Recensioni - “Cronache Infernali” di Alexia Bianchini

Creato il 16 dicembre 2014 da Letteratura Horror @RedazioneLH
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Pubblicato Tuesday, 16 December 2014 16:00
Scritto da Alessandra Sorvillo

“Cronache Infernali” di Alexia Bianchini è il nuovo libro horror fantasy della Dunwich Edizioni recensito da LetteraturaHorror.it. Clicca qui e leggi trama e note sull'autore
Schegge dell'oltretomba: volendo sovrapporsi all'autrice in un'ipotetica sottotitolazione della sua opera, una simile espressione potrebbe rendere con sufficiente chiarezza lo spirito del romanzo Cronache Infernali di Alexia Bianchini, disponibile da novembre 2014 in versione digitale e cartacea, a cura di Dunwich Edizioni.

Il perché di una siffatta didascalia va cercato, com'è ovvio, nel punto focale di quest'opera intrigante, che è prima di tutto l'ambientazione sovrannaturale - fatta eccezione per pochi squarci narrativi, l'intera vicenda si svolge infatti all'Inferno - tratteggiata con tinte di eccezionale violenza, e in secondo luogo la frammentarietà dell'intreccio, che piuttosto che seguire il punto di vista di un unico personaggio preferisce alternare voci e sguardi, talvolta proseguendo anche all'inverso nell'ordine cronologico di ciò che viene raccontato.
A chi appartengono i volti mostruosi che si susseguono nelle Cronache Infernali? A Belzebù, prima di tutto, ovverosia l'Imperatore oscuro, che col suo spaventoso potere mantiene il controllo non solo sulle anime dei peccatori ma sui suoi stessi sottoposti, demoni e figli compresi, impedendo che con le loro azioni malvagie soverchino i limiti stabiliti e gettino il regno degli inferi nel caos e nell'anarchia; a Lucifero, figura sfuggente ma complessa sulla quale si riversa del tutto inaspettatamente l'empatia del lettore, condotto con grande abilità a simpatizzare per l'angelo ribellatosi a Dio; agli uomini, qui quasi sempre costretti ad indossare le vesti di vittime del Male supremo, che con mani lascive accarezza gli animi dei mortali, li seduce irreparabilmente ed infine li schiaccia sotto la sferza di torture ributtanti e senza fine.

Diversa da tutte le personalità sin'ora elencate è Matyamavra, anche detta la Divoratrice di Demoni per la sua straordinaria capacità di neutralizzare qualsiasi presenza demoniaca semplicemente ingurgitandola e poi risputandola fuori per consegnarla tra le grinfie per nulla pietose di Belzebù, del quale ella ha messo a disposizione i suoi poteri. Matyamavra è costantemente seguita dal suo pupillo Kalinger, con il quale condivide una condizione esistenziale ai margini di quella demoniaca che li circonda: né la Divoratrice né il suo figliolo adottivo appartengono infatti alla progenie infernale di Belzebù, pur essendo loro soggetti alle sue leggi, e questa mancata appartenenza è ben rimarcata dalla compassione che entrambi mostrano di saper provare per le vittime ingiustamente catturate.
Matyamavra e Kalinger sono in realtà gli unici residui viventi di una terra violata, di un popolo spodestato da un habitat che per quanto inospitale potesse essere - si tratta pur sempre dell'Inferno - non aveva nulla a che vedere col teatro degli orrori messo in piedi dall'Imperatore, qui dunque rappresentato nella duplice maschera di re del maligno e di comandante di una vera e propria invasione, e per giunta colpevole di aver abbandonato qualsiasi criterio nell'eseguire le pene. Nel nuovo regime infernale, votato unicamente alla crudeltà e allo spargimento di sangue, anche l'ultimo barlume di giustizia è stato soffocato, e tra le grida e i pianti si mescolano le voci dei peccatori e quelle dei puri di cuore, attirati con l'inganno in un luogo al quale non erano affatto destinati.
L'unica speranza che l'ordine oltremondano venga ricostituito e le anime ingiustamente perseguitate possano infine ascendere al cielo risiede nella ribellione al regime infausto di Belzebù; ribellione che, per forza di cose, dovrà essere a carico di coloro i quali sono ancora in grado di provare pietà: in questo quadro per nulla lineare, il mondo degli Inferi risulta assai arricchito da dinamiche e figure ambivalenti, che così strappano la dimora del Diavolo ad una raffigurazione altrimenti piatta e priva di consistenza.

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