Recuperare lo storico del cinema attraverso i classici. Multisala e cinema di periferia a confronto.

Creato il 08 febbraio 2014 da Manuela Bonci
  Vedere in cartellone un classico del passato é cosa abbastanza rara oggi, a meno che il classico sia stato rivisitato in chiave moderna, o che si tratti di un remake, di un restauro, di un adattamento in 3d o di un'aggiunta di effetti speciali inediti... Cosa rara appunto, ma un po' meno rara è assistere alla programmazione di evergreen cinematografici in una saletta di periferia. Il classico cinema parrocchiale o del paesino di provincia insomma. Rischiare di perdere la memoria artistica abbandonando i cult che hanno fatto la storia del cinema e che hanno raccontato di culture, di generazioni, di società, magari proprio della nostra, sarebbe un vero peccato. Del resto, recarsi al cinema per vedere una pellicola fresca di uscita, appena sfornata dalla moderna macchina cinematografica è un fatto scontato, ma sarebbe bello, ogni tanto almeno, recarsi al cinema, magari portandoci i figli (o i nipoti... perché no?), per ri-vedere quelle pellicole che meritano di far parte della nostra memoria storica.Sono importanti quindi i classici per una sala cinematografica oggi? Che tipo di pubblico potrebbero richiamare? Con quanta frequenza si potrebbero inserire in cartellone opere d'epoca?    Pensando ad un teatro che alterna solitamente opere moderne, ai musical, alla prosa, alla lirica o al balletto, e che proprio per la prosa, la lirica o il balletto occorre spesso prenotare il biglietto anticipatamente per il notevole richiamo di pubblico, così verrebbe da supporre che lo stesso potrebbe valere anche per una sala cinematografica. Lo fanno, in pochi, ma lo fanno. Cinema all'aperto nel periodo estivo, salette parrocchiali, cinema di periferia o vecchie sale di proiezione da circoletto privato, sono loro a proporre cinema d'essai o rassegne a tema, e l'occasione si presenta golosa al buon cinefilo dall'olfatto fine. Ma il grande pubblico, quello da multisala del sabato sera almeno, tra quegli spettatori non c'è. Peccato. I più giovani potrebbero accostarsi in modo leggero ed interessante ai classici del passato. In un periodo di crisi economica, di crisi di idee, di crisi di autorialità, e del grande proliferare di prodotti in serie scopiazzati da game o manoscritti di scarsa qualità tenuti buoni per i periodi di magra, sarebbe cosa proficua che si rispolverassero gli evergreen.    Restituire un po' di spazio ai registi del neorealismo per esempio, ridare voce agli interpreti del dopoguerra o far rivivere i cult della storia del cinema accostandoli a film di ultima generazione, legati da un tema comune o da una stessa ricerca narrativa. Sarebbe possibile, e anche bellissimo. Il prezzo del biglietto ridotto per visioni pomeridiane o proiezioni mattiniere per scolaresche. Tutto si può fare, purchè lo si voglia. E a volerlo oggi sono gli appassionati e i critici raccolti in nicchie di periferia (ma non solo), che spesso si fanno promotori di iniziative degne di nota e che hanno il vanto di coinvolgere un pubblico inaspettatamente numeroso.

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 Per fortuna diverse città, particolarmente attive sul piano culturale, offrono interessanti momenti educativi con rassegne dedicate al cinema d'essai e a quelle pellicole classiche che vanno oltre il mero intrattenimento.
   Per mio conto andrei con piacere al cinema, in una modernissima sala, con coca e pop corn in mano, a scegliere dal cartellone se vedere Via col vento o Umberto D.