Recensioni - “Chi era mio padre?” di Nicola Rocca

Creato il 10 ottobre 2014 da Letteratura Horror @RedazioneLH
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Pubblicato Friday, 10 October 2014 12:00

“Chi era mio padre?” di Nicola Rocca è il thriller recensito oggi da LetteraturaHorror.it
Chi era mio padre? Con questa incisiva e pungente domanda lo scrittore bergamasco Nicola Rocca, classe 1982, esce con un romanzo del tutto nostrano, perché i fatti e gli avvenimenti da lui sapientemente conditi in un’atmosfera misteriosa e psicologica hanno origine e si svolgono proprio nella valle della città dell’eroina greca Atalanta.

Un viaggio introspettivo e lancinante nei meandri dell’animo umano, alla scoperta della propria personalità ma soprattutto di un padre latitante e inesistente che per il personaggio diventa il punto di riferimento e di partenza di tutta l’opera. Un thriller incalzante e avvincente, una scrittura caratterizzata da una scelta oculata dell’autore di creare la giusta aspettativa e di non dar mai nulla per scontato. L’incipit del romanzo infatti conferma la regola del mistero mostrando al lettore o lettrice un flashback di immagini, caratterizzato da alcuni fatti salienti che emergeranno nel corso dell’opera come punti fondamentali per scoprire la verità. L’eroina in questo caso specifico si chiama Anna ed è una donna sui quarant’anni che vive una vita come tante della sua età, sposata e con un una figlia, scopre un giorno che suo padre in realtà non è il vero padre e da lì la ricerca ossessiva a ritroso nei meandri di un passato pieno di cavilli, misteri e sorprese. Con l’aiuto di un agente investigativo scoprirà in parte la verità e ciò che la lega, suo malgrado, a un fitto retaggio di omicidi e corruzioni senza per questo lambirne la sua integrità di donna audace e coraggiosa.
L’autore sin da subito mostra il suo stile narrativo, caratterizzato da fotogrammi temporali che durante parte della narrazione fuoriescono come evidenti e palesi spiragli di luce, consentendo a chi legge di individuare talvolta il percorso giusto per arrivare alla verità dei fatti. Ma con lungimiranza ed astuzia, Nicola Rocca trova sempre una trovata ingegnosa, una via di fuga apparente per spostare l’attenzione su altri fatti o episodi carichi anch’essi di un’apparente verità. Saremo attratti dal vortice della tensione, riemergeranno tutte le nostre ancestrali paure, non ci limiteremo a leggere senza sosta ma saremo anche noi parte del romanzo come se trascinati da un uragano di parole incessanti; già perché nelle parole sottili e incisive dell’autore bergamasco troveremo la chiave dell’intero romanzo. E quando saremo arrivati a scoprire la verità, ci accorgeremo che tutto avrà ancora un inizio, catapultati indietro nel tempo di quarant’anni fino all’incomincio del prologo.

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