Recensione: Trevor di James Lecesne

Creato il 20 ottobre 2014 da Erika @erika_zini

Vi ho già parlato dell’uscita di “Trevor. Non sei sbagliato sei come sei” dello scrittore americano James Lecesne e pubblicato per l’Italia da Rizzoli (trovate qui l’articolo), un libro che mi ha incuriosito non solo per la trama ma perché parte integrante di un progetto più ampio che va sotto l’inequivocabile nome Trevor Project, nato per scongiurare i suicidi tra gli adolescenti americani dalla sessualità ancora incerta, come specifica l’autore stesso: “secondo le statistiche, un ragazzo o una ragazza che si sentiva gay o lesbica aveva il triplo e il quadruplo di possibilità di tentare il suicidio rispetto ad un coetaneo eterosessuale, e il trentatre per cento dei suicidi tra adolescenti riguardava ragazzi e ragazze omosessuali” (pag.94). Realtà tristemente nota anche in Italia, problema complesso e principalmente culturale che anche grazie a questo libro speriamo riesca piano piano a risolversi. Ecco le mie osservazioni a libro terminato.

Trevor, 13 anni, è un inguaribile ottimista, uno spirito effervescente ed entusiasta, un artista in erba che con la sua vita sogna di cambiare il mondo, proprio come hanno fatto i suoi cantanti preferiti. A scuola, però, le sue passioni iniziano ad attirargli battutine e insulti, che nella sua limpida ingenuità Trevor non capisce, e così facendo contribuisce a rinfocolare. Abbandonato dagli amici, frainteso dal mondo degli adulti, genitori compresi, Trevor si ritrova presto affibbiata l’etichetta di gay. Una storia che si ripete spesso in molte scuole del nostro Paese. Per fortuna, però, nel caso di Trevor questo è solo l’inizio.

Trevor è un ragazzino di tredici anni che si appresta ad iniziare la prima superiore. Per lui tutto è meraviglia e scoperta. Ama cantare e recitare: cosa c’è di meglio che fare un’audizione per il musical scolastico? L’arte lo colpisce e lo attrae (l’insegnante gli mostra un quadro di Picasso e gli spiega che alcuni artisti hanno cambiato il mondo grazie alle loro opere), ama la musica e, in particolare, Lady Gaga perché è «(a) la mia cantante preferita in assoluto, (b) un’icona e (c) un’eccentrica che sa mandare a gambe all’aria ciò che la gente si aspetta quando pensa a “normalità”».

Tutti elementi che a Zac, storico amico di Trevor, lanciano chiari segnali del suo “essere gay”, tanto che all’inizio cerca di fargli capire che deve cambiare direzione, fino ad arrivare quasi a non frequentarlo più onde evitare che questa etichetta si appiccichi anche addosso a lui. Trevor non capisce cosa ci sia di tanto sbagliato nelle sue passioni, nel voler riprodurre le opere d’arte che studia a scuola, nel recitare e cantare, nel comprare un costume per Halloween da Lady Gaga.

Quello che inizia come una semplice osservazione di un amico va via via espandendosi richiudendo Trevor in un mondo difficile da affrontare, come quando i genitori – assenti e distratti anche se presenti – credendo anche loro che qualcosa non va nel proprio figlio gli organizzano un incontro con un parroco, che dire traumatico sarebbe un eufemismo o quando decidono di festeggiare perché Trevor dice di aver baciato una ragazzina (la madre addirittura chiama il padre al lavoro per dirglielo).

Ora, pensando a questo libro mi rendo conto che tratta un tema davvero molto complesso e va a toccare corde profonde nell’animo di ognuno, soprattutto se  si considera l’età di riferimento (Trevor ha 13 anni e frequenta la prima superiore), un periodo della vita a cavallo tra l’essere bambini e l’essere adulti, quando ancora si vede il mondo non necessariamente diviso dal punto di vista della sessualità. Trevor, infatti, non riesce a capire (e anche il lettore, in effetti) perché alcune cose sarebbero sbagliate e soprattutto perché questa parola – gay – provochi così tanti problemi alle persone, perché qualcosa etichettato così voglia necessariamente significare qualcosa di sbagliato, di cattivo.

Se dovessi trovare un difetto a questo libro direi che è troppo breve (poco più di 100 pagine) ma il difetto vero che vorrei trovargli è che fosse inutile. Vorrei vivere in un mondo dove le persone non sono giudicate da stupidi stereotipi e, ancor meno, che sia necessario dividere le persone in categorie nette e stabilire poi quali di queste categorie “meritino” e quali no.

Trevor, nel libro, non esprime preferenze di alcun tipo. E così dev’essere. Perché ti rendi conto leggendo che non è assolutamente un dato importante, non è quello che ti affascina di Trevor. Lui, contrariamente a tutti gli altri spaventati da una parola, è vivo dentro, pieno di passioni, voglia di giocare, di sperimentare, di fare esperienze. Il ragazzo vede la bellezza in quello che gli sta attorno, non giudica nessuno e riesce ad amare due genitori assenti – anche se a pochi centimetri da lui; un amico spaventato – che lo crede “possibile” gay e se ne allontana e un compagno di classe che lo abbandona a sé stesso – perché istigato dai genitori.

E quello che ne esce, a fine lettura, è che Trevor – qualsiasi scelta di vita farà – sarà una persona libera, indipendente, appassionata, piena di voglia di vivere. Le altre attorno a lui, invece, saranno per sempre schiave di pregiudizi e di situazioni che nemmeno capiscono fino in fondo. Ma anche Trevor ha avuto bisogno di qualcuno che gli dicesse, molto semplicemente, che non era sbagliato, semplicemente ognuno di noi è com’è e basta e il primo passo è proprio iniziare a credere in se stessi anche se in età particolari come queste, certezze non ce ne sono. Ed è per questo che il Trevor Project è nato, proprio per fornire un aiuto a coloro che vivono un adolescenza problematica subendo situazioni che possono portare a gesti estremi.

La situazione in Italia è leggermente diversa rispetto a quella americana, patria del Trevor Project, però anche da noi è possibile ricevere un aiuto, parlare con qualcuno se necessario e nel libro ci sono tutte le indicazioni relative a chi rivolgersi in caso di bisogno. Ecco alcuni recapiti riportati nel libro e che mi sento di segnalare anche qui, nel caso qualcuno capitasse su questo sito e sentisse di averne bisogno:

- Bologna: http://www.telefonoamicogay.it 051/55.56.61
Milano: http://www.arcigaymilano.org 02/541.22.227
Roma: http://www.gayhelpline.it 800/713.713
Torino: http://www.contattoglbt.it 011/52.111.32

Per concludere, sinceramente mi trovo un po’ in imbarazzo nel constatare che ancor oggi, nel 2014, sia necessario scrivere libri per dire che siamo tutti uguali, o meglio, che ognuno è com’è ed è giusto così, che ancora ci siano persone che per il semplice fatto che ad un ragazzo piaccia Lady Gaga siano disposti a deriderlo o peggio. Ma lo scopo ultimo di questo libro non è di essere un mezzo per aprire la mente alle persone, quanto una sorta di salvagente per chi si trova in situazioni di questo tipo, in modo che sappia che non tutte le persone sono come quelle descritte nel libro, che tanti altri li possono amare per come sono e non gli importa la loro inclinazione sessuale e soprattutto che non sono soli in un mondo che li sembra stringere in una morsa più grande.

JAMES LECESNE è nato nel 1954. Attore e scrittore per il cinema, ha vinto l’Oscar come Migliore Cortometraggio proprio con la storia di Trevor, che ora ritorna anche in forma di romanzo. È il cofondatore del Trevor Project, un telefono amico che ogni anno aiuta centinaia e centinaia di ragazzi che si interrogano sulla loro identità sessuale a non lasciarsi abbattere dagli insulti e dai maltrattamenti tra le aule della scuola.

Titolo: Trevor
Titolo Originale: Trevor
Autore: James Lecesne
Traduttore: Giordano Aterini
Editore: Rizzoli
Pagine: 106
Prezzo: E. 11,00 (cartaceo) – E. 5,99 (ebook)
Data di uscita: 1° ottobre 2014


Archiviato in:Narrativa, Prossime Uscite Tagged: autore, carlo gabardini, james lecesne, ragazzi, rizzoli, trama, trevor, trevor project, uscita ottobre 2014

Potrebbero interessarti anche :

Possono interessarti anche questi articoli :