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Recensioni - "La cosa marrone chiaro e altre storie dell'orrore" di Fritz Leiber

Creato il 28 aprile 2015 da Letteratura Horror @RedazioneLH
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Pubblicato Tuesday, 28 April 2015 10:00

Recensioni cosa marrone chiaro altre storie dell'orrore"La cosa marrone chiaro e altre storie dell'orrore" di Fritz Leiber è il nuovo horror edito dalle edizioni Cliquot recensito quest'oggi da LetteraturaHorror.it. Clicca qui e leggi trama e note sull’autore
Confrontarsi con i grande maestri del passato mette sempre parecchio in soggezione, anche se si tratta di scrivere una semplice recensione. È successo proprio così al momento di affrontare la lettura de La cosa marrone chiaro e altre storie dell'orrore di Fritz Leiber, che le edizioni Cliquot pubblicano per la prima volta in Italia in una veste curata nei minimi dettagli. Forse Fritz Leiber è più conosciuto al pubblico italiano per i romanzi fantasy (soprattutto sword and sorcery), e non molti sanno che l’horror è stata una componente fondamentale della sua vita, sia professionale che personale. Perché personale?


Semplice, perché l’orrore, con le sue svolte impreviste e i suoi arcani, ricalca in pieno il mistero della vita, a cui Leiber si sentiva più affine negli ultimi anni della sua esistenza. Ma possiamo tranquillamente affermare che la componente orrorifica ha accompagnato lo scrittore fin dall’inizio della sua carriera. Per citare lo stesso Leiber, “cos’è la letteratura dell’orrore sovrannaturale se non un tentativo di rendere eccitante la morte stessa?”.
Ne sono la dimostrazione empirica i primi due racconti giovanili presenti nella raccolta proposta dalla Cliquot e pubblicati originariamente su Weird Tales, ovvero La villa del ragno e Il signor Bauer e gli atomi. Nel primo, nonostante la relativa linearità della trama, si possono riscontrare un paio di elementi che compariranno a lungo nella poetica di Leiber: lo humor nero e la componente autobiografica. Il signor Bauer e gli atomi invece è un bell’esempio di come le paure dell’epoca (il nucleare e il disastro di Hiroshima) riescano ad avere una forte eco all’interno di un racconto relativamente breve ma intenso e angosciante fino all’ultima parola.
Qualcuno urlò: strega! cela invece in sé un altro duplice messaggio: oltre a una velata misoginia di Leiber, le donne sono spesso accostate a caratteristiche negative (stregoneria o vampirismo, che sia fisico o psichico) tali da portarle il più delle volte a essere dipinte come gli antagonisti delle sue storie e come dark lady ante litteram (vedi anche e soprattutto Il nero ha il suo fascino).
Altre due protagoniste femminili negative sono invece il fulcro dei racconti successivi: Il demone del cofanetto, in cui la vanità dell’attrice hollywoodiana Vividy Sheer è talmente forte da renderla letteralmente trasparente (e in cui compare il demone nero, chiara metafora di matrice junghiana per rappresentare le ombre che ognuno di noi cova a livello inconscio), e Richmond, fine settembre 1849 nel quale compaiono oltre all’illustre Edgar Allan Poe nientepopodimeno che la morte in persona, di cui il povero autore non potrà far altro che innamorarsi perdutamente.
Ma il vero pezzo forte della raccolta è La cosa marrone chiaro (Parte I e II), prima stesura del capolavoro Nostra Signora delle tenebre, all’interno del quale i confini tra horror e fantascienza si fanno talmente labili da diventare indistinguibili. E non solo perché veniamo a conoscenza di entità paramentali e del fatto che anche le città moderne hanno i loro fantasmi speciali, così come un tempo li avevano cimiteri e manieri. Secondo De Castries, autore di Megalopolimanzia, il libro alla base de La cosa marrone chiaro, i grattacieli sono le cattedrali delle attuali metropoli, e quindi, chi conosce i misteri di questi edifici (come il misterioso e sinistro scrittore sopracitato) riesce ad avere il controllo assoluto sulle entità che li popolano e di conseguenza a lanciare terribili maledizioni, come quella di cui il protagonista Franz Westen (personaggio in cui si rispecchia in maniera impressionante lo stesso Leiber, anche nell’assonanza del nome proprio) cadrà vittima sua malgrado, arrivando addirittura a pensare che non sia possibile fidarsi delle stesse mura che (in teoria) ci proteggono. Un altro racconto presentato in questa bella carrellata è Fantasie paurose, una storia di fantasmi in cui la sessualità repressa alla base di molte opere di Leiber la fa da padrone, dipingendo un uomo vittima della sua stessa libido e di un fantasma che la incarna fino alle più estreme conseguenze. Sono assolutamente memorabili inoltre le tinte fosche e malinconiche con cui l’autore rappresenta la vecchiaia, grazie alla efficace metafora dell’ascensore (che non vi svelo per non rovinarvi la lettura). Conclude la raccolta una gustosa appendice in cui Fritz Leiber narra il suo rapporto burrascoso di amore/odio con Weird Tales e l’editore Farnsworth Wright.
Il mondo di Leiber è una vera e propria giungla fatta di simboli e citazioni: ecco perché il suo fascino continua a sopravvivere alla prova del tempo ed è fonte di ispirazione per una miriade di scrittori, trascendendo i confini tra horror, fantasy e fantascienza come nessuno mai è riuscito a fare in passato, e molto probabilmente in futuro.
Chiara Borloni

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