Il quesito riguarda la durata delle autorizzazioni a esplorazioni e trivellazioni dei giacimenti già rilasciate. Soddisfatti i governatori delle nove regioni che hanno fatto fronte comune nella battaglia
La Corte Costituzionale ha dichiarato ammissibile il referendum sulle trivelle: come riporta l’Ansa, il quesito riguarda la durata delle autorizzazioni a esplorazioni e trivellazioni dei giacimenti già rilasciate. A proporlo sono nove Consigli regionali. Questo stesso quesito era già stato dichiarato ammissibile dalla Cassazione.
REFERENDUM TRIVELLE, VIA LIBERA DALLA CORTE COSTITUZIONALE
In particolare oggi il consiglio regionale del Veneto ha approvato all’unanimità la proposta dell’ufficio di presidenza di ricorrere alla Consulta per conflitto di attribuzione sul caso delle previsioni normative, comprese le autorizzazioni concesse dallo Stato, sulle trivellazioni e ricerca di pozzi petroliferi o giacimenti di gas naturale. Il presidente del consiglio regionel veneto, Roberto Ciambetti, ha dichiarato: «Voto compatto e unanime. Il Consiglio ha dato mandato a me e al consigliere Graziano Azzalin di continuare a operare per la salvaguardia delle richieste referendarie deliberate dal Consiglio stesso sollevando anche uno o più conflitti di interessi davanti alla Consulta nel caso in cui si riscontrasse la menomazione delle prerogative attribuite dalla costituzione al Consiglio stesso».
REFERENDUM TRIVELLE, UN SOLO QUESITO AMMESSO
I quesiti referendari proposti erano in tutto sei. In un primo tempo l’Ufficio centrale presso la Corte di Cassazione li aveva accolti tutti. Ma il governo ha introdotto una serie di norme nella legge di Stabilità che hanno messo mano alla materia, ribadendo il divieto di trivellazioni entro le 12 miglia mare. La Cassazione ha dovuto quindi nuovamente valutare i referendum e a quel punto ne ha ritenuto ammissibile solo uno, il sesto: il quesito riguarda nello specifico la norma che prevede che i permessi e le concessioni già rilasciati abbiano la «durata della vita utile del giacimento».
REFERENDUM TRIVELLE, CAMPAGNA DI 9 REGIONI
In un primo tempo le Regioni promotrici erano dieci, ma nei giorni scorsi l’Abruzzo ha scelto una diversa strategia e ha abbandonato la campagna referendaria.
REFERENDUM TRIVELLE, SODDISFAZIONE DEI GOVERNATORI
Dopo la decisione della Corte Costituzionae non si sono fatte attendere i commenti dei rappresentanti dei quesiti referendari. «È un’altra vittoria delle Regioni, degli enti locali a difesa dei principi costituzionali e dei diritti dei cittadini, della leale collaborazione tra istituzioni delle Repubblica. Non c’è uno Stato centrale che ama l’Italia e un territorio che la odia. L’interesse strategico di un Paese, con lealtà e trasparenza lo si costituisce insieme», ha affermato il presidente del Consiglio regionale della Basilicata, Piero Lacorazza, Pd. La Basilicata è stata regione capofila della battaglia. «Dopo il il dietrofront del Governo e del Parlamento – ha detto ancora Lacorazza – che, per effetto dei tre quesiti referendari, hanno già modificato parte delle scelte contenute nella legge sullo ‘Sblocca Italia’ la decisione della Suprema Corte di ammettere il sesto quesito è un altro passo avanti molto importante». «Non è finita – ha concluso il presidente Lacorazza – poiché riteniamo che vada messo un punto fermo: ripristinare il Piano della Aree per la ricerca e la estrazione ma soprattutto definire una nuova strategia energetica nazionale, in linea con le decisioni assunte a Parigi Cop21».
REFERENDUM TRIVELLE, EMILIANO: «FESTEGGEREMO CON UN CORTEO DI AUTOMOBILI»
Michele Emiliano, governatore della Puglia, esulta per il risultato: “Per festeggiare organizzerei un corteo con le automobili. Renzi dev’essere contento perché quando il popolo irrompe sulla scena della democrazia, chi è iscritto al Partito democratico dev’essere contento per definizione. La campagna referendaria contro le trivelle, comincia subito».
(Photocredit copertina: SERGEI SUPINSKY/AFP/Getty Images)
Fonte: Giornalettismo