[Recensione] Wolverine – Weapon X (Gli uomini di adamantio, cervello fuso)

Creato il 20 maggio 2012 da Queenseptienna @queenseptienna

A nui Capita' America 'un ce piace

Titolo: Weapon X (Gli uomini di Adamantio, Cervello Fuso)
Autore: Jason Aaron (sceneggiature); Ron Garney (disegno, Gli uomini di Adamantio) e Yanick Paquette (matite, Cervello Fuso).
Editore: Panini
ISBN: Non pervenuto
Prezzo: Non pervenuto
Numero pagine: Adamantium Men, 5 volumi, 112 pp.; Insane in the Brain, 4 volumi, 98 pp.
Voto

Di questo ciclo di episodi (Cervello fuso), e di quello che lo precede (Gli uomini di adamantio), Massimiliano Brighel ha scritto: «È oggi necessaria tanta violenza per raccontare una storia di qualunque personaggio Marvel? No, ma nel caso di Wolverine aiuta molto».

Stronzate.

Ora, io non sono di certo Brighel – storico editor di Marvel Italia e attualmente curatore di Spiderman (google dixit) – ma mi sia concesso comunque di dire con la massima convinzione che capisco che se ti danno da redigere un’introduzione non è per sputare nel piatto dove mangi, ma se l’avvocato del Diavolo devi fare, puoi decisamente farlo meglio.

Naturalmente (?), mi sto riferendo al volume 8 della collana SuperEroi Le leggende Marvel dall’evocativo titolo Wolverine Weapon X.

È il mio smisurato ego – senza dubbio alcuno – a farmi ritenere di essermi guadagnata già una nomina sufficiente a non far pensare che io sia una giovin donzella impressionata alla vista del sangue, quindi non specifico che no, non sono gli sbudellamenti gratis et amori dei ad aver fatto guadagnare a Jason Aaron quella che secondo me è una delle peggiori sceneggiature che mi siano mai capitate sotto tiro.

E Aaron non è mia nonna, è uno sZerio, uno che in teoria sarebbe anche nell’albo d’oro degli sceneggiatUori della Marvel.

Cercando di non andare oltre le informazioni sulla trama strettamente necessarie, la vicenda è quella che segue: Wolverine manidiforbice, ombroso scimmione a cui qualcuno ha rubato il cervello, trancia di netto metà del braccio a un tizio altrettanto furbo che aveva avuto la geniale idea di puntargli una pistola addosso. Salva (e si farà) così la gnoccona di turno che casualmente è anche la giornalista superfiga che poi farà luce sul mistero. Il misterioso mistero è: chi e perché ha creato un esercito di superfighi supersoldati cheAConfrontoCapitanAmericaÈUnMiserabileEsperimentoFallito, che hanno tutte le caratteristiche di Wolverine (compresa rigenerazione e lame) ma ancora meno cervello? Finale inquietante. Fine.

Fin qui ci muovevamo ancora entro i limiti della decenza.

Poi no.

Si chiude Gli uomini di adamantio, inizia Cervello fuso, di cui a tutt’oggi (e a un numero infinito di riletture) mi sfugge del tutto il senso: Wolverine si sveglia sbavoso e puzzolente all’interno di un manicomio, dove viene curato con sedute di torture e bottoni.

Don’t ask.

Verrà salvato nell’operazione di salvataggio più inutile di sempre da Psylocke e Nightcrawler (da sempre il mio X-Man preferito ♥ ) e potrà finalmente riaddormentarsi fra le tette della giornalista di cui sopra ma non prima dell’ennesimo finale inquietante.

Credetemi quando vi dico che il riassunto della trama è quasi dettagliato, tenendo debito conto del fatto che nelle 98 pagine in questione veniamo edotti con dovizia di particolari sulla bellezza di denti rotti, cervelli spappolati, lembi di carne a pezzi e ricuciti con cordoni, manganellate, sevizie fisiche, sevizie psicologiche, lerciume, cannibalismo, lingue mozzate, bava in ogni dove, cervelli cervelli cervelli cervelli cervelli (e cervelli), sangue, altro sangue, ancora denti rotti, monconi e monconi e persino monconi, sbudellamenti a vario titolo e di varia natura, cannibalismo. E cannibalismo.

La scena che ho preferito era il tronco di un uomo ancora vivo, al quale erano stati, con tanto amore – senza dubbio – amputati tutti e quattro gli arti, su uno skateboard, che supplicava un Wolverine impotente di ucciderlo, prima di venire sorpreso dal suo seviziatore e tornare alla sua occupazione di pulire il pavimento con la lingua.

L’aMMoreH.

Ah!, e poi escoriazioni, pus, chirurgia su carne viva, sgozzamenti.

Ma ehi, niente paura!, ci sono le tette della giornalista e di Psylocke a riequilibrare il tutto /0/

Oh!, e poi impiccagioni con budella, siringhe ficcate negli occhi, cervelli contesi e trasportati come palloni di rugby, coltelli che trapassano di netto le tempie.

Una bellezza.

Un paio di precisazioni per chiarire la mia posizione, dal momento che non sempre si capisce da che parte sto, o per meglio dire quasi mai /0/

Non è che io abbia qualcosa contro la violenza in sé e per sé.

Anche in Exogeno – per chi coglie il riferimento – di cui forse un giorno parlerò a parte, non è che i personaggi raccogliessero proprio margheritine, visto che l’amoroso argomento verteva sul disseppellimento dei cadaveri alla Frankenstein, ma Warren Ellis lì ha fatto un lavoro decisamente più apprezzabile (tra alti e bassi, banalità, stereotipi e luoghi comuni degni delle vecchiette del quartiere, in ogni caso) la storia aveva addirittura un senso!

Questa no.

O magari sì, ma deve essermi sfuggito in toto.

Quindi ho accolto con più noia (e perplessità) che schifo le tavole e tavole e tavole di budella danzanti che incontravo durante la lettura. Diciamo che la mia espressione sarebbe stata facilmente riassumibile con quella che era solita essere quella del mio amatissimo (come si fa a non amare un sosia di dottor House, mi domando?) professore di diritto: Yes, but… why?

Ma il punto è che credo la questione sia come un porno: è un porno per cervelli. Ebbene sì *nods*

E io non ho niente contro i porno /0/

Non cerchi una trama o una coerenza interna in un film porno vuoi soltanto farti una sega  (non so se l’espressione sia ambosessi, però, la prossima volta ne cercherò una che riconosca il diritto di avere un orgasmo autogestito anche alla donna, ma in questo momento, francamente, mi secca /0/)

Allo stesso modo qui ti si offrono due centinaia di pagine di dignitosissima adrenalina dove il lettore di turno possa esaltarsi e dire fuck yeah, anch’io!

Suvvia, guardate la bellezza di tutto questo!, chi è l’idiota a cui importerebbe di una trama?

Ma che nessuno venga colto dal malsano estro di spacciarmela per approfondimento psicologico del fiQuissimo personaggio di Wolverine – come si era ridicolmente tentato nelle pagine introduttive – perché la cosa più psicologica che ha questa raccolta di volumi è il nome di Psylocke.

Approfondimento psicologico. *facepalm*

Oggidì basta dare un paio di incubi al protagonista perché sia sfaccettato psicologicamente.
Ah!, e che sia presente almeno una tavola in cui il protagonista cammini – solo, ricurvo, con il volto nell’ombra e le mani in tasca – senza meta, quasi dimenticavo.

Ma anche no.

Il Wolverine di queste pagine è presentato come un massacratore sc(/inc)azzato che ha qualche incubo di qualche tortura di tanto in tanto (che poi è la scusa narrativa per aggiungere altri squartamenti e goccioloni di denso sangue sanguinolento che male non fa. Ossì /0/)

Comunque!

Giusto perché parliamo di fumetti e quindi sarebbe opportuno – ma solo un poco, eh! – menzionare anche, tipo, che ne so, LE TAVOLE, che si spendano due parole (ma non di più, perché ho giurato a me stessa brevità) anche per i disegnatori: Ron Garney (Gli uomini di Adamantio), e Yanick Paquette (Cervello Fuso). Accesissimi (ma desaturati al massimo ♥) colori in contrasto col nero più denso del mondo per il primo che, complice lo sfondo nero sempre presente, contribuiscono al clima di inquietudine e disagio. Più concentrato sul tratto e sulla china che sui colori il secondo volume (che infatti per la voce Chine ha un nome a parte, quello di Michel Lacombe, sebbene a meno che non ne siate estimatori, dubito vivamente ve ne importi qualcosa, ma tant’è) dove l’onnipresente bianco martella il cervello con la sensazione straniante dell’ospedale, della clinica di salute mentale. Il manicomio che urla pazzia. Realismo totale e meraviglioso in entrambi i casi ♥

Beh è chiaro, non lavori alla Marvel se non sai tenere in mano la matita come devi.

Dunque.

Ricapitolando!

Sebbene questi siano stati una decina di euro che mi sarei più volentieri tenuta stretta al portafoglio, dico brutto ma non in maniera assoluta.

La domanda è: cercate – e lungi da me il sessismo, ma mi riferisco soprattutto ai maschietti, se non altro per una questione eminentemente statistica – tanti bei tizioni muscolosissimi che sguazzino nelle loro stesse budella per il vostro personalissimo gusto di farlo? È quello che fa per voi!

Speravate (senza distinzione di sesso) in una rilettura va bene violenta – perché le scazzottate piacciono un po’ a tutti, io la prima, guardiamo in faccia la realtà /0/ – ma almeno un pochinoinoino più sensata del personaggio di Wolverine per una volta fuori dal contesto corale degli X-Men? Fidatevi di zia Rò, e dirottate per altra via, per altri porti.

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