Referendum: ciò che importa (per me)

Creato il 12 giugno 2011 da Ilgrandemarziano
Lo confesso (ed è il motivo per cui non ne ho parlato fino a ora): non mi interessa un accidente se vincono i SI o i NO. Nella maggioranza dei casi i referendum sono battaglie - sì - spesso importanti, ma assumono sempre i connotati di strumenti di lotta politica e, trattando sovente di questioni molto tecniche, alla fine vengono malamente semplificati a beneficio della sollecitazione emozionale dell'elettore che così può trovare facilmente identificazione nella battaglia che il politico dice di fare per lui. Inoltre non credo che in fin dei conti quelli proposti stavolta siano quesiti tali da cambiare sul serio in maniera significativa la vita dei cittadini, come al contrario sono stati altri referendum nella recente storia d'Italia. Penso a quello sul divorzio, quello sull'aborto, quello davvero storico sulla monarchia/repubblica, ma anche - per esempio - quello sulla fecondazione assistita, andato tristemente deserto.
Del resto sono convinto che il nucleare in Italia non riuscirebbero a farlo in ogni caso. Ci sono molti altri motivi in grado di mettere i bastoni tra le ruote del nucleare italiano, TAV docet. In secondo luogo ho la tendenza a ritenere (magari sbagliando) che l'acqua finirebbe per essere gestita in un modo non molto dissimile da quanto viene già fatto adesso. In fondo ci sono già state numerose "privatizzazioni" tra le aziende municipalizzate che gestivano l'acqua pubblica fino a pochi anni fa, ma non so se qualcuno si è accorto della differenza. Altra faccenda - mi rendo conto - è quella circa la remunerazione dell'acqua, che sembrerebbe implicare la possibilità concessa alle ditte private che gestiscono i servizi, di aumentare le bollette agli utenti senza l'obbligo di reinvestimento dei capitali, quindi al solo scopo di lucro. Orbene, il fatto che si possa guadagnare (il giusto) a fronte dell'erogazione di un certo tipo di servizio, non mi pare a priori uno scandalo, anche per un bene primario come l'acqua. Altrimenti chi glielo fa fare ai gestori? Da quello che ho letto a riguardo, tra le altre cose non sembra che questo aumento possa essere applicato in maniera indiscriminata, come paventato in giro, ma solo in ragione del 7% (una tantum?) che non è certamente poco, ma che in fin dei conti - per esempio - cambierebbe di soli 7 € una bolletta di 100 €. E per un paese di fortissimi consumatori (leggi spendaccioni) di acqua minerale in bottiglia, mi sembra una battaglia che ha perlomeno un retrogusto vagamente paradossale. Infine il legittimo impedimento, referendum evidentemente formulato ad hoc a beneficio (anzi, a maleficio) del caro Presidente del Consiglio. Pensate che il nostro non abbia già pronta nel cassetto della sua scrivania di Palazzo Grazioli tutta una nuova serie di norme per cercare di pararsi le chiappe dai tentativi dei giudici di applicare la Legge e fare giustizia? La mia sensazione dunque è che il legittimo impedimento sia per lui poco più di un prurito in mezzo alla schiena, di quelli che non ci si riesce bene ad arrivare. Quindi secondo me alla fine il punto non sta nella vittoria dei SI.
Quello che mi importa, invece, è la proiezione nel cielo di un segno dell'inversione di una tendenza in atto ormai ininterrottamente da sedici anni a questa parte. Pensate che questo periodo, proprio sedici anni, sia casuale? Non vi suggerisce niente? Per questo ciò che vorrei da questo referendum è la prova tangibile di un cambiamento all'interno della coscienza collettiva del tessuto sociale del paese, una sbuffata e un colpo di reni, il distacco del culo dal divano vista TV, la rinuncia al pic-nic domenicale al centro commerciale. Mi piacerebbe avere la dimostrazione che i cittadini hanno (di nuovo) voglia di credere e interessarsi in qualcosa d'altro, oltre che ai polpacci di Ibrahimovic e all'accumulo dei punti sulle tessere sconto, anche magari in una cosa chiamata politica, perché interessarsi di politica significa dimostrare di avere a cuore la propria esistenza in una dimensione collettiva. Mi basterebbe riconoscere un sintomo che sentono di nuovo il bisogno di riconoscersi nello Stato e l'importanza degli strumenti che lo Stato concede loro per esserne coinvolti come parte attiva, che hanno (forse) compreso che l'indifferenza porta all'incuria e l'incuria conduce alla rovina. E dunque, comunque sia, per un futuro diverso o uguale, non importa, vogliono tornare a esercitare il loro diritto a essere davvero liberi. Perché libertà è partecipazione ed è nella partecipazione che la libertà diventa democrazia. Così, quello che stavolta conta davvero, per me, è (solo) che venga raggiunto il quorum, perché mi piace pensare che tutto questo, in ultima analisi, abbia qualcosa a che fare con una rinnovata modalità di intendere il proprio futuro, il proprio interesse, il proprio destino come qualcosa di legato a quello di tutti gli altri. Qualcuno ha l'ardire di pensare che c'entri perfino la speranza.

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