Recensione: Un bacio dagli abissi, di Anne Greenwood Brown

Creato il 23 settembre 2012 da Mik_94
Ciao a tutti! Come state? Spero che la vostra settimana sia trascorsa piacevolmente. Come accadrà spesso, ne approfitto della libertà della domenica mattina per parlarvi di un libro che ho terminato proprio questo fine settimana. Ringraziando le carissime Paola e Lucia dell'ufficio stampa per avermelo inviato, sempre gentili e disponibili, vi invio un abbraccio, augurandovi buona lettura e uno splendido pomeriggio!
Il Lago Superiore non restituisce i suoi morti. Titolo:Un bacio dagli abissiAutrice:Anne Greenwood BrownEditore: Mondadori “Chrysalide”Prezzo:€ 16,00 Numero di pagine: 295Data di pubblicazione: 18 Settembre 2012Sinossi: Dal giorno in cui Calder e Lily si incontrano sulle sponde del Lago Superiore, niente è più come prima. Abituato ad ammaliare le ragazze con il suo sorriso, Calder crede che conquistare Lily sarà un'impresa facile. Ma si sbaglia. Lily non è come le altre, adora nuotare e scrivere poesie, e fin dal primo istante capisce che le leggende del lago, che parlano di feroci sirene e crudeli tritoni affamati delle emozioni degli esseri umani, potrebbero avere un fondamento. Lo legge negli occhi di Calder, che dicono più di mille parole e celano un segreto inconfessabile: lui e le sue sorelle sono emersi dagli abissi per vendicare la morte della loro madre. Ma vicino a Lily, poco a poco, Calder rischia di dimenticare la sua missione...                        La recensione Mamma, posso fare una nuotata? Sì, figlia mia adorata. Ricorda i tuoi vestiti di piegare, ma all'acqua non ti avvicinare.” Anonimo.La splendida copertina, tragica e meravigliosamente evocativa, lasciava presagire struggimento a fiotti e cascate di cupa e torrenziale passione. La pioggia come lacrime, la perdita affiorata dalle acque turbinose e la redenzione spinta alla deriva dalla più potente vendetta davano al libro un truce fascino. Un'aura ingannevole, diversa da quella che sprizzano le pagine di Un bacio dagli abissi. Un'aura con la quale, francamente, non avrei voluto scontrarmi, in un momento in cui il mio unico desiderio era spegnere il cervello e lasciarmi cullare da una poltrona che diventava un'esotica amaca e da un letto di pagine trasformate in altalene spinte sul bagnasciuga. Il primo romanzo della trilogia di Anne Greenwood Brown è proprio questo: assoluto e disimpegnato relax. Una di quelle letture che si lasciano assaporare in una giornata, senza particolari vette o cadute di stile; che lasciano appagati anche se esattamente uguali a come si era prima di cominciarla; che ti accolgono con un sorriso dopo una giornata troppo piena, per poi lasciarsi riporre, sempre con lo stesso sorriso, su uno scaffale in cui i dorsi di Twilight e Shiver spiccano in bella vista. Pur muovendosi ancora nei territori inesplorati delle acque, le correnti marine e le mode fanno giungere l'autrice, senza forzature ed espedienti, agli inevitabili richiami ai romanzi più amati del genere. Le ambientazioni marine e l'originale punto di vista adoperato per l'intero volume donano loro, però, una freschezza tutta nuova e, sinuosa e agile, a colpi di amori ostacolati e pinne iridescenti, la storia di Calder e Lily, a bracciate vigorose, nuota lontana da essi, conquistando l'infinitezza del mare e un'identità ben definita. Straripante di romanticismo e azione, appassiona grazie a un intreccio ben articolato - vivace come corallo marino, misterioso come un cimitero di relitti sommersi – e a promesse allettanti che, dai colori mutevoli di un acquario, lasciano filtrare spiragli delle fiabe di Andersen e del tormentato romanticismo di Romeo e Giulietta. Una moderna tragedia era quello in cui speravo e temevo, ma, come avevo detto anche nel caso del piacevolissimo Il Diario di London Lane, lo spirito malizioso e dolce del romanzo stempera le potenziali tempeste di tristezza e pianti in corteggiamenti sullo sfondo crepuscolare e in romantiche ronde notturne. Lui in acqua, a nascondere coda e natura da predatore, lei ad attenderlo sul molo: un libro di poesie in grembo, il vestito un po' largo che fruscia nel vento, le gambe intrecciate e i piedi calzati in grossi anfibi, i capelli biondo fragola che svolazzano di vita propria e, a circondarla, una dolcissima aura, gonfia di vitalità e rossa d'amore. Un'aura di cui Calder vuole lasciarsi inebriare. Linfa da succhiare via. L'autrice gioca con le loro diverse nature, con la loro tendenza ad attrarsi e respingersi, con il peso ingombrante delle loro famiglie che potrebbe portarli mortalmente in profondità. Lui segue le stagioni e le correnti, come il Sam di Shiver, legato ad un branco che, tuttavia, ha le fattezze di tre splendide sorelle. Tre vendicative Furie e lui, imprevedibile e bellicoso Nettuno. Si muovono tra le acque e la terra ferma, letali e bellissimi. Rubano, seminano vittime che il lago non restituirà mai, mangiano asfalto e chilometri a bordo di un'Impala d'epoca. Ma se con i fratelli Winchester di Supernatural hanno in comune l'inconfondibile automobile, la loro indole maligna li accomuna alle donne della famiglia Marchard descritta nel Sirenedi Tricia Rayburn e alle creature che i più famosi fratelli del piccolo schermo si ostinano, da ben sette stagioni, a combattere. In maniera alquanto innovativa, a narrare le vicende non solo è un ragazzo, ma è l'antagonista. Il cattivo della storia. Quest'espediente avrebbe potuto rendere la narrazione più profonda e complessa, anche in mancanza del filtro tra narratore e protagonista. Il livello d'introspezione, tuttavia, è nella media. Il minimo indispensabile richiesto ai romanzi di tal genere. C'è poco spazio per il rimpianto, per il disgusto verso sé stesso, ma, per la gioia dei più romantici, già nei primi capitoli prende piede la pericolosa missione di Calder. Lily. In ballo, l'onore della sua famiglia. Il rischio? L'amore. Lo stile è limpido ed immediato, ma un maggiore lirismo avrebbero potuto giovare all'autrice e al suo pubblico. Un amore impossibile, la narrazione in prima persona e un cattivo dal cuore d'oro ci sono. Sarebbero bastate una frase vibrante, un velo più fitto di poesia e un amore che prometteva eternità a infiammare la piacevole illusione di avere tra le mani il Midnight Sun di Stephanie Meyer che non ha mai visto la pubblicazione. Un bacio dagli abissi, dunque, è un libro per il quale è inutile spendere molte parole. E' scorrevole, leggero ed intrigante, sentimentale e leggermente sinistro. L'unica cosa che mi sento di criticare sono le scelte relative ai capitoli. Ognuno dei 41 capitoli del romanzo ha un titolo che rivela velatamente il contenuto delle pagine. Adoro quando questo avviene. I titoli in questione, però, non so se siano l'esatta traduzione di quelli americani o una scelta dell'editor italiano, sono infantili, banali ed epigrafici. Quintessenza di giovinezza, purezza e sensibilità, cito nuovamente l'adorabile cantante al cui spirito malinconico e vitale avevo paragonato il sopracitato libro di Cat Patrick. L'ultimo volume della pregevole collana Chrysalide, è un Romeo e Giuletta “marino”, che ha più in comune con Love Storydi Taylor Swift, infatti, che con la celeberrima tragedia Shakespeariana. E' carino. Basta. Senza "se" e senza "ma". Un'ideale lettura da ombrellone, giunta un po' in ritardo - tra foglie brune che cadono e non tra conchiglie arricciate e collinette di sottile sabbia bianca. Il mio voto: ★★★Il mio consiglio musicale: Katy Perry – E.T (Acoustic Version)

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