Mi son divertito parecchio. Questo Thor parte seconda è un puro prodotto della sinergia Marvel-Disney, di qualità spettacolare garantita, di impeccabile e implacabile confezione, un film che sa come intrattenerti. Mica così facile e scontato, non basta avere un buono/ottimo budget a disposizione e effetti garantiti dalle più avanzata Cgi, bisogna saperci fare, bisogna spenderle al meglio le risorse, e i soldi. Basta fare il confronto con il recente Ender’s Game per capire che qui siamo, fuor di ogni facile battuta, su un altro pianeta. Thor: The Dark World sta andando molto meglio a incassi del primo, anche negli Stati Uniti, dove il primigenio Thor aveva stentato parecchio, soprattutto a paragone di altri superoistici (e sarebbe da capire il perché; forse la intimamente liberale e democratica America è poco incline alle ferrigne mitologie nordiche, che si trascinano sempre dietro una certa qual puzza nazi). È successo però che in mezzo c’è stato The Avengers, l’incasso più alto degli ultimi anni, così impresso e inciso nella mente dello spettatore globale da miracolare tutto ciò che lo cita, lo richiama, vi si connette e congiunge. The Iron Man, dopo essere comparso (da protagonista) nelle reunion dei supersignori Marvel, poi al suo terzo capitolo ha sfracellato ogni box office di ogni parte del mondo migliorando di molto le proprie precedenti performance in dollari. Dello stesso effetto ‘Avengers: c’ero anch’io’ sta adesso beneficiando l’eroe del martello, il principe dei fulmini, il biondocrinito figlio di Odino. Cui Chris Hemsworth – quanto sia bravo l’abbiamo visto in Rush – conferisce sottigliezza e una forza mai arrogante, mai prepotente. Si può avere il muscolo e anche saper recitare, mica le due cose si escludono. Ma è tutto il film grazie al cielo ad alleggerire le atmosfere di piombo delle mitologie nordiche e precristiane da cui i suoi eroi derivano, immettendo un senso del fantastico abbastanza lieve ed aereo, e un’ironia assai poco teutonica. Niente wagnerismo – inteso nel suo senso più tonante, peso e indigesto – da servire al nuovo spettatore unico globale, piuttosto un fantasy che inevitabilmente è un po’ figlio o discendente di Tolkien e della seminale cineversione del suo Signore degli anelli. Il meglio di questo Thor 2 sta nel cortocircuitare e far collidere il mondo nostro, qui e ora, la terra, con il pianeta di Asgard, patria del protagonista, con gran divertimento quando qualcuno passa dall’uno all’altro con gli inevitabili buffi smarrimenti e straniamenti. Lassù, insomma nella parte dell’universo in cui sta, il pianeta Asgard è minacciato dal solito cattivo, che stavolta si chiama Malekith. La situazione è così grave che Thor, una pasta di ragazzo e figliolo devotissimo di papà Odino (un orbato Anthony Hopkins), si allea perfino con Loki, il fratellastro che ha intrigato e cospirato, e dunque messo in galera a vita. Ma visto che c’è bisogno dei suoi poteri, Thor non esita a liberarlo – contro i voleri e il parere del genitore Odino – per averlo al suo fianco nella battaglia decisiva che si annuncia. Ha fatto la scelta giusta? O il perfido e fosco Loki ne approfitterà per realizzare le sue smodate voglie di potere? Il figlio buono contro il padre e alleato del figlio cattivo, in un ginepraio di edipi e casini familiari che ricorda un filo Il trono di spade, anche se non ne raggiunge la complessità e gli abissi simil-shakespeariani. Niente male, comunque. Niente male neanche il côté terrestre della vicenda, con l’astrofisica Jane Foster (Natalie Portman, scusate) e il suo entourage di amici, tutor, mentori, colleghi, in viaggio su e giù tra il nostro pianeta e Asgard per dare una mano a Thor (viaggio che si è reso possibile per via di un frattura nello spazio-tempo creatasi all’allineamento di non ricordo quanti pianeti). Tra Jane e Thor l’attrazione è evidente e palpabile, ma chissà l’amore, e chissà quando la integerrima e doveristica astrofisica si concederà al biondo capelluto. Anche perché lei qualche conto da fargli pagare ce l’ha, tant’è che quando se lo ritrova davanti per prima cosa gli dà una sberla: “Mi hai detto che saresti tornato e invece sei sparito. Che poi ti ho visto in televisione a New York!”. E l’allusione, alla quale tutti i nerd in sala provano un fremito quasi orgasmico, è alla battaglie finale tra i grattacieli di Manhattan di The Avengers. Così nel supereroistico marvelloso entra un po’ di rom-com con litigio che non guasta per niente, anzi. Alla fine si esce soddisfatti, almeno per me è stato così. Non alzatevi troppo presto dalla poltrona. Sui titoli di coda compare una scena aggiuntiva, una specie di ghost track filmica, che apre a una possibile prossima puntata. A vincere davvero in questo secondo Thor è Tom Hiddleston, meravigliosamente ambiguo e dandistico quale luciferino Loki. Uno dei miei attori preferiti del momento. Quale vampiro rock-decadente in Only Lovers Left Alive di Jim Jarmusch (visto in concorso a Cannes) è semplicemente sublime, e spero che il film arrivi presto in Italia.
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