Reddito di cittadinanza: una grande invenzione dei Borbone

Creato il 03 aprile 2015 da Vesuviolive

Il dibattito sull’assegnazione di un eventuale reddito di cittadinanza da assegnare alla popolazione in condizioni di povertà, ha visto coinvolto in primis il Movimento Cinque Stelleche alla tutela delle persone bisognose ci tiene in particolar modo.

In Italia c’è troppa diseguaglianza economica e la maggior parte dei poveri che vivono in situazioni drammatiche e che vengono totalmente ignorati sono registrati al meridione.

Come ha scritto Gennaro De Crescenzo del Movimento Neoborbonico, sulla questione c’è chi pensa che in questo modo si avvantaggia il Sud e chi invece crede che si rischia di cadere nel solito gioco dei furbi.

In pochi però sanno che solo con il governo all’avanguardia e attento dei Borbone il Sud ha ricevuto le giuste attenzioni. Da una ricerca effettuata presso la Collezione delle Leggi e dei Decreti del Regno delle Due Sicilie sono spuntati numerosi assegni e sussidi messi a disposizione della popolazione in difficoltà economiche e con un reddito inesistente.

Con il decreto n.131 datato 4 gennaio 1831 si provvedeva a conferire un “assegno di disoccupazione per coloro i quali non possono assolutamente con il proprio travaglio sostenere se medesimi e la di loro famiglia”.

I sussidi potevano essere temporanei o perpetui per chi “per fisico impedimento non potrebbero mai più sostentarsi con il loro travaglio”.

A decidere se l’assegno doveva essere prolungato per altro tempo senza diventare frutto di inerzia era la Commissione la quale dava preferenza a giovani orfani o abbandonati, vedove con figli in tenera età, vecchi, ciechi, individui isolati e tanti altri ancora.

La Commissione disponeva inoltre di un fondo speciale che veniva utilizzato in caso di “soccorsi urgenti”. La discrezione era cosa importantissima e l’identità di tutti coloro che avevano diritto all’assegno restava segreta: “considerando esservi degl’individui o famiglie di tali condizioni che aborriscono il far manifesta la propria indigenza, la Commessione assumerà a sé il pietoso ufficio di ricercarle e conoscerle in modi occulti e diligenti onde prestar loro il soccorso che meritano con l’obbligo di custodire segretamente quelle notizie”.

Ma non finisce qui perché tutti i richiedenti che erano insoddisfatti della scelta presa dalla Commissione avevano la possibilità di presentare anche un ricorso.