Lo studio, effettuato dal dottor Ruaidhri McCormack e i colleghi dott. M. Clifford e dott. M Conroy presso il Dipartimento di Medicina Palliativa del Milford Care Centre in Irlanda, ha valutato la letteratura scientifica tra il 1990 e il 2010, trovando 16 studi chiave. Gli autori, guidati dall’ European Association for Palliative Care (EAPC) , hanno cominciato delineando le definizio di eutanasia e suicidio assistico che emergevano da questi documenti. L’eutanasia è definita: «l’intenzionale uccisione da parte del medico di una persona attraverso la somministrazione di farmaci, su richiesta volontaria e competente di quella persona». Il suicidio assitito (PAS) è stato ulteriormente definito come «un aiuto intenzionale da parte del medico verso il suicidio di una persona attraverso farmaci auto-somministrati, su richiesta volontaria e competente di quella persona».
I ricercatori mostrano che la maggioranza dei medici si oppone all’eutanasia (in tutti gli studi esaminati tranne uno) e al suicidio assistito (in tutti tranne 2). Inoltre gli studiosi hanno domandato ai medici se praticherebbero queste azioni se venissero legalizzate. Solo un quarto di loro sarebbe disposto: il 25% per il suicidio assistito e il 23% per l’eutanasia. Uno dei maggiori fattori motivanti questa scelta è la religiosità, con i più religiosi meno inclini a considerare opportuna la morte assistenza o il supporto verso una sua introduzione nel Regno Unito. Altri fattori costantemente evidenziati sono l’efficacia delle cure palliative, capaci di ridurre notevolmente la sofferenza, limitando così la necessità di una morte assistita, la necessità di maggiori e più adeguate garanzie verso la morte assistita e l’idea che una professione che facilita questa pratiche non deve includere i medici. Lo studio -i cui risultati sono divulgati dal sito di ScienceDaily- è la prima revisione sistematica che studia specificamente l’atteggiamento dei medici del Regno Unito.