Con l’articolo di oggi riprendo in mano questo tema così importante anche perchè mi sono posto il dubbio che qualcuno tra i nuovi lettori del blog possa essersi chiesto se la possibilità di produrre entrate passive sia effettivamente realistica oppure poco più di un mito e, nel caso, quali possano essere le strade ed i veicoli per ottenerle.
Senza voler illudere nessuno sull’esistenza di un fantomatico colpo di bacchetta magica (leggasi metodiche miracolistiche che permettano di diventare milionari senza lavorare nel giro di poco tempo), la mia testimonianza è tuttavia quella di chi le strategie per produrre REDDITO PASSIVO e “far lavorare il proprio denaro per sè” non solo le insegna durante il corso INTELLIGENZA FINANZIARIA (prossima edizione 17/18 febbraio a Reggio Emilia, ultimi posti ancora disponibili) ma soprattutto le applica con crescente interesse e successo da anni.
Diciamo quindi come prima cosa che produrre reddito senza lavorare è assolutamente possibile e il punto di partenza, per banale e ovvio che possa sembrare è … quello di decidere di volerlo fare!!
In effetti, la maggioranza delle persone non riuscirà mai a raggiungere tale obiettivo in quanto non si è mai fermata a riflettere sulla meccanica che lega il proprio lavoro al reddito conseguente e così facendo si auto-condanna a dover ripetere per tutta la vita la propria routine professionale fino all’agognato traguardo della pensione, con i tempi che corrono questo si ormai diventato molto più un mito o una chimera rispetto alla realtà del passato.
Illuminante in tal senso fu per me la “storia dei secchi e dell’acquedotto” che ho già raccontato in un vecchio post e che puoi trovare anche nel libro “I Quadranti del Cash Flow” di Kiyosaki.
Possiamo attivare fonti di reddito passivo in più modi ed in particolare possiamo “acquistarle” se già in possesso di una certa disponibilità finanziaria oppure “crearle” ed in tal caso avremo bisogno di dedicare tempo, competenze ed energie alla loro costruzione.
Fanno parte delle fonti di reddito passivo acquistabili gli immobili da mettere a reddito affittandoli, gli investimenti finanziari come azioni, obbligazioni, ETF etc. e le porzioni di attività commerciali gestite da terzi.
Fanno invece parte delle fonti di reddito passivo da creare in prima persona tutte le opere dell’ingegno e le proprietà intellettuali come i brevetti, i diritti d’autore di libri o musica, lo sviluppo di software da concedere in licenza d’uso, la concessione del proprio marchio o delle proprie metodologie a fronte di royalty ricorrenti, i business automatizzati e le stesse attività commerciali da noi stessi prima sviluppate e poi vendute a terzi o di cui si rimane proprietari ma non più soci operativi.
Come già scrivevo in un altro mio vecchio articolo che potresti trovare interessante per completare questo discorso (clicca qua per leggerlo), la qualità e la quantità delle fonti di reddito passivo attivate fanno la differenza in relazione sia al denaro che se ne può ricavare che al tempo effettivo che dobbiamo impegnare per mantenerle attive.
Se infatti quasi tutte le fonti di reddito passivo un minimo di attenzione e di tempo la richiedono comunque, è pur vero che l’impegno richiesto dal riscuotere degli affitti e sbrigare le inevitabili grane ricorrenti oppure dal seguire i propri investimenti finanziari per un’oretta di tempo alla settimana, comodamente seduti in poltrona a casa propria con il computer sulle ginocchia, sono davvero ben poca cosa se paragonati alle 40 o più ore alla settimana altrimenti dedicate alla propria professione.
Come insegno sempre ai miei allievi del corso INTELLIGENZA FINANZIARIA, un altro aspetto importante da considerare nel organizzare la propria vita attorno alla creazione o all’acquisto di fonti di reddito passivo è anche dato dal fatto che “il denaro e il guadagno non sono tutti uguali” e con questo mi riferisco al cruciale aspetto della fiscalità e delle spese connesse alla creazione di reddito.
Se infatti un artigiano o un commerciante possono con relativa semplicità incassare anche più di 1.000 € in una singola giornata di lavoro, occorre tuttavia considerare che su quello stesso incasso gravano costi importanti (acquisto della merce da rivendere e costi di esercizio dell’attività come affitto dei locali, consumi, compensi a dipendenti e collaboratori etc.) e che sull’utile netto rimanente tra un balzello e l’altro il fisco se ne porta poi via la maggior parte. Ecco così perchè anche un’attività apparentemente estremamente florida spesso si traduce in ben poco denaro spendibile per il titolare della stessa che, oltre al sentirsi una costante e pesante responsabilità sulle spalle, solitamente dedica al proprio lavoro molto più delle famose 40 ore a settimana dei lavoratori dipendenti.
Prova ora invece a pensare ad una somma di denaro anche molto inferiore ai 1.000 € a giornata di cui sopra ma indenne o quasi da costi accessori in quanto ottenuta a fronte di diritti d’autore, come incasso da una locazione oppure come plusvalenza da un’operazione di trading in azioni o ETF e sul cui incasso si paghi solo un’aliquota standard staccata dal cumulo della dichiarazione dei redditi (ad es. il 20% per le plusvalenze azionarie o il 12,5% per quelle ricavate dai BOT), fai presto a comprendere come in questo caso il denaro spendibile prodotto dalle fonti di reddito passivo sia decisamente più interessante.
Come dicevo poco sopra, “il denaro e il guadagno non sono tutti uguali” e il reddito passivo vince nettamente il confronto con il reddito da lavoro anche sotto questo punto di vista.
Smettiamo tutti di lavorare quindi?
Beh, certo che no.
Premesso che si lavora non solo per il denaro ma anche per altri motivi tra cui la realizzazione di sè, la crescita personale, il contribuire al miglioramente della vita delle altre persone etc. penso tu possa aver compreso come sia acquistare che tanto più creare le proprie fonti di reddito passivo rappresenti comunque un impegno nel presente anche se finalizzato ad una crescente futura libertà personale.
Il traguardo finale non è quindi tanto la ricchezza o il non lavorare mai più bensì l’aumento della propria libertà personale ed in particolare della propria possibilità di scegliere come utilizzare il proprio tempo, se al lavoro o ad altro scopo e, nell’ambito del lavoro, a cosa e quanto dedicarsi.
Oggi personalmente guadagno di solo reddito passivo molto di più di quanto guadagnassi a livello complessivo 5 anni fa e, ti assicuro, la differenza nella qualità delle scelte che mi posso permettere e nella diminuzione di stress si sente tutta.
Se me lo permetterai, sarà mio piacere e privilegio continuare a farti da Coach in questo percorso così importante e affascinante.
Roberto Pesce