Regressioni del linguaggio

Creato il 27 aprile 2011 da Mcnab75

Mettiamoci d'accordo: chi legge più di un libro all'anno – in Italia viene definito “lettore forte” – a entra a far parte di una setta. Che lo voglia o meno.

Questa volta non parlo della consueta e un po' noiosa polemica sugli italiani che evitano i libri come se fossero portatori di qualche pericolosissima malattia, bensì degli effetti che la non-lettura provoca sulle persone.

Vi dirò di più: sto volando molto basso. Non intendo parlarvi di come leggere, fosse anche uno “stupidissimo” romanzo di genere, sia uno strumento eccezionale per accumulare cultura e conoscenza senza nemmeno rendersene conto. Non voglio raccontarvi che ho imparato più con l'autoapprendimento che non in anni di forzosa istruzione obbligatoria, inculcata da professori spesso stanchi, svogliati o sfiduciati.

No, parlo di puro e semplice linguaggio.

Esperimento: come distinguere una persone che legge da una che non legge? Semplice: analizzate i suoi SMS, oppure (meglio ancora) le mail che scrive.

A me capita spesso di ricevere messaggi di testo dalla forma/contenuto allucinante. Tra l'altro su un duplice livello: grammaticale ed espressivo.

Sarò diventato pignolo e rompiscatole, ma non ne posso più di leggere mail lavorative che sembrano scritte da bambini di nove anni, e che invece arrivano spesso e volentieri da persone che guadagnano il quadruplo di me e che hanno master costosi messi in bella vista tipo trofei di caccia.

Anche nei casi in cui il destinatario evita errori ortografici pacchiani, la forma espressiva è ridotta all'osso, impersonale e spesso limitata a monosillabi inespressivi.

Ripeto: sarà un limite mio, ma a ricevere certe stringatissime risposte mi vien voglia di mandare affanc*lo chi sta dall'altra parte dello schermo. Tentazione amplificata a dismisura quando suddette risposte arrivano come replica a mail articolate e dettagliate.

Sì perché io, quando si tratta di lavoro (o comunque di cose serie), tendo a schematizzare le proposte o i piani operativi, articolando in vari punti la faccenda in questione e cercando di soddisfare la controparte già in punto di partenza. Salvo poi ricevere spesso e volentieri un semplice “Ok” come risposta, oppure un “Ne rip.”, perché scrivere ne riparliamo tutto intero è troppo faticoso.

Per una volta me la sento di scagionare i giovanissimi, che quantomeno stanno inventando un loro metalinguaggio, magari non condivisibile, ma dotato di una certa complessità. Ma per il resto ho la brutta sensazione che, col moltiplicarsi dei media di comunicazione, diminuisca proporzionalmente la capacità di esprimersi. E forse questo è dovuto proprio all'abbassamento della cultura generale, alla morte della lettura come piacere/dovere.

Abbiamo spesso parlato di Internet come del mezzo che dà modo a tutti di esprimersi senza dover elemosinare l'intervento di un intermediario (editore, discografico etc etc), ma può anche diventare l'esatto contrario. Ossia, per assurdo, la morte del linguaggio. E dire che le prime avvisaglie c'erano già dieci e passa anni, fa quando in chat la frase più lunga era composta da quattro o cinque parole.

Non a caso io odio le chat e non utilizzo alcun programma di messaggistica istantanea, come Messenger, Skype o ICQ. Ne riconosco l'utilità, ma preferisco non limitare la mia espressività digitando in fretta e furia mentre faccio altro.

Questo pur rimanendo un convinto assertore dell'artigianalità delle parole. Con la mia (modesta) scrittura non intendo inventare nulla di nuovo, né lanciarmi in artistici esperimenti narrativi, bensì solo scrivere cose divertenti, cercando di farlo decentemente.


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