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REGINA DI FIORI E RADICI – una rivisitazione femminista del mito di Ade e Persefone

Da Bambolediavole @BamboleDiavole

Dopo questa pausa estiva c’è un libro in particolare che vorrei raccontare: si tratta di Regina di Fiori e Radici, una rivisitazione del mito di Persefone e Ade. L’autrice, Laura MacLem è una scrittrice fantasy italiana che, tra toni ironici ed epici, ci accompagna nel ripensare un classico in chiave femminista.

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Il mito di Persefone e Ade che fino ad oggi ci è stato proposto è (molto sinteticamente) questo: Persefone è la figlia di Demetra e del fratello Zeus (di fatto figlia di una violenza, visto che Zeus nella mitologia classica è un bruto che si avventa su qualunque donna, dea o ninfa gli capiti a portata (letteralmente) di mano, consenziente o meno). Demetra è la dea delle messi, è la madre terra; Ade, suo fratello, è il dio dell’oltretomba. Ade si invaghisce della giovane Persefone, la rapisce e la porta negli Inferi, dove la sposa contro la sua volontà. Mentre Persefone è sua prigioniera, Demetra non si preoccupa più della terra, ma solo di cercare sua figlia, e nel mondo è carestia. Nel frattempo Ade inganna Persefone e le offre un melograno; lei ne mangia sei chicchi e questo la legherà agli Inferi per sempre. A causa delle sofferenze patite dagli uomini, Zeus interviene per mettere pace tra Ade e Demetra e insieme decidono che Persefone trascorrerà sei mesi negli inferi con Ade e sei mesi in superficie con sua madre; la tristezza della madre durante la sua assenza porta l’inverno, la sua felicità al ritorno della figlia, la primavera. Persefone in tutto questo è un pacco postale che viaggia da sopra a sottoterra.

Laura MacLem ribalta la situazione e ci racconta una giovanissima Persefone che cresce e… decide per sé. Ci racconta una storia diversa, dove la protagonista non è un pacco: è una persona. È una giovane che scopre l’amore e scopre il sesso, è una donna che sa cosa vuole e sceglie per sé, senza che siano altri a decretarne il destino. E ci racconta un dio degli Inferi ben diverso dal bruto tutto d’un pezzo al quale si è abituati a pensare.

E poi la seconda novità, il registro con cui il romanzo è scritto: l’autrice alterna un registro epico a uno scanzonato, rendendo impossibile staccare gli occhi dalla pagina.

Insomma, un romanzo pieno di sorprese.

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Entusiasta di questa lettura, ho intervistato l’autrice, Laura MacLem, che ringrazio per la sua gentilezza e disponibilità!

Come è nata l’idea di questa rivisitazione del mito di Persefone e Ade?

 La mitologia classica mi ha sempre appassionata. Fa un po’ parte della cultura di base di tutti noi, anche di chi non l’ha studiata a scuola: da Ercole a Zeus, da Afrodite all’Odissea, ne siamo un po’ tutti impregnati. È un mondo pieno di fantasia e al tempo stesso umanissimo, concreto, così vicino a noi che sembra di poterlo toccare. Scriverne è qualcosa che pensavo da un pezzo di fare.

C’era un solo problema: non riuscivo a farmi andare giù la morale dell’epoca. Questo mio limite non mi permetteva di trattare adeguatamente alcuni dei miti che amo di più, perché veicolano messaggi che sarebbero inaccettabili per un lettore del 2015. Penso che a scuola tutti abbiamo studiato quanto fosse maschilista la società greca e quanta poca libertà lasciasse alle donne, e le dee non facevano eccezione (piccolo appunto: la democrazia greca in età classica non è mai stata inclusiva: tra gli altri, le donne erano escluse dal diritto di voto, NdR). Sottomesse agli dèi consorti, limitate, spesso umiliate fisicamente e moralmente, pur essendo protagoniste di miti davvero affascinanti, non riuscivano ad appassionarmi, se viste come personaggi. Anche divinità indomabili, quali Artemide o Atena, di fatto conservano la loro indipendenza al prezzo di sacrificare la propria sessualità; cosa che nessuno dio, nella stessa situazione, aveva bisogno di fare.

Poi, mentre mi interessavo di tutt’altro, il mito di Persefone ha cominciato a capitarmi sotto gli occhi, con un’insistenza singolare.

E, tra le righe, mi sembrava non essere proprio quello che le apparenze volevano farlo sembrare…

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Certo è che entrambi i protagonisti, non solo Persefone, ma anche Ade, rompono decisamente lo schema “io Tarzan, tu Jane” che generalmente regolano i rapporti tra uomini e donne nella mitologia classica. A cosa ti sei ispirata per farli nascere? 

Al mito stesso! Nelle sue versioni più antiche non si trova traccia di violenza o di costrizione, ma soltanto di un amore così potente da cambiare il mondo. Perfino nel mio ostentato cinismo, devo ammettere di essere rimasta affascinata da questa divinità potentissima e temuta, definita da Omero ‘il più odiato degli dèi’ (non a torto, verrebbe da dire), che si innamora di una giovane dea fatta di vita, di luce e di fiori, e che decide di passare l’eternità soltanto con lei.

La dea Persefone era estremamente amata e popolare, non solo in Grecia ma anche in Sicilia, proprio per questa sua capacità di riportare la vita nel mondo, quando sembrava che tutto fosse morto e spento; e Ade, dal canto suo, è il sovrano inflessibile e inesorabile, ma mai ingiusto, che tiene separato il regno dei morti da quello dei vivi – rendendo, di fatto, un servizio non da poco al genere umano.

Come dire, è uno sporco lavoro, ma qualcuno deve pur farlo.

L’unione di queste due divinità – questi due personaggi – non poteva essere come tutte le altre, cioè nettamente sbilanciata a favore del maschio; entrambi hanno un ruolo fondamentale per mantenere l’equilibrio del mondo. Il loro rapporto non poteva che essere diverso.

Ade stesso non poteva che essere diverso, rispetto alle divinità ‘positive’ che governavano il regno dei vivi.

È come la copia in negativo di tutte le caratteristiche dell’Olimpo: ed essendo queste caratteristiche non troppo lusinghiere – gelosia, violenza, tradimenti, crudeltà, puerilità; gli dèi dell’Olimpo sono famosi per essere tutto tranne che modelli di comportamento – Ade è diventato il dio più odiato dai vivi, ma anche il grande amore della dea che ai vivi permette di esistere. Sono complementari, hanno bisogno l’uno dell’altra.

Per farla corta: la mia Persefone è troppo intelligente per mettersi con un bruto, o addirittura per farsene sottomettere. E il mio Ade rispecchia quello che ritengo sia un uomo adulto, una persona che ha maturato consapevolezza di sé, dei propri diritti e delle proprie responsabilità: come divinità, come eroe, come uomo, come compagno. Anche se nemmeno questo basta a conferire la palma dell’infallibilità.

Con questo personaggio vorresti lanciare un messaggio alle tue giovani lettrici e lettori?

Non amo molto le storie dove l’autore vuole lanciare un messaggio o fare la morale, soprattutto perché non esistono due persone che leggono lo stesso libro: quello che per me è fondamentale e irrinunciabile può non esserlo per la persona accanto, la quale troverà altri elementi che ritiene fondanti, rispetto ai miei. In questo senso condivido completamente il pensiero di Eco: “l’autore dovrebbe morire dopo avere scritto. Per non disturbare il cammino del testo.”

A parte questo, ovviamente l’intero romanzo è nato perché desideravo moltissimo trasmettere, oltre a una storia che spero possa piacere, anche il mio pensiero. Nessuno è perfetto, e io men che meno…

Quella che ho cercato di scrivere è stata una storia di libertà: non la ribellione di chi vuole averla vinta, ma la decisione di qualcuno che ha la forza di mettere un punto e alzarsi per affermare il proprio diritto a scegliere la vita migliore per se stesso. È la ricerca non di una vittoria, ma di una soluzione. Persefone non vuole vincere su nessuno, non ha un nemico da sconfiggere. A un certo punto del romanzo il suo pensiero è “Non ho mai voluto incutere paura, o soggezione. Non ho mai voluto impormi, perché sapevo cosa sarebbe successo, se mi avessero costretta a farlo.”

Penso che tutti noi sappiamo di possedere un’energia interiore molto più grande di quella che le persone attorno a noi crederebbero. In un certo senso, Regina di fiori e radici è la storia di una persona che quell’energia deve decidere di tirarla fuori.

E non smette più di farlo.

Quanto è Bambola&Diavola la tua Persefone? (per noi ha già un posto nella nostra gallery!)

Direi moltissimo! La mia Persefone, a un certo punto, ha fatto completamente di testa sua ed è sfuggita alla mia accurata pianificazione. Mi sono ritrovata a scrivere cercando di starle dietro, finché non ho capito che era inutile anche provarci: potevo solo seguirla… e alla fine sono arrivata dove voleva lei, non dove volevo io.

È una diavola del focolare nel vero senso della parola!

Dove troviamo i tuoi racconti e i tuoi romanzi?

 Ho un sito (www.stellascarlatta.com) dove tengo un archivio delle mie storie, aggiornamenti, novità, articoli di riflessione sul fantasy e su argomenti che mi hanno colpita.
Ho anche una pagina Facebook (https://www.facebook.com/pages/Laura-MacLem/100739534604?ref=bookmarks)

Hai progetti per il prossimo futuro? Quale altra avventura ci aspetta?

Ho la bocca cucita! :D

Scherzo, anche se non troppo. I progetti sono tanti, scrivere storie è la mia passione e ne ho sempre di nuove. Purtroppo in Italia il fantasy viene considerato un genere per bambini o per ragazzini, nel senso spregiativo del termine: è considerato intrattenimento di bassa lega, destinato a persone che non sanno apprezzare la ‘vera’ letteratura.

Ma, per dirla con le parole di Ursula K. LeGuin, molto meglio così: questo mi impedirà sempre di prendermi troppo sul serio, e mi permetterà di pensare solo a raccontare le storie che spero di poter condividere con i miei lettori.


Grazie Laura MacLem per questa bellissima intervista e in bocca al lupo per tutto! 


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