Per una fin troppo tranquilla cittadina americana (Sleepy Valley), cosa può essere peggio: un maniaco serial killer che si ciba delle sue vittime, o una gang di spacciatori che corrompe i fin troppo annoiati adolescenti del paese?
Se poi il serial killer prende di mira proprio i giovani debosciati e le forze dell’ordine che dovrebbero contrastarlo sono più repressive e violente di lui, la vita per un ragazzo di Sleepy Valley si fa veramente complicata.
Continuano le macabre avventure di Desmond, arrivato al secondo numero (e terzo volume in totale, calcolando il numero zero che da il via alla storia). Nuovi arrivi vengono introdotti sul finire del capitolo: facciamo la conoscenza di Zack, il piccolo boss degli spacciatori che bazzicano il Pit Bottom, il malfamato locale sede di perdizioni proprio appena oltre la giurisdizione dello sceriffo, e Eugene Thomas, il detective che verrà affiancato allo sceriffo Jackson Barrett, scappato proprio in gioventù dall’odiato Sleepy Valley.
Walton Zed è senza dubbio un artista con un macabro talento visionario; le sue tavole sono un pugno allo stomaco, trasmettono sensazioni sgradevoli e alienanti, risaltando il tormento, la depravazione, l’odio e la paura più pura dei protagonisti delle vignette. Le deformità, a volte anche solo appena percettibili, dei personaggi portano il lettore a intravedere, seppur inconsciamente, le loro debolezze e i loro vizi. Le tonalità cupe utilizzate conferiscono poi alle pagine un’incessante inquietudine. Anche gli ambienti dove si muovono i protagonisti contribuiscono ad aumentare la sensazione di straniamento, rimandando fortemente alle scenografie teatrali delle pellicole anni ‘20 come il Dr. Caligari e Lo studente di Praga. Non mancano poi piccoli particolari quasi celati a uno sguardo più superficiale, ma che il profondo significato che hanno dimostra che non sono scelte casuali (ad esempio, gli occhi appena percettibili che svettano in un cielo scuro e nuvoloso).
Ciò che penalizza maggiormente il lavoro di Zed risulta essere purtroppo una sceneggiatura un po’ troppo grossolana, con dialoghi a cui manca brillantezza, risultando spesso banali; lo dimostra anche l’uso del turpiloquio, che spesso perde la sua mordacia, risultando quasi tourettistico.
Anche lo stile narrativo risente di una certa ingenuità, dando spesso l’idea del già visto, del già sentito. Quello che a volte manca è l’immedesimazione da parte del lettore nei personaggi, l’adesione alle loro scelte, siano giuste o sbagliate; è vero che la letteratura e la cinematografia è satura di serial killer, ma proprio per questo è necessario uno sforzo maggiore, altrimenti tutto sembrerà fin troppo stereotipato.
E questa necessità nasce proprio perché l’autore ha ormai viziato i lettori con un tratto e un colore perturbanti e geniali e che, se uniti a una maggiore cura nel narrare la storia, potrebbero elevare le avventure di Desmond a capolavoro macabro del fumetto italiano.
L’opera comunque è appena agli inizi, la storia è appena iniziata e nella faretra di Zed ci sono ancore molte frecce da scagliare col suo arco distorto.
Attendiamo fiduciosi le prossime uscite del macellaio di Sleepy Valley.
VALUTAZIONE – Buono (4 stelle)
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