Recensioni: Lin Yu Tang - L'importanza di vivere.

Creato il 24 settembre 2013 da Enricobo2
Con questo si conclude la carrellata sulle letture estive. Come vi avevo preannunciato, dato che l'ho ritrovato, ho voluto mettere alla prova del tempo questo saggio epocale che in Italia tra i '50 e i '60 ebbe un successo straordinario. In realtà, L'importanza di vivere (seguito poco dopo da L'importanza di capire) è uscito in America nel 1937, quando non si sapeva ancora chi era Mao e si sentivano soltanto i prodromi della guerra che stava per arrivare ed è quindi di per sé interessante leggere questo saggio, in cui si hanno soltanto i sentori della tempesta che sta per cambiare il mondo. Il libro ebbe, come ho detto un enorme successo. Ai miei tempi lo leggevamo tutti e ne eravamo molto toccati. Ti apriva uno squarcio su un mondo nuovo, lontano e davvero diverso da quello che eravamo abituati a leggere e sicuramente mi deve avere influenzato parecchio. Un vero e proprio trattato di filosofia che attinge a piene mani dai testi classici cinesi dai quali trae molti brani e citazioni. Un libro sull'ottimismo, che, sulla traccia epicurea della nostra filosofia classica, pone come traguardo la ricerca della felicità, visto tra l'altro, che come impone la costituzione americana, ognuno ne ha insindacabilmente diritto e l'autore è sì cinese, ma decisamente anche americano come mentalità, avendo lì vissuto tutta la seconda parte della sua vita. Felicità che va ricercata in ogni aspetto della vita. Dal piacere che può dare l'arte, lo studio, l'amore, il viaggiare, il godere della natura, della casa, della capacità di pensare come di quella di poter fumare la pipa. O semplicemente di essere vestiti comodi. 
Deliziosa la parte con cui spiega come sia incredibile per un orientale giustificare l'uso del colletto o delle costrizioni della cintura e del gilet. Sul lavoro poi è lapidario, bisogna lavorare il meno possibile e soprattutto mai vivere per lavorare. Qui prende una cantonata clamorosa, prevedendo che la scienza e la tecnica libereranno sempre di più l'uomo da questa maledizione, lasciandogli sempre maggiore tempo libero. Chissà cosa direbbe oggi, dovendo constatare che i giovani invece sono costretti a lavorare sempre di più, compensati sempre di meno. Tuttavia il suo elogio dell'ozio è davvero godibile, così come la descrizione del piacere di prendere il thé con gli amici, niente di più lontano dal formalismo della cerimonia giapponese. Diciamo che rimane un libro molto interessante, al punto che ho deciso di trattenerlo qui sulla scrivania per cavarne di tanto in tanto spunto per qualche post sulla filosofia orientale, che comunque conferma un assioma fondamentale, per fare i filosofi con profitto, sia che si sia nati in Oriente che a Roma o nell'antica Grecia, bisogna avere un buon numero di schiavi o servi, chiamateli come volete, che lavorino al posto vostro lasciandovi il tempo e il piacere di filosofare e al fine godervi la vita. Mi sembra comunque che sia giusto sottolineare che per Lin Yu Tang, convincente filosofo, anche se deludente invece come romanziere, come ho avuto modo di sottolineare, il senso della vita e quindi l'importanza di vivere stia tutto nella capacità di apprezzare la vita stessa in ogni suo aspetto e condizione, che è già un buon punto di partenza e su cui alla fine concordo.
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