“Si tratta di una attività estremamente delicata, la cui complessità è legata principalmente alla terapia – sottolinea Alessandro Levis – per questo è opportuno effettuare un valutazione globale della persona dal punto di vista del supporto psicologico e dell’organismo, che deve poter tollerare in tutte le sue parti la terapia, continuando a garantire una buona funzionalità degli organi vitali”. Un’attività dal grado di complessità estremamente elevato, interdisciplinare e dai molteplici aspetti, che vede dedicati cinque degli undici medici della struttura: “La persona va presa in carico durante tutto il percorso della malattia, del recupero e del supporto psicologico, anche nei mesi successivi, nei controlli per verificare che non subentrino complicazioni”. Il rischio, in questi casi, è dietro l’angolo.
L’intera procedura del trapianto comporta la stretta collaborazione con il Servizio Trasfusionale, che si occupa della manipolazione e se necessario, del congelamento delle cellule staminali, dell’aferesi (la raccolta del sangue periferico del donatore attraverso separatori cellulari), delle verifiche di compatibilità nel caso di trapianti allogenici, oltre ai rapporti con il registro mondiale dei donatori di midollo.