Quante sconfitte abbiamo accumulato nella nostra storia....e quante ancora saremo costretti a raccontare.
Al principio degli anni novanta il Comune di Reggio Calabria fu sciolto e commissariato per dissesto economico legato ad un giro di tangenti; "la città dolente", "mafiopoli", si sprecarono le definizioni per indicare una stagione che chiudeva i conti con un'epoca segnata in carta carbone, allora ancora si usava, con il pentapartito.
La città era stata segnata da una spaventosa guerra di mafia con centinaia di morti ammazzati.
Sembra il paleozoico, invece sono passati poco più di venti anni e la nostra città sembra immobile.
In mezzo le speranze, il desiderio di cambiare, la primavera di Falcomatà, e le illusioni infrante dal potente ritorno della 'ndrina pacificata cui una politica succube e corrotta ha aperto le stanze dei salotti e delle istituzioni.
Ricordo quel periodo con nostalgia, sarà per avere lustri in meno o forse perchè tra assemblee, manifestazioni, fiaccolate e lotte sulla strada, molti di noi si resero conto che lo slogan "Lottare per restare, restare per costruire" che avevamo imparato nello scautismo, non era solo una parola d'ordine, ma diventava una prassi di vita quotidiana in grado di vincere i mali della nostra Terra
Oggi molti di noi sono andati via, alcuni sono tra le fitte schiere di consulenti prezzolati a migliaia di euro dalla Regione, pochi resistono con le unghie e con i denti, ma per dirla con l'arrotino di Vittorini, in giro coltelli da arrotare se ne contano sulla punta delle dita.
Non c'è più una comunità perchè non abbiamo memoria.
Abbiamo perso!