Pagine: 350
Data di pubblicazione: gennaio 2012
ISBN 978-88-566-2236-2
Prezzo: € 18,00 Trama: Questa storia inizia a New York nel 2000, quando, alle nozze del nipote, Josef Kohn scorge tra gli invitati una donna dall’aria familiare: gli occhi azzurro ghiaccio, l’ombra di un tatuaggio sotto la manica dell’abito. Rischiando di essere scortese, le chiede di mostrargli il braccio. La certezza è lì, sulla pelle: sei numeri blu, accanto a un piccolo neo che lui non ha mai dimenticato. E allora le dice: «Lenka, sono io. Josef. Tuo marito».Perché questa storia, in realtà, inizia a Praga nel 1938, quando Lenka e Josef sono due studenti. Ebrei, si conoscono poco prima dell’occupazione nazista, si innamorano, diventano marito e moglie per lo spazio di una notte. Il giorno dopo, al momento di fuggire negli Stati Uniti, Lenka decide di restare, perché non ci sono i visti per la sua famiglia. Si separano con la promessa di ricongiungersi al più presto, ma Lenka finisce in un campo di concentramento.In mezzo all’orrore, dipinge: l’unico modo per dare colore a ciò che è privato di luce, per dare forma a ciò che non si può descrivere. Mentre Josef, in America, si specializza in ostetricia; solo aiutare a dare la vita gli impedisce di essere trascinato a fondo dalle voci di chi non c’è più.Quando ormai si crederanno perduti per sempre, ci sarà un nuovo inizio per entrambi. Ed entrambi impareranno che l’amore può anche essere gratitudine per chi ti ha salvato la vita, affinità tra anime alla deriva, rispetto di silenzi carichi di dolore. E di confini da non valicare, perché al di là si celano – intatti e ostinati – i ricordi di una passione assoluta, di quelle che basta un istante per accendere, ma non è sufficiente una vita per cancellare.Questa storia inizia e non ha mai fine. Come i grandi amori.
RECENSIONE
Praga, 1938. Josef e Lenka sono due giovanissimi ragazzi ebrei che imparano presto ad amarsi e a desiderarsi con l’intensità dei verdi anni che li attraversano. Entrambi coltivano passioni e sogni per il futuro che li attende, e il loro sentimento riesce quasi a renderli estranei al panorama di terrore che, in un batter d’occhio, si dipana nell’aria e nell’animo di chi sta loro accanto. La discussa scelta di sposarsi, a dispetto dei giorni bui che le rispettive famiglie sono costrette ad affrontare a causa dell’imminente guerra, dà loro la possibilità di potersi avere solo per una notte. Lo spazio di qualche ora li vedrà marito e moglie; uniti in un’eterna promessa capace di sfidare il tempo, i ricordi e la nera impronta della morte. Soltanto una notte, e il destino — o lo stesso volere di Lenka — li dividerà per molto, troppo tempo. Quando, infatti, Josef tenta il possibile per convincere la sua giovane sposa di seguirlo nella disperata fuga verso gli Stati Uniti, lei rifiuta categoricamente di fronte alla prospettiva di abbandonare la sua famiglia alla sorte che tutti gli ebrei erano oramai giunti a temere. E, sebbene il loro si proponga come un arrivederci, il sapore del distacco si respira pienamente nelle parole che l’autrice ha saputo tessere con maestria e senza andare a risparmio con le emozioni che queste possono donare.
È proprio a partire da queste pagine che Alyson Richman — autrice di Un giorno solo, tutta la vita — decide di abbandonare uno stile dal tratto squisitamente poetico e arricchito dalla numerosa presenza di figure retoriche per cedere il passo ad una narrazione più fluida e veloce, improntata sulla descrizione della multiforme realtà presentata attraverso le sensazioni che i protagonisti del suo romanzo si ritroveranno a vivere nel corso degli anni che li vedranno separati nel corpo e negli eventi, ma pur sempre uniti nella memoria. Il dolore della perdita, l’apatia di chi tenta di aggrapparsi ad un presente fatto di attimi e ricordi; la lotta per la sopravvivenza e la speranza che getta di tanto in tanto la sua luce sullo sfondo tetro di una guerra folle e devastante, accompagneranno l’ingannevole verità che Josef e Lenka si porteranno addosso, sulla pelle e nei pensieri — per tutto il corso della loro vita — scavando in essi un vuoto incolmabile e sanguinante.
In questa sua splendida opera, la Richman ha saputo incastrare una storia nella storia, unendo con delicata crudeltà descrittiva la drammaticità del periodo storico in cui ha scelto di ambientare il suo romanzo; a momenti di vita che si stagliano nella mente del lettore trascinando innanzi la sua immaginazione i colori, gli odori, l’intensità delle emozioni che divengono quasi palpabili a tal punto da trasformare il lettore in “spettatore” di una prosa impeccabile e pulita. In Un giorno solo, tutta la vita, trovano ampio risalto i valori semplici e insostituibili dell’esistenza umana, quali l’importanza della famiglia e del sacrificio per le persone che si amano, il tutto posto in un’altalena che oscilla tra passato e presente, rimpianti e certezze, morte e rinascita.
«Ride anche lui. E nella sua risata c’è una gran gioia. Sento piedi che ballano, gonne che frusciano forte, vocio di bambini. È questo un primo segno d’amore? Sentire nella persona che sei destinata ad amare il suono di quanti devono ancora nascere.»L'AUTRICE Alyson Richman è americana e vive a Long Island, New York. I suoi romanzi, tradotti in più di dieci lingue, hanno ottenuto un vasto consenso di critica e di pubblico, tanto negli USA quanto all’estero, e sono stati selezionati e consigliati dai librai indipendenti.Un giorno solo, tutta la vita è diventato un bestseller in poche settimane. Ispirato alle storie vere di vittime e superstiti dell’Olocausto, è un inno alla resistenza dell’animo umano, alla forza dei ricordi, all’intensità di un incancellabile primo amore.