Reggio ai fratelli migranti: “figli miei…”

Creato il 06 luglio 2014 da Paplaca @paplaca

di Ada Romito
Reggio Calabria, 5 luglio 2014Sono 834 anime. 834 fratelli e sorelle. Chissà cosavranno pensato, ieri mattina, nel guardare lo Stretto e Reggio, primo lembo di terra ferma ad accoglierli dopo una terribile navigazione. Forse nulla, perché quando fuggi dalla tua terra perché hai paura di trovarvi la peggiore delle morti, quando ti senti in salvo non hai voglia di pensare a cosa ti circonda.Forse, sballottati tra un paio di braccia ed un altro, avranno chiuso gli occhi sognando il letto di casa propria, desiderando quella sensazione di protezione che chissà quanto tempo prima hanno perso.Reggio ieri ha aperto ancora una volta le sue porte. Attorno al porto cittadino nel quale è giunta la nave San Giorgio con gli 834 fratelli venuti da lontano si è assiepata la mia città con le braccia tese verso quelle tante storie di infinita disperazione ma anche di coraggio. Reggio ha donato i suoi occhi ed il suo sorriso a quegli occhi che aspettavano avidamente umanità, primancora che pasti o indumenti. Col coraggio della consapevolezza e dellamore, la mia città si è svegliata presto, quasi a chiamare uno per uno per nome quegli uomini, quelle donne, quei bambini, quasi a volersi accertare che scendessero dalla nave tutti sui loro piedi.Perché quei fratelli hanno tutti un nome, una vita, una storia; ed è così facile cadere in banalità quando ci si interroga (e ci si dispera) sulla necessità di cambiare tutto e fuggire via, quasi a volerla stracciare la propria storia di essere umani perché si rischia altrimenti di non esistere più…Fuggire per vivere; fuggire per esistere. Non mi viene in mente nulla di più crudele quando penso alla condizione umana. Dover rinunciare a tutto per poter continuare a respirare. Compiere viaggi mortali per avere la speranza di sopravvivere. E, questo, un ricatto assurdo e terribile al quale spesso non ci si può sottrarre, pena la cancellazione dal mondo.Fuggire e lasciare stanze, altre persone, progetti, sogni, identità: tutto. Fuggire come se un domani non ci fosse. Fuggire distruggendo tutto quello che cera fino a ieri.Nessun indumento, dicevo, nessun piatto caldo potrà davvero lenire questo strappo. Conforterà, forse, e per un pole gambe smetteranno di tremare. Ma ecco che la mia Reggio ripercorre a piedi la sua millenaria storia, e stamattina parla a questi fratelli, carezzandoli uno per uno, come nuovi ed amati figli.Sentite anche voi la sua voce?
Figli miei, vorrei asciugarvi le lacrime ed abbracciarvi per non farvi più provar paura. Vorrei tanto, ma anche se sono grande ed anziana le mie mani non sono abbastanza grandi, le mie braccia non abbastanza lunghe. So che poi non potrete né vorrete restare tutti qui con me. Io sono così malata, adesso, che non basto a curare quegli altri miei figli, quelli che io ho partorito, i vostri fratelli nati dentro di me. E voi ben presto ve ne renderete conto e cercherete altro: ed è giusto così. Ma una cosa posso fare: quei miei figli nati dentro di me di mani forti e di braccia lunghe e cuori doro io ne ho tanti. Ecco, oggi sono tutti per voi: sono vostri fratelli, sono come voi. Più fortunati, certo, ma anche loro vivono tante piccole guerre quotidiane: fidatevi di loro, affidatevi a loro perché vi sapranno amare e capire dal primo momento, e non vi chiederanno di andar via, non vi diranno che siete di troppo, che non vi vogliono, anzi! Vi assicuro, perché bene li conosco, che non si daranno pace finché non vedranno che il peggio sarà passato, che le acque agitate saranno un ricordo e che siete al sicuro sulla terra ferma. Sapete, la mia vita è lunga e piena di cose. E qui dove adesso voi cercate riparo tanti come voi lo hanno cercato e trovato. Perché io non sono mai stata estranea, io sono di tutti, anche vostra. Figli miei appena giunti, non siete lontani da casa anche se le vostre case sono altrove; io posso essere, se solo lo volete, casa. Io sono una grande casa. "
Chissà se scendendo da quella nave i nostri fratelli questa bella ed antica voce lavranno sentita: io spero di sì. E se non lavessero sentita, perché la paura e la stanchezza sono troppo forti, sono certa che ogni parola lavranno comunque capita guardando le mani e gli occhi pieni damore dei reggini. Perché nelle mani, negli occhi e nel cuore della mia gente accorsa al porto stamattina si cela tutta la bellezza di una storia di fratellanza ed amore destinata a non morire mai.Benvenuti a casa, fratelli.
 Al Colonnello Cosimo Fazio, caduto in servizio il 15 agosto 2013 aiutando altri fratelli venuti da lontano. A Reggio, la mia città piena damore. Alla mia gente, che questo amore non lo scorda mai. Ai fratelli che fuggono e che arrivano.
(da Zoomsud.it)

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