è i protagonisti, ma, spesso, perché si ha la fortuna di trovarsi nel posto giusto al momento giusto.
Il libro è diviso in tre parti, una per ognuno dei giorni di battaglia, ed è davvero riuscita e piacevole l’idea di riproporre, all’inizio di ogni sezione, la cartina della Vallata di Osrung, con una schematica rappresentazione della posizione dei diversi schieramenti: per un libro di così ampie vedute, che incrocia il punto di vista di molti personaggi appartenenti ai due diversi schieramenti, è una trovata che permette di non smarrirsi e di visualizzare chiaramente l’evoluzione della battaglia. Quando la pace non è più una calda certezza che ci coccola nella sua dolce tranquillità e quando forza bruta e violenza esigono il proprio tributo di sangue, come si può essere certi di fare la cosa giusta? Quando ciò che ci circonda è sanguinaria follia, cos’è veramente la cosa giusta? È una riflessione che accompagnerà tutto il libro e a cui ognuno di noi verrà lasciato libero di trovare la propria risposta.
“The Heroes” è la nuova opera da scoprire di un autore che non è nuovo al successo: dopo la laurea in psicologia ed un esordio da libero professionista come produttore televisivo, Abercrombie ha iniziato la carriera da scrittore con la nota trilogia fantasy – inedita in Italia – “The first law” (“The blade itself”, “Before they are hanged” e “Last arguments of kings”). Non rimane che sperare che il successo di questo libro possa portare nel nostro paese anche le altre opere di questo promettente astro del fantasy.
Joe Abercrombie (1974) dopo aver lavorato come montatore freelance e produttore televisivo, comincia la stesura del romanzo "The Blade Itself", primo della popolarissima trilogia fantasy epica "The First Law(pubblicata fra il 2006 e il 2008), insieme a "Before They Are Hanged" e "Last Argument of Kings". "The Blade Itself" gli è valsa la candidatura al prestigioso John Campbell Award per il miglior nuovo scrittore fantasy. Joe Abercrombie è fra gli autori della serie della BBC The Worlds of Fantasy, insieme a Michael Moorcock, Terry Pratchett e China Miéville. Nel 2009 ha pubblicato il thriller "Best Served Cold". Abercrombie vive a Bath con la moglie e due figli.