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- Pubblicato Monday, 18 May 2015 12:00
- Scritto da Giuseppe Novellino
Se ne leggono di tutti i colori: zombies che organizzano una società con tanto di servizi e televisione; operatori scolastici uniti in un unico corpo diabolico; operai alla catena di montaggio, ben più che alienati; extraterrestri un po’ strambi; uomini semicomputerizzati che prelevano denaro con una disinvoltura incredibile; barellieri alquanto distratti e improvvisatori; mostri che si spaventano davanti a normali esseri umani; antichi soldati romani tramutati in diaboliche creature; protozoi che diventano soggetti sociali; una simpatica vecchietta che organizza la sua vita durante un’epidemia di zombies in Toscana; un network trasformato in un’arena piena di assassini.
C’è perfino la ricetta di come cucinare se stessi. E l’antologia si apre con un breve raccontino che richiama la favola di Cappuccetto Rosso: il cacciatore libera la nonna dalla pancia del lupo, ma scopre che questa a sua volta contiene un altro lupo, il quale contiene un’altra nonna… e via di seguito come la matrioska.
Andrea Berneschi raccoglie i suoi racconti horror sotto un titolo significativo: Necroniricon. Ogni narrazione unisce, infatti, l’aspetto orrorifico a quello onirico, producendo un effetto da incubo, a volte straniante, con sconfinamenti nel surreale. Il tutto condito con una buona dose di splatter.
Sono narrazioni davvero piacevoli, naturalmente per chi ama il genere. I temi classici di esso vengono ripresi con una notevole dose di creatività e di inventiva, al punto da raggiungere risultati di freschezza, se non addirittura di novità. Un raccontino tira l’altro, come le ciliegie, lasciando notevole impressione nel lettore, il quale a tratti è invitato a riflettere su alcuni aspetti della nostra società e vi scopre elementi quotidiani che sono essi stessi davvero terrificanti. Troviamo, per esempio il tema (questo, a dire il vero, già usato, ma sempre fresco) dello zombie che rappresenta l’alienazione consumistica. Il nostro autore lo tratta però con qualche tocco assai personale e riesce a sorprenderci. Poi c’è l’argomento tecnologico, ben lontano dai tradizionali scenari macabri e gotici, che qui offre orrori nuovi, non del tutto improbabili.
I racconti sono pervasi da una certa ironia, ovviamente, come ogni buon horror esige. In qualche luogo si rasenta la comicità, comunque macabra. Il tutto poi è veicolato da una prosa assai limpida, confidenzialmente elegante e vivace, scevra da preziosismi e proprio per questo azzeccata.
Insomma, si tratta di una più che buona prova di narrativa riguardante un genere che non è mai al tramonto, forse perché la paura e il senso dell’orrore continuano ad affascinarci anche in questi tempi in cui gli orrori reali a volte superano quelli immaginati.
Giuseppe Novellino