Buona lettura!
“Vetro” è un libro che ho voluto inserire nella mia tbr list (la sfida del comodino) del 2015 perché mi sembrava un romanzo storico appassionante e ben scritto. Anticipo già in apertura che ho fatto molta fatica a terminarlo…
Andrea Loredan è il figlio del Doge di Venezia ed è un avvocato “de prigioni”, lavora cioè a contatto diretto con i criminali del popolo. Dopo una grave esplosione che distrugge un intero quartiere della Serenissima, Andrea si trova immischiato in un mistero ben più grande di lui: il suo lavoro, non approvato dal padre, lo porta a incontrare un anziano turco, un ragazzo accusato di fratricidio e un uomo accusato di essere una spia fiorentina. Toccherà a lui e al suo rigore giuridico risolvere il mistero che si cela dietro questi personaggi.
Il romanzo è ambientato nella turbolenta Venezia del 1570 circa tra problemi con i turchi, l’Inquisizione e la censura dei libri. In una città così ricca di influssi culturali e piena di stranieri, il protagonista, Andrea, si ritrova a difendere due cause davvero molto particolari che poi si andranno lentamente a concatenare tra loro. Ho detto all’inizio della recensione che ho fatto davvero molta fatica a terminare il libro perché ha un pregio grandissimo che però si rivela essere anche il più grande difetto. Non posso dire assolutamente nulla riguardo la ricostruzione storica che è accurata e ricca di dettagli, i personaggi e il loro linguaggio sono perfettamente calati nell’epoca e nel luogo dove è ambientata la storia e l’intreccio è complesso e ben congeniato: tutto sembra muoversi insieme alla città che, dopo Andrea, è la vera protagonista la storia. Allora cosa c’è che non va? Ciò che ha ostacolato la mia lettura è la troppa ricchezza di dettagli: quando si parla del governo ci sono molti nomi inutili e delle descrizioni puntigliose del funzionamento di esso, lo stesso accade con la giustizia, che è ancora più ricca di informazioni perché il protagonista infarcisce i suoi pensieri di nozioni giuridiche antiche, le descrizioni, che sono indubbiamente splendide, a lungo andare diventano pesanti da leggere. Insomma, mi è sembrato che ogni cosa fosse eccessiva, avrei preferito, insieme al rigore storico e alle descrizioni che già sono presenti, una forma più agile e selezionata dei contenuti. Un altro rallentamento l’ho riscontrato con la successione dei personaggi i quali, in ogni capitolo, cambiano concentrandosi prima su uno poi sull’altro, pur rimanendo Andrea il principale protagonista. Questi altri personaggi sono davvero troppi e ho fatto fatica a stare dietro a tutte le vicende che s’intrecciano in modo frammentario in quanto, ognuno di loro, si trova in luoghi e situazioni molto differenti. Insieme a questo ho trovato il ritmo della storia lento in modo quasi estenuante, non è certamente un romanzo d’azione ma a tratti sembra quasi un saggio sulla Venezia della metà del Cinquecento. Non me la sento assolutamente di bocciarlo perché è più che evidente che alle spalle del romanzo ci sono puntigliose ricerche storiche, politiche e linguistiche del periodo, cosa che non è mai davvero scontata in questa tipologia di libri e io apprezzo davvero moltissimo. Nonostante questo ho faticato parecchio a terminarlo perché l’ho trovato troppo denso e farraginoso, insomma poco agile da leggere pur consegnando al letture un’immagine viva e pulsante della Serenissima del Cinquecento. Dovendo assegnare una “votazione”, adesso darei due stelline alla fluidità di lettura e cinque all’accuratezza e alle descrizioni; mi riservo di provare a rileggerlo in un altro momento, quando avrò la mente più calma e pronta ad affrontare un romanzo così fuori dai nostri tempi.
Lya