La propaganda ha raggiunto il culmine. I prefetti, la polizia, le organizzazioni del partito, le parrocchie compiono un lavoro eccellente. Gli elettori vengono inquadrati, incolonnati per recarsi alle urne, con bandiera in testa, ed è il parroco, spesso, ad aprire il corteo. La repressione contro gli oppositori è micidiale: vengono rastrellati tutti coloro che sono ritenuti capaci di turbare la regolarità delle elezioni e vengono eseguiti arresti preventivi. La corrispondenza e capillarmente controllata. I volantini e i manifesti dei comunisti che invitano di votare ”no”, oppure a non andare a votare e disertare la beffa del plebiscito degli altri antifascisti della Concentrazione, vengono sequestrati. Gli elettori, maschi, (le donne potranno votare solo dopo la Liberazione) devono rispondere alla domanda: Approvate voi la lista dei deputati designati dal Gran Consiglio nazionale del fascismo? Era l’anno 1929, nel febbraio vi era stato il Concordato tra l’Italia e il Vaticano: il regime fascista ottiene l’aperto consenso delle gerarchie ecclesiastiche e dell’Azione cattolica; nel marzo con le votazioni: il successo del plebiscito. I prefetti, oltre all’ordine perfetto, segnalano il fatto che si sono recati a votare cardinali, arcivescovi, principi di sangue reale, ufficiali superiori, notabili locali, senatori, deputati, confusi tra le masse inneggianti al regime, in una atmosfera sagristica. (Ricordo da un racconto di Tirella).
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A D U N U S I G N O L O
O tu che fuor di stuolo
Lamentando ten vai, caro usignolo,
Come alla sorte tua pari è la mia;
Ch’io pur sempre lamento,
E, nel mio duol contento,
Gioia alcuna non amo e compagnia.
In note melanconiche di pianto
A noi fu dato il canto
Che forse non può intendere la gente:
Ma se il mondo nol sente,
Ciò da noi non si cura,
Anime abbandonate alla natura.
In queste selve taciturne e sole,
Ove a tutti una mesta ombra ci vela,
Non udita morrà la tua querela,
Morran le mie parole.
-Agostino Cagnoli-
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