Il libro risulta allettante per gli appassionati di Borges e di letteratura argentina ma anche per sorprendenti analogie politiche con la realtà italiana contemporanea, che trae profondi spunti dal Peronismo:
F. S.: Secondo lei come può nascere nel cervello di qualcuno l’idea di diventare un Dittatore?
J. L. Borges: La verità è che mi sembra un’idea puerile, non è vero? Credo che l’idea di comandare ed essere ubbidito corrisponda più alla mente di un bambino che a quella di un uomo. Non credo che i dittatori in generale siano persone molto intelligenti. Anche il fanatismo può portare a questo. Il caso di Cromwell, per esempio: ritengo che lui come puritano e calvinista, credesse di avere qualche diritto. Ma nel caso di altri dittatori più recenti, non credo siano stati spinti dal fanatismo. Credo piuttosto che a spingerli fosse un’ansia istrionica, un desiderio di essere applauditi, di essere obbediti e forse la semplice voglia puerile di pubblicità, che è una voglia che non capisco.
So che è banale ma Borges resta il mio scrittore preferito di sempre, non ritengo validi tutti i suoi giudizi e le sue prese di posizione, eppure resta immenso, multi sfaccettato, umile e divino, forse perché concordo in pieno con la sua idea di fruizione della letteratura:
…giudico la letteratura in modo edonistico. Vale a dire, giudico la letteratura secondo il piacere o l’emozione che mi dà. J. L. B.