Recupero del Palazzo Barberini

Creato il 13 settembre 2011 da Witzbalinka

Lenti, si, quella era vera lentezza e nient’altro; dolorosamente incorruttibili passavano gli anni, e i soldati del tempo, come nelle novelle di Julien Gracq o Dino Buzatti, non finivano mai di marciare fuori dal palazzo, infestato a giudizio di molti da un numero eccessivo di fantasmi in continua collisione che rallentavano il tempo.

Passavano le decadi e i soldati non se ne andavano mai del tutto, ed era come se il circolo militare fantasma che continuava a privare i cittadini di Roma dell’uso della metà dell’edificio, che trasmette in maniera così stordente e bella il potere della seduzione e della massima gloria dell’effetto teatrale dell’architettura e dell’estetica tutta del Barocco, difendeva la persistenza della sua ingombrante presenza in quelle sale come l’unica garanzia davanti a forze invisibili di un minaccioso potere difficilmente descrivibile, situato molte volte nell’ambito dell’ineffabile.

Una minaccia così onnipresente, inafferrabile e inconsutile, che poteva provenire anche dal veleno delle api che formavano lo stemma araldico dei Barberini, come a simbolizzare l’implacabile potere distruttivo di una famiglia della quale si giunse a dire che fecero a Roma quello che non poterono fare i barbari.

Il miele, e a volte proprio il veleno, di queste api, onnipresente in una forma o nell’altra in tutto l’intorno urbano del palazzo, aveva senza dubbio prodigiosi effetti alchemici di trasmutazione della materia, poichè la distruzione dell’antico dio coincise con la creazione di una fastosa città nuova, prodotto di tempi traboccanti di fiducia in sè stessi, fondamentale per avere il coraggio di competere con successo e senza difficoltà con le meraviglie dell’epoca classica.

Questa probabilmente era anche l’intenzione di papa Urbano VIII (massimo pontefice tra gli anni 1623 e 1644) che ordinò la costruzione di Palazzo Barberini (http://www.ticketeria.it/barberini-eng.asp) due anni dopo la sua elezione a capo della Chiesa, chiedendo a terminarlo in un tempo record di cinque anni.

E’ chiaro che la minaccia invisible dalla quale, molto improbabilmente, siamo stati protetti da quei soldati spettrali che hanno finalmente abbandonato l’edificio per la contentezza di romani e visitatori, che possono finalmente visitare per intero i 5000 metri quadrati del palazzo, può essere occultata da uno degli effetti turbatori di illusionismo ottico impiegato nel monumentale espediente del tetto del Gran Salone della pianta nobile del palazzo, o nel buco di una delle due impressionanti scalinate del Bernini (la principale, a sinistra, monumentale trionfo delle forme rette) e del Borromini (a destra, ipnotica celebrazione ovale dell’abisso del vortice della vita), i quali furono testimoni del terribile e duraturo confronto tra i suoi creatori, due dei più colossali creatori di forme di tutti i tempi. Soltanto per vederle e percorrerle in entrambi i sensi, varrebbe la pena visitare il Palazzo Barberini più volte possibili nell’arco di una vita.

Paul Oilzum

Il palazzo ospita inoltre una delle più importanti pinacoteche europee, dove brillano di luce propria quadri di Raffaello, Tintoretto, Il Greco, Tiziano, Caravaggio, Holbein e Guido Reni, oltre ad altri grandi maestri. Rimpiazza i soldati nelle sue sale e proteggi l’arte dai pericoli e i rigri del mondo, quando affitterai appartamenti a Roma

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Tradotto da: 2Z
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