Recensioni - “E fu sera e fu mattina” di Daniela Rindi

Creato il 27 maggio 2015 da Letteratura Horror @RedazioneLH
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Pubblicato Wednesday, 27 May 2015 16:00
Scritto da Ivo Gazzarrini

“E fu sera e fu mattina” di Daniela Rindi è il romanzo breve tra il noir, l'horror e il paranormale di Intermezzi Editore recensito oggi da LetteraturaHorror.it
TRAMA - Marta e sua figlia Irene di 4/5 anni tornano a casa dal supermercato, preparandosi a una lunga permanenza nel loro appartamento all’ottavo piano di un palazzo popolare. Irene sembra avere un inizio di varicella e la madre si prende dei giorni di ferie per accudire la figlia.
Abbandonati praticamente da tutti, il padre di Irene tornato nel suo Paese, la madre di Marta scappata con l’ennesimo fidanzato più giovane di lei, senza amici, si apprestano a trascorrere la notte. Il giorno dopo un imprevisto e la piccola Irene sarà costretta a vivere un incubo.


Questa la trama in sintesi di E fu sera e fu mattina di Daniela Rindi edito da Intermezzi editore (collana Ottantamila).
L'AUTRICE - Daniela Rindi è nata a Milano e vive in provincia di Latina. Ha esordito nel 2011 con Almeno mi racconto. Nel 2012 partecipa al romanzo cooperativo Lavoricidi italiani per Miraggi Edizioni e scrive il romanzo noir Arcobaleno Nero a quattro mani con Bruno Di Marco. Nel 2014 è una delle autrici del romanzo Il senso delle nuvole. È attrice teatrale e cinematografica.
RECENSIONE - E fu sera e fu mattina è un romanzo breve, un para-horror-noir come lo ama definire l’autrice, una storia sospesa tra il noir, l’horror, e il paranormale.
L’autrice sviluppa la storia nell’arco di otto giorni ed è abile nel costruire sapientemente la scena subito nel primo capitolo, inserendo particolari che saranno di inevitabile intralcio alla piccola e sventurata Irene. L’acqua della cannella avvelenata, il cellulare che si scarica dopo la telefonata, la porta che si affaccia sul balcone sigillata da Marta in quanto soffre di vertigini, la serratura della porta d’ingresso troppo alta per la madre, figuriamoci per la figlia.
La vicenda è ambientata ai giorni nostri e si svolge tutta in un’unica location (perfetta per un film low budget), nell’alloggio di Marta.
L’autrice, come sostiene nelle note, prende spunto dal quadro di Magritte, La Trahison des images, nel quale è raffigurata una pipa con sotto la dicitura «Ceci n’est pas une pipe» (Questa non è una pipa). L’oggetto non è quello dipinto dall’artista, è quello che esiste nella realtà. Nel dipinto c’è solo la proiezione di come l’oggetto viene percepito dall’artista.
Nel romanzo il principio è il medesimo. La piccola protagonista sperimenta un’esperienza che ancora non comprende, in quanto ancora troppo piccola, così quella che vivrà sarà la sua personale percezione della realtà.
La Rindi è brava a confondere le idee giocando con la realtà e con le sue diverse percezioni e proiezioni, rendendo tutto molto paranormale.
La scrittura risulta molto godibile, semplice e diretta, frenetica in alcuni punti e nel finale. La scrittrice trasmette al lettore un’angoscia smisurata man mano che gli eventi procedono. Inoltre è riuscita a calarsi bene in una bimba di 4 anni e, cosa non facile, a rendere credibili i suoi pensieri, le sue scelte, l’innocenza e le sue paure.
Per quanto mi riguarda la lettura di E fu sera e fu mattina è stata inquietante e sofferente dal momento che ho due figli, uno dei quali ha 5 anni. E non sto a dirvi altro per non spoilerare sulla storia.
Il testo ha una sua morale che potrebbe essere racchiusa in un avvertimento: non isolatevi da tutti!
Marta, tradita nei sentimenti, si chiude sempre più nel suo mondo, aggrappandosi solo alla figlia. Gli avvenimenti sembrano proprio partire dal culmine dell’eccessivo isolamento e chi ne paga le conseguenze alla fine è la piccola Irene.
Interessante anche il fatto che il primo capitolo sia intitolato Oggi e gli altri Primo giorno, Secondo giorno e così via… che sia tutta una proiezione mentale della bimba Irene?
Consigliato vivamente!
Ivo Gazzarrini

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