Recensione: Una foto ai pensieri

Creato il 07 gennaio 2015 da Miriam Mastrovito @miriammas
Titolo: Una foto ai pensieri 
Autrice: Raffaella Rizzi 
Editore: Sensibili alle foglie 
Pagine: 112 
Prezzo: 13,00

Descrizione:
“Se pensi alla vita di un essere umano, tre anni nove mesi e dieci giorni sono un soffio. Lo spazio che dura il fiato quando fuori fa freddo e tu stai lì, in casa al calduccio, a guardare attraverso il vetro della finestra mentre respiri e si forma un alone che scompare subito dopo. Ecco, appunto. Uno spazio minuscolo, un tempo ridottissimo”.
Scrivere dell’esperienza della malattia e della morte di una figlia è un modo per elaborarla, ma anche per consentire agli altri di vederla, conoscerla, contestualizzarla nell’immensa fragilità che caratterizza la vita umana.

L'autrice: Raffaella Rizzi, nata a Gioia del Colle (BA) nel 1971, ha frequentato il liceo classico e poi si è laureata in Lingue e Letterature straniere nel 1996. Attualmente è dipendente, con qualifica amministrativa, dell’Università degli Studi di Bari.
La mia recensione:
Non è facile recensire questo libro. Ho finito di leggerlo qualche giorno fa e mi ritrovo ancora davanti allo schermo bianco, quasi incapace di dar forma ai pensieri, di arginare la ridda di emozioni contrastanti che mi si affollano nella testa e mi procurano un intollerabile nodo in gola. A complicare il tutto, la consapevolezza di non poter aggiungere nulla a quanto scritto, giacché di fronte a una testimonianza così il mondo intero dovrebbe fermarsi e tacere.
È un volumetto di poche pagine, eppure pesa come un macigno, non perché sia noioso oppure ostico, anzi, ma perché in poco spazio racchiude l’infinito: una vita, l’Amore di una madre, un dolore che nessuno mai dovrebbe provare… Sono rimasta inchiodata  sin dalle prime righe, l’ho letto tutto nell’arco di un pomeriggio, poiché non riuscivo a staccarmene, e nello stesso tempo ero costretta a ritagliarmi brevi pause per riprendere fiato, tanto mi toglieva il respiro.
Mi sentivo  inutile, impotente, schiacciata dalla devastante esperienza condivisa da Raffaella, piena di rabbia per una tragedia alla quale non riesco davvero a dare un senso e contemporaneamente messa al muro dal coraggio, dalla dolcezza, dalla semplicità disarmante di un racconto che va oltre il giudizio, i luoghi comuni, le interpretazioni, tentando piuttosto di cristallizzare l’istante che ha racchiuso la gioia... un soffio che diviene roccia a cui aggrapparsi per non precipitare nel vuoto.
Una foto ai pensieri, e ai ricordi aggiungerei. È proprio così che ci si offre questo libro, come un album di immagini, capaci di mettere a nudo anche l’anima, in cui la piccola Carla, nonostante tutto, vive.
È una storia, autentica, d’amore e morte quella ricostruita tra queste pagine, una storia in cui la morte vince, ma l’amore prevale perché, al di là di tutto, è proprio l’Amore a emergere con forza da ogni singolo fotogramma: quello della mamma per la figlia, quello della nonna per la nipotina, quello dei due genitori che, uniti, affrontano con grandissima dignità la prova più difficile che si possa concepire.
La narrazione schietta, il tono colloquiale, l’assenza di sovrastrutture, suggeriscono l’idea di una confidenza a cuore aperto. Leggendo si ha l’impressione che l’autrice sia lì di fronte a noi; sembra di udire la sua voce che racconta e di vedere i suoi ricordi materializzarsi, rincorrersi, quasi fossero ombre cinesi che danzano sui muri e, all’occorrenza, tendono gli artigli per graffiarci come affilatissime lame di rasoio. Si ha l’impressione che l’autrice sia lì e vien voglia di aiutarla, di abbracciarla, di strapparle a morsi dal cuore almeno un po’ di dolore, salvo poi rimanere sconvolti quando si comprende che – in un modo inspiegabile – è lei che sta aiutando noi.
Tre anni, nove mesi e dieci giorni: sono solo un soffio, è vero, ma una testimonianza come questa ha il potere di dilatare quel soffio all’infinito. Offrirla agli altri, così come Raffaella ha fatto scrivendo, un ulteriore atto d’Amore, che comprendo essere l’unica “spiegazione” possibile.













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