Recensione | The Walking Dead 5×05 “Self-Help”

Creato il 12 novembre 2014 da Parolepelate

L’immagine lì sopra rappresenta l’unica reazione umanamente possibile a questo episodio. E sì, scrivo “umanamente” pur essendo perfettamente consapevole che raffigurate sono una stella marina e una spugna di mare.

Mio fratello, che ha visto l’episodio prima di me, mi aveva avvertita di non stare troppo vicina alla scrivania, così da lasciare spazio alla mascella in caduta libera. È stato un consiglio prezioso, perché ho davvero visto gli ultimi cinque minuti dell’episodio a bocca così aperta che sembravo il traforo del Frejus. In mente, poi, avevo in loop una sola frase:

Eugene, MA CHE CAZZO.

Sul serio, Eugene.

Eugene.

Dude.

Che cazzo?

Non sono uno scienziato.

La portata semantica, spirituale, ecumenica e grammaticale di quella frase è devastante. Confidavano tutti in lui per salvare il mondo e lui invece ti viene a dire che no, non. è. uno. scienziato.

Non è uno scienziato, capite? È solo uno che sa un po’ di cose.

Oggi vado in ufficio ed urlo "non sono un geometra!!" alla Eugene! #FoxTheWalkingDead

— Michael Martinelli (@Mikartinelli) November 11, 2014

La notte in cui l’episodio veniva trasmesso, mentre perdevo tempo e sonno su Twitter, avevo per sbaglio letto dei commenti che citavano Eugene, che aveva fatto qualcosa che non sarebbe piaciuto. Fortunatamente per me non si trattava di commenti specifici, quindi per quanto ormai sapessi che la chiave di volta di questo 5×05 sarebbe stato proprio Eugene, non mi sono ritenuta spoilerata. Così, quando Eugene confessa a Tara di aver sabotato l’autobus per rallentare il cammino verso Washington, ho pensato “ok, è questo quello che ha fatto”. Rallentare il salvataggio del mondo mi sembrava una questione abbastanza grossa, quindi mi ero più o meno convinta che fosse finita lì.

Come quando pensai che fosse una buona idea saltare con la bici tre gradini evidentemente troppo alti.

Come quando pensai che mettere il cellulare nella tasca e poi chinarmi per chiudere la tavoletta del water non avrebbe costituito chissà quale problema.

Come quando pensai che shippare FitzSimmons in Marvel’s Agents of S.H.I.E.L.D. non mi avrebbe fatto soffrire come a una persona a cui vengono strappate le viscere.

Mi sbagliavo.

Rallentare il “salvataggio” non è niente rispetto all’aver mentito e millantato qualifiche. Così facendo, poi, Eugene non solo ha messo a rischio la vita del suo gruppo, ma ha anche sulla coscienza le tantissime persone morte (e loro sì, sono morte sul serio) affinché lui potesse raggiungere Washington e – wait for it – salvare il mondo.

Proprio la questione delle “tantissime persone” mi sconvolge. Come è stato possibile che tutti si siano lasciati abbindolare da un apparente fessacchiotto come Eugene? Ora, tra gli abbindolati ci sono anche io e tutti gli spettatori che non conoscono il fumetto, ma noi in un certo modo siamo giustificati: fin dal primo momento in cui Eugene ci è stato mostrato, tutti l’hanno presentato come l’unico in grado di sviluppare una cura. Tutti i discorsi erano incentrati sulla missione, su quanto fosse vitale che lui arrivasse a Washington. È ovvio che tu, spettatore, senza alcun background in merito a quei nuovi personaggi, sei portato a crederci. Perché dubitare? Se si tratta di un virus, ci sarà pure qualcuno in grado di curarlo. Quindi, perché dubitare? Io sì, ogni tanto mi sono chiesta se fosse davvero chi diceva di essere, ma poi avevo deciso di dargli fiducia. Al massimo, pensavo che la cura non avrebbe funzionato perché non era rimasto – a Washington – nessuno in grado di svilupparla. Non mi aspettavo certo che Eugene fosse, in realtà, Vanna Marchi col mullet.

Abraham, d’altro lato, mi ha lasciato perplessa. Salvi dalle grinfie di una manciata di zombie un tizio a caso e appena lui ti dice “ho una missione importantissima” (e noi adesso sappiamo che era solo un modo per farsi proteggere) tu dai per scontato che sia effettivamente così? Ok, è vero che Abraham ha incontrato Eugene un secondo esatto prima di premere il grilletto e farsi saltare il cervello (sua moglie e i suoi figli erano appena morti e – da quanto ho letto – erano anche stati stuprati da i tizi che lui poi ha massacrato) e forse aveva solo bisogno di uno scopo, di credere in qualcosa, di fare qualcosa, ma tutti gli altri? Ci hanno creduto solo perché Abraham ci credeva? Insomma, c’è un problema di referenze. Promemoria: in caso di apocalisse, controllare i curriculum vitae di chiunque voglia unirsi al tuo gruppo.

(no, non è un errore “curriculum”, è intenzionale: l’italiano non ammette i plurali delle lingue straniere e il latino, per quanto morta, è una lingua straniera. Potreste allora obiettare che magari “curricula” è stata introdotta nella lingua italiana proprio così, al plurale, e quindi in quel caso sarebbe accettabile, ma a me piace fare l’alternativa)

Allora, forse, si tratta semplicemente dell’entrata in gioco di due fattori:

1) Abraham è una persona autorevole, e quindi si è per forza di cose portati a seguirlo. Qui si potrebbe citare “l’esperimento Milgram” in cui alcuni soggetti somministravano scosse elettriche ad altri soggetti, semplicemente perché la figura “autorevole” del ricercatore che conduceva l’esperimento diceva loro di farlo, anche se questo metteva a rischio la vita delle “cavie”. Per approfondire, qui il link alla pagina di Wikipedia.

2) tutta questa gente ormai ha come unico scopo quello di sopravvivere e basta. Se c’è una possibilità di fare qualcosa di buono, allora tanto vale tentare. Cos’hanno da perdere, in fin dei conti? Tanto morirebbero comunque.

Se però, comunque, tutti si sono fidati perché Eugene in effetti sembrava davvero competente, allora tanto di cappello a lui. Lo possiamo considerare la prova vivente del fatto che con la supercazzola puoi fare tantissima strada. Almeno fino al momento in cui decidi di mettere dei pezzi di vetro nel tubo del carburante e distruggere il tuo mezzo di trasporto.

Ed ecco, allora, che si spiega come mai, negli episodi precedenti, Eugene aveva iniziato a mostrarsi titubante, con Abraham che insisteva affinché riprendessero subito la marcia per Washington. Io, sarò sincera, non ci avevo fatto nemmeno tanto caso, e adesso mi sento truffata due volte.

Abraham, che in questa missione ci credeva sul serio (forse pure troppo), e infatti in quest’episodio era super super sclerato al riguardo, ha già gonfiato Eugene come una zampogna. Ora mi chiedo quale possa essere la reazione di Rick (un altro che non ci va leggero, quanto a scleri) appena lo verrà a sapere. Perché a me, comunque la si giri, Eugene sta simpatico. Sono, in effetti, piuttosto curiosa di sapere in che modo proseguirà la sua storia.

Vi lascio col promo del prossimi episodio, Consumed:


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