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Autore: Bianca Rita Cataldi
Tags: narrativa, ricordi, passato, emozioni, attesa
Editore: Butterfly
Collana: Raggi di sole
Pagine: 154
Anno di pubblicazione: 2013
Prezzo: €12,00
ISBN: 9788897810209
Formato: brossura
Copertina e grafica: Elisabetta Baldan
Valutazione:
Grazie alla “Butterfly Edizioni” per avermelo spedito.
RIASSUNTO - È il 1942. In una Puglia bruciata dal sole, Emilia e Angelo condividono la passione per il sapere, il desiderio di libertà e il tempo della loro giovinezza. Settant’anni dopo, seduta nella sala d’attesa di un dentista, Emilia rivela a se stessa la verità negata di una giovinezza che adesso, per la prima volta, ha il coraggio di riportare alla luce. Con una scrittura che è poesia del ricordo e caleidoscopio di emozioni, Bianca Rita Cataldi accompagna il lettore tra i sorrisi e le lacrime di una donna come noi, raccontando la storia di un amore mancato, di una generazione nell’età dell’incertezza, di un’attesa che attraversa tutta una vita.
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RECENSIONE
Un’idea molto buona, nonostante la sua semplicità, e sviluppata altrettanto bene.
In Waiting Room troviamo Emilia, anziana ex insegnante di lettere alle prese con i propri pensieri, i ricordi, i rimorsi; poi una ragazza che scrive sul suo taccuino nella sala d’attesa di un dentista: questi due soli ingredienti daranno vita a un racconto delizioso, fatto sì di ricordi malinconici e spesso dolorosi ma anche di gioiose speranze e di attese per il futuro. Il tutto è tenuto insieme da uno stile assai particolare: fresco e giovanile, senz’altro, ma al tempo stesso anche profondo e ricco di sentimento.
Molto bello soprattutto il ritaglio di storia che Emilia ci offre, grazie al lungo flashback ambientato nel 1942 (le parti nello studio dentistico appartengono, invece, ai giorni nostri), in cui gli eventi dell’epoca fanno da sfondo alla quotidianità di una giovane donna desiderosa di cogliere il più possibile dalla propria vita, con tutte le incertezze, le aspettative e le delusioni che spesso accompagnano l’età dell’adolescenza. Ottima, in particolar modo, mi è sembrata in questo contesto la caratterizzazione dei personaggi – soprattutto della madre, di Angelo e della stessa Emilia – per esempio attraverso il loro modo di parlare, di esprimersi, di giudicare cosa è importante nella vita e cosa no.
Non sto dicendo, comunque, che si tratti di un libro scritto in fretta, in modo superficiale oppure noioso: tutt’altro. Semplicemente, se avessi avuto io un’idea del genere l’avrei sviluppata in modo diverso… anche se ciò naturalmente non lo rende meno piacevole da leggere.
Ah, dimenticavo la conclusione, che ovviamente non rivelo: confesso che, andando avanti con la lettura, a un certo punto ho cominciato ad avere sospetti riguardo all’identità della ragazza che scrive in sala d’attesa, ma ciò non ha reso la rivelazione finale meno inaspettata.
Molto bello, in definitiva: in certi passi l’ho trovato a dir poco incantevole. Un libro breve ma intenso, che consiglio a tutti.
* * *
In sintesi…
Storia emozionante a dispetto della sua
semplicità.
Alcune parti un po’ prolisse; altre
necessiterebbero di dettagli in più.
Stile fresco e giovanile e al tempo stesso
profondo e toccante.
Bellissimi il flashback del passato di
Emilia e il ritaglio storico.
Ottimo approfondimento dei personaggi.
Finale inaspettato e molto riuscito.
* * *
Una frase significativa…
Sulla parete di fronte, tra i denti perfetti delle gigantografie e le pubblicità dei dentifrici, c’è una scritta. Non ci vedo poi così bene – non ho mica vent’anni – ma riesco ancora a definire i contorni di quelle lettere nere su sfondo bianco. Fa tanto Chanel, il nero su bianco.
Waiting room, c’è scritto. Che poi, perché scriverlo in inglese? Inglese in televisione, nei libri, nei giornali… inglese, inglese, inglese. Saremo mica stati colonizzati? Dov’ero, quando gli Inglesi ci hanno conquistati? Dormivo? Facevo parole incrociate? [...]
Anch’io sono in waiting. Io sono sempre in waiting. Potrei anche usare il verbo italiano, ma in inglese fa più figo, come direbbe Martina. Lei e i suoi quindici anni! Se la porta dietro come una bandiera colorata, la sua giovinezza. E io? Io cosa mi porto?
La tua dentiera vecchia, cretina.