E’ successo in passato che a margine di qualche invettiva contro esponenti del ceto dirigente particolarmente esuberanti, molto affermati, inspiegabilmente arrivati, io sia stata accusata di nutrire empi sentimenti di gelosia, frustrazione, invidia.
Allora non era vero … ma oggi… Oggi no, lo ammetto, oggi sono rosa da una stizzita acrimonia, da un livido astio per quell’incantevole quadretto di cari affetti, per quel bellissimo vincolo che combina amore, stima, fiducia, solidarietà, apprezzamento professionale, fedeltà e considerazione e che lega il nuovo presidente della Regione Puglia e la sua compagna, nonché sua addetta stampa, riconfermata nel delicato ruolo che ricopriva da undici anni.
E come non essere invidiosa di una donna oggetto non solo di sentimenti appassionati, ma anche di ammirazione per le sue inimitabili e irrinunciabili qualità intellettuali e lavorative: “Escludo che una amicizia protratta nel tempo, la comune militanza politica, la stima e la fiducia reciproca siano più o meno opportune di altri sentimenti umani non caratterizzati da vincoli giuridico-patrimoniali. La mia scelta dunque non è motivata da ragioni private, bensì esclusivamente professionali”, ha motivato così l’incarico affidato alla signora Laterza, il neo governatore.
Incurante della sociologia da scompartimento ferroviario o da rete di imbecilli che da sempre mette in guardia sui rischi che si trova ad affrontare qualsiasi relazione che mescoli imprudentemente pubblico e privato, affetto e lavoro, si tratti di imprenditori & Sons, Sandra e Raimondo, regista e attrice, fotografo e modella, e facendo supporre che il familismo amorale possa avere delle controindicazioni, che non sempre il trasferimento del presepe, del talamo o del Mulino Bianco in azienda, in studio, in bottega vada a buon fine. E ancora più incurante, addirittura insofferente della questione di inopportunità che è stata sollevata da tante parti: “E’ la legge che stabilisce i confini dell’opportuno e dell’inopportuno, soprattutto con riferimento a nomine fiduciarie di componenti dello staff”, il governatore ha ricordato che quello consegnato nelle capaci mani della sua fidanzata è un ruolo delicato, di assoluta fiducia, tanto che la stessa legge permette al governatore di assegnare questo ruolo senza concorso, in barba ad ogni considerazione sul conflitto di interesse oltre che su eleganza e bon ton. .
Eh si, sarà per invidia che mi sento di rimpiangere Andreotti se l’arroganza del potere autorizza Emiliano a commettere peccato due volte, da politico insensibile a quei valori esemplari che vorrebbero Cesare e pure sua moglie o compagna al di sopra di sospetti e comportamenti sconvenienti, da ex magistrato che in pieno delirio di offensiva impunità vuol persuaderci che il puro e semplice rispetto di leggi, comprese quelle ad personam, sia condizione necessaria e sufficiente a garantire liceità, legittimità, giustizia uguale per tutti.
E sarà per invidia che sono ancora più severa nel giudicare la rampante professionista – 4 anni di collaborazione a Repubblica, dal 2000 al 2004, undici come addetta stampa di Emiliano, giornalista dl 2009 e oggi tra i concorrenti di un concorso bandito dalla Regione Puglia per l’assunzione di 200 funzionari e il cui esito non è stato ancora reso noto – che ribadisce nello spirito del tempo la sua determinazione a conservarsi il posto: “Il mio lavoro è sotto gli occhi di tutti ormai da undici anni. Non intendo buttare a mare la mia vita professionale”. E non soltanto perché proprio il suo curriculum dovizioso di esperienze e successi potrebbe aiutarla a trovarsi un’occupazione altrettanto prestigiosa ma meno discutibile, in modo da riaffermare senza lasciar spazio a malignità, le sue qualità e la sua competenza. E non soltanto perché penso alle centinaia di giovani aspiranti giornalisti a iniquo compenso e all’eterna dannazione di un perverso precariato incrementato dal Jobs Act tra l’altro entusiasticamente decantato dal governatore, che non hanno la fortuna di innamorarsi ricambiati di direttori, redattrici capo, capi e presidentesse. Ma anche perché secoli di discriminazione non devono concedere a nessuna donna il vantaggio dell’oblio e la licenza di godere di privilegi, che a differenza dei diritti, sono sempre arbitrari, elargiti, disuguali e immeritati.