Recensione: Una folle passione di Ron Rash

Creato il 30 novembre 2014 da Coilibriinparadiso @daliciampa

Dopo settimane ho finito finalmente questo libro. Ho impiegato veramente troppo tempo, e non riesco neanche a spiegarmi del tutto il perché. La traduzione italiana di questo libro è uscita da poco, in ritardo di qualche anno, ma in occasione dell’uscita del film nelle sale. Cercherò di vederlo al più presto (c’è anche Jennifer Lawrence *-*) perchè al momento ho un quadro molto complicato a proposito del libro.
Comincerò invece a leggere un libro, giallo, che non conoscevo, che ha un po’ cambiato i miei piani, si chiama Il sentiero della mano sinistra e mi è stato proposto e inviato in ebook dall’autrice Annalisa Di Piazza.
Vi lascio comunque con la mia recensione (la prima dopo tanto) :D

  • Titolo: Una folle passione (Serena)

  • Autore: Ron Rash

  • Casa Editrice: Salani
  • Data pubblicazione: 2008
  • Prima edizione italiana: 2014
  • Pagine: 403
  • Genere: Romantico
  • Trama: Stati Uniti, 1929: George e Serena Pemberton, appena sposati, viaggiano da Boston alle montagne del North Carolina. Il loro è un sogno più che ambizioso: creare un’impresa destinata a diventare un impero, disboscando le montagne e lavorando il legname. Una nuova vita e una sfida che fin dall’inizio si rivela carica di difficoltà e imprevisti, ma i Pemberton eliminano chiunque possa intralciare la loro avanzata. Anno dopo anno l’impero cresce, mentre i boschi si diradano e la terra sfiorisce. E poco alla volta anche il patto che lega i Pemberton – un patto d’amore, di ambizione, di conquista – comincia a sfaldarsi, spingendo George e Serena verso una sconvolgente resa dei conti.

Opinione personale:

Il titolo originale del libro è Serena, e a mio avviso sarebbe stato un titolo di gran lunga più adatto: Serena è la vera protagonista del romanzo, il personaggio che brilla di luce propria, che mette la parola inizio e la parola fine al romanzo. Certo, Pemberton è sempre accanto a lei, la maggior parte delle volte le cose sono raccontate dal suo punto di vista, ma in confronto a sua moglie scompare, il suo carattere forte viene annientato da quello di lei. 
I Pemberton cercano di apparire come un fronte unito, una persona sola, sola in quanto unica e sola in quanto sola al mondo. Uccidono natura e persone, senza scrupoli, ma l’effetto che hanno avuto almeno ai miei occhi è stato quello di affermare la forza suprema, spesso anche la pazzia, di Serena.
Il romanzo si apre con il loro arrivo in North Carolina, a seguito del matrimonio, dove Pemberton con i suoi soci aveva già cominciato a disboscare ettari e ettari di terreno. Il loro sogno, più o meno comune, è quello di finire il loro lavoro lì e poi di spostarsi in Brasile dove li attendono foreste immense. Il loro ostacolo è quello del Parco Nazionale che sta nascendo e che vuole espropriare i loro terreni. Sembrerebbe una trama abbastanza lineare, ma non lo è.
Per circa la metà del libro mi sono annoiata, e molto. Le cose procedevano lentamente. Sapevo però che ci fosse un colpo di scena da aspettare, che stava per succedere qualcosa, me lo sentivo. Il problema è stato proprio il modo in cui sono stata portata alla svolta della storia, o sarebbe meglio dire, trascinata. Lo stile è stato lentissimo, ricco di descrizioni, che io amo nella maggior parte dei casi, ma che erano questa volta totalmente superflue.
La narrazione avviene su tre livelli: il primo è quello dei Pemberton, di ciò che succede attorno a loro; poi c’è Rachel, ragazzina del posto che prima del matrimonio di George è rimasta incinta, ma che si trova a crescere da sola il bambino con la consapevolezza dei Pemberton; l’ultimo livello narrativo è quello di una delle squadre di operai che lavorano nell’azienda. I capitoli si alternano, e quelli più piacevoli sono stati sicuramente quelli degli operai: Ross, Snipes, Stewart e gli altri, con la loro ironia forniscono per tutto il libro un’analisi delle vicende, a volte ignorante, a volte profonda, e fanno sorridere e riflettere. Il problema è che proprio la loro storia non porta a nulla: mentre Rachel ha una sua storia, i Pemberton hanno ovviamente la loro, gli operai della squadra sono personaggi che non hanno influenza sulla trama ma che occupano circa un terzo del romanzo.
Sul linguaggio devo dire che ci sono per tutto il libro metafore bellissime, specialmente nelle descrizioni.

…la luna si avvolgeva nelle nuvole per scaldarsi.

Ciò a cui ho assistito con l’evolversi della storia, è stata una degenerazione dell’umanità dei due coniugi: fin dalla prima pagina, quando si rifiutano di riconoscere qualcosa a Rachel, ho pensato che avrei odiato quei personaggi. E Pemberton l’ho odiato, e anche molto. Ciò che è stato, non è altro che un satellite in funzione di Serena, inspiegabilmente fino alla fine, nonostante abbia avuto qualche vacillamento fatale. E non si può assolutamente parlare di amore, è qualcosa di peggio, di insano, di folle. Ma lei è difficile da odiare: è inumana, segnata da cicatrici visibili e non, è crudele, è sadica e riesce a spegnere l’amore come una candelina. Ma è così complessa che se da persona la odio, come personaggio credo di esserne incantata. 

Pemberton provò di nuovo ciò che non aveva mai provato con nessun’altra donna: la sensazione di essere libero, in un luogo di infinite possibilità, infinite anche se allo stesso tempo erano racchiuse fra loro due.

Intorno a loro c’è poi tutta una costellazione di personaggi su cui non si sa molto. Creano il ritratto di una società di uomini di montagna, modellati da tutto ciò che li circonda, plasmati da quei boschi che stanno morendo. L’autore accenna dettagli sulle loro storie, ma non approfondisce, lascia molto spazio all’immaginazione, ma soprattutto lascia molto spazio ai due protagonisti assoluti. Loro riescono a corrompere molti animi, a piegare e distruggere chi non sottostà ai loro ordini.
Il colpo di scena arriva. Ma la storia migliora anche da prima: ho letto la seconda metà del libro in un giorno solo. Il ritmo si fa incalzante: fughe, segreti, gesti di affetto, trame pericolose. Non sono riuscita a capire cosa stesse per succedere fino a quando non è successo. Bam.
E poi c’è l’epilogo che mette tanta di quella confusione, un secondo colpo di scena: è diventato un romanzo surreale, o c’è qualcosa che non ho capito? E dopo un attimo di riflessione…ma forse è Jacob! (Jacob è quel figlio illegittimo che all’inizio del romanzo stava nel pancione di Rachel).
Succede tutto lentamente, a ripensarci, ma è così inaspettato che colpisce, e anche molto forte! Sai che sta per succedere qualcosa, c’è un’atmosfera strana, ma non sai cosa succederà!
Ho l’amaro in bocca, non so che giudizio dare perché c’è quella metà del libro che pesa, che mi ha messa in confusione sin da subito.

Il predicatore alzò la testa e contemplò la distesa brulla nella quale non c’era più niente di vivo. Anche gli altri guardarono ciò che in parte era opera loro e rimasero in silenzio. Quando McIntyre parlò, nella sua voce non c’era alcuna nota stridente, ma soltanto una solennità così profonda e umile che tutti prestarono attenzione:
-Credo che la fine del mondo sarà così.- disse, e nessuno tra gli altri aprì bocca per obiettare. 

Il mio voto:

L’autore:
Ron Rash: poeta e scrittore statunitense, insegna nella Western Carolina University. Con il suo bestseller Serena (2008) vince il premio come miglior romanzo del New York Times. Ha pubblicato molte raccolte di poesie, vinto vari premi ed è anche autore di un libro per bambini


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