Regina nera, di Matteo Strukul

Creato il 22 ottobre 2013 da Rivista Fralerighe @RivFralerighe

Da Fralerighe Crime n. 8

Alla fine del primo romanzo della serie, La ballata di Mila, la guerriera dai dread rossi, chiusi i conti col passato, entrava a far parte  della Bounty Hunter European Guild, un’agenzia privata di cacciatori di taglie, ufficialmente inesistente. Ed è per conto della BHEG che Mila ritorna a cacciare, in questo secondo romanzo.

In un bosco del Trentino Alto Adige viene ritrovato il cadavere di una donna, privato degli occhi. Alla rossa il compito di catturare l’autore del delitto. Procedendo con le indagini, però, Mila scopre che tale efferato delitto è collegato al rapimento della figlia di Laura Giozzet, candidata premier del Partito delle Donne (!). Tale candidatura, a quanto pare, ha rappresentato nel panorama politico italiano una tale novità da indurre qualcuno a fare di tutto pur di frenare l’ascesa della possibile premier. Tra musica estrema, violenza, mitologia nordica, colpi allo scroto e torture varie, l’eroina nata dalla penna di Strukul si farà strada in una realtà allucinante e grottesca.

Ciò che davvero spicca, in questo romanzo, è il netto miglioramento stilistico di Strukul, che smussa alcuni aspetti un po’ troppo fumettistici del primo romanzo in favore di una scrittura molto più evocativa ed elegante, a tratti vagamente lirica.

Ma all’abilità nella scrittura e nella costruzione del plot (ritmo sempre alto, tanta azione, conflitto onnipresente) fanno da contrasto dei personaggi non sempre credibili. In particolare, mi riferisco a Mila e ai metallari maschilisti pagani. La protagonista della saga, purtroppo, mantiene delle caratteristiche da supereroe che ammazzano qualsiasi tentativo di renderla più uma-na. Per essere più chiaro al riguardo farò un esempio: la Sposa di Kill Bill, uno dei personaggi che hanno ispirato Strukul nella creazione della sua killer, quando viene messa alle strette si mostra fragile, fallibile, umana. La fallibilità, invece, è un qualcosa che non appartiene a Mila, per lo meno dal punto di vista “militare”, per così dire. Mai. Nemmeno nella peggiore delle avversità.

Tale mancanza mina i diversi tentativi dell’autore di mostrare un lato fragile della guerriera dai dread rossi, che resta quindi un pochino bidimensionale. La banda di metallari maschilisti sanguinari adoratori di Wotan (Odino) non mi ha convinto. Sarebbero stati bene in un contesto diverso, in una storia fine a sé stessa e un po’ surreale, fatta di violenza, azione e personaggi sopra le righe, ma stonano in un romanzo che intende fare denuncia su un tema reale come la violenza degli uomini sulle donne. Avrei preferito che l’autore optasse per degli antagonisti più normali, più legati alla realtà, come lo erano i ben riusciti mafiosi veneti e cinesi di LBDM e come lo sono gli altri antagonisti di Regina Nera. Che so, magari dei criminali dell’Est Europa, di quelli coinvolti nella “tratta delle bianche”, ovvero il traffico di donne costrette a prostituirsi in Italia. Sarebbe stato un bel modo di parlare della violenza degli uomini sulle donne, portando il discorso su un piano più ampio.

Il resto dei personaggi, in compenso, risulta ben costruito e credibile. Nel contesto spiccano Laura Giozzet e sua figlia Giulia, Edith e sua madre. Questi quattro personaggi danno vita a dei rapporti madre-figlia opposti, l’uno quotidiano e amorevole, l’altro oscuro e doloroso.

Tirando le somme, direi che:

- stilisticamente parlando, Strukul è migliorato molto.

- i cattivi sono riusciti meglio nel primo romanzo.

- Mila è cresciuta ma non ha ancora superato quella che è – a mio parere – la sua principale lacuna: l’infallibilità disumana (nel combattimento, e più in generale nelle missioni) che la contraddistingue.

- il tema della violenza sulle donne è interessante ed è giusto che se ne parli, ma in questo caso, forse, lo si è fatto in modo un po’ esasperato.

Aniello Troiano



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