Si avvalevano di una fitta rete di complicità di diversi operatori dei Centri di assistenza agricola e di alcuni organi di controllo amministrativi e, grazie a queste complicità, secondo l'accusa, 30 allevatori hanno presentato una fittizia dichiarazione all'Agenzia per le erogazioni in agricoltura dalla quale risultava il possesso di centinaia di capi ovicaprini in realtà inesistenti o superiori alla realtà allo scopo di ottenere dal Servizio veterinario il codice ed il registro aziendale necessari per presentare le istanze di finanziamento.
Gli allevatori, in sostanza, dichiaravano capi di bestiame mai posseduti oppure in numero maggiorato per ottenere dal servizio veterinario il codice e il registro aziendale necessari per presentare le richieste di finanziamento.
Alcuni ispettori degli Uffici provinciali agricoltura incaricati dei controlli, inoltre, nel corso delle verifiche delegate dall'Agenzia per le erogazioni in agricoltura avrebbero attestato la presenza negli allevamenti di capi di bestiame mai posseduti dagli allevatori.
La complicità dei responsabili di alcuni Centri di assistenza agricola, infine, consentiva alla banda di ottenere l'inserimento nel Sistema informativo agricolo nazionale di domande di pagamento incomplete o riportanti dati palesemente falsi. I soggetti devono rispondere di truffa aggravata e falso ideologico commesso da privato in atto pubblico e da ufficiale pubblico in atti pubblici.
I militari dell'Arma stanno eseguendo anche un sequestro preventivo per equivalente di beni per un milione di euro circa, riferibile ai 25 indagati.