RECENSIONE
Se lei fosse stata sciocca o noiosa, una stupida piccola idiota o una cacciatrice di uomini, una ciarlatana che blaterava di duchesse o attiva femminista che farfugliava di voti; una scientista cristiana decisa a convertire, un'avventuriera senza avventure (la peggior specie), guaritrice di anime o contrabbandiera di cadaveri, giocatrice di hockey o persino una romanziera, sarebbe stata esattamente la stessa cosa; qualsiasi cosa fosse stata, mentalmente o moralmente, sarebbe stato indubbiamente attratto da lei a prima vista. ma era molto peggio di così. la trovava piacevole, e intelligente; era certo che fosse un angelo. era sposata con Ottley. Ottley era un brav'uomo... piuttosto stupido... abbastanza ridicolo; a quanto pareva in tutto tranne una cosa.
La fortuna di Bruce e la "santità" di Edith stanno nella capacità di abnegazione di quest'ultima, capace di rinunciare alla passione e alla devozione di Alymer ─ che le è affine in interessi e intelligenza ─ per restare accanto ai figli e per proteggere Bruce da se stesso, una donna che considera il matrimonio come un impegno imprescindibile e superiore a qualsiasi apparente o reale vibrazione sentimentale. E che sa riconoscere la fragilità nel marito e, a quanto sembrerebbe, anche in Alymer, che in effetti viene sottilmente descritto dall'autrice del libro
[...] viziato da bambino... era tuttora un po' volitivo e impaziente. Per esempio non era nemmeno capace di aspettare il fattorino, ma mandava sempre le sue comunicazioni tramite un taxi che aspettava una risposta. E adesso voleva qualcosa con urgenza, ed era molto preoccupato di non riuscire a ottenerla.Che Edith tema dietro alla corte appassionata e alle impetuose dichiarazioni di amore di Alymer si nasconda una versione più raffinata dell'incostanza grossolana di Bruce, non viene apertamente svelato; tantomeno chiaro è quello che prova veramente la donna nei confronti dei suo potenziale amante ─ talvolta sembra più empaticamente trasportata dalla forza del sentimento di lui nei suoi confronti che realmente " a rischio" ─ Edith non si perde, piuttosto fa tornare gli altri in sé, questo sembra essere il suo compito. E le sfaccettature di questa protagonista moderna nel suo intrepido tradizionalismo non possono che affascinare il lettore, trascinato pagina dopo pagina nelle vicende della famiglia Ottley dalla penna capace di Ada Leverson. Un romanzo solo all'apparenza poco impegnativo, che nasconde perle di personaggi come Lady Everard e i coniugi Mitchell, dipingendo un'epoca e un'Inghilterra come solo il suo caro amico Oscar Wilde riusciva a fare nelle sue commedie.
Ada Leverson (1862-1933) nacque a Londra in una famiglia ebrea colta, liberale e assimilata. Sposatasi molto giovane, il matrimonio si rivelò ben presto un fallimento ed è possibile che il marito, un donnaiolo e giocatore, sia stato fonte d’ispirazione per i terribili ritratti di mariti all’interno dei suoi romanzi. Amica di Oscar Wilde, che la chiamava la Sfinge per la sua capacità di tenere riservati i segreti e le confidenze degli amici, di Somerset Maugham, di Gorge Bernard Shaw (di cui prese il posto come critica teatrale sul “Saturday Review”) e T.S. Eliot, Leverson lavorava per diverse riviste, tra cui “Punch”.Scrisse numerosi romanzi, caratterizzati da dialoghi scintillanti e da una satira sociale divertente e appuntita. Oscar Wilde la definì “la donna più divertente al mondo”.