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Relativismo etico – Dai delitti in tribunale alle farneticazioni salviniane e lepeniane. E se il giudice diventa Facebook.

Creato il 09 aprile 2015 da Rosebudgiornalismo @RosebudGiornali
Corpus_Iuris_Civilis_02di Rina Brundu. Funziona così: la spari sempre un poco più grossa fino a fare abbastanza rumore, ottieni una qualche visibilità mediatica e poi la boiata iniziale, diventata nel frattempo una qualche “verità”, si trasforma nel tuo credo, quello con cui giustifichi l’impegno politico di una vita e ti ritieni finalmente arrivato. Con Matteo Salvini è successo proprio questo. Era il novembre 2014 quando – mercé le tante ospitate televisive, l’anti-renzismo scrisciante, il desiderio revanchista di un più nobile attivismo politico di destra mandato a pu**ane dal berlusconismo al tracollo, le felpe cool che fanno trendy – miracolosamente, il giovane segretario della Lega Nord depurata dagli scandali bossiani riesce a portare il suo partito al 9%.

Il meccanismo di cui all’incipit scatta immediato: le ospitate televisive si moltiplicano, le felpe pure, la conquista del Sud – stile Garibaldi polentone de noiartri – diventa hot-issue sulla busissima agenda, il commitment sociale lo mostri sul campo, meglio se campo Rom dove appostarti a fare cagnara occupando il tempo delle forze dell’ordine. A quel punto intuisci che il limite potrebbe essere solo il cielo, ti liberi dei potenziali avversari interni (vedi Tosi), fai leva sui compagni di cordata in palese difficoltà (vedi Berlusconi), martelli contro la croce-rossa governativa (vedi Alfano) e vai avanti come un bulldozer impazzito. La boiata adesso è in caduta libera, stile valanga mediatica, fino a che non riesci a trasformarla in una sorta di editto decadente proclamante la venuta necessità (l’imperativo categorico?) di radere al suolo i campi Rom. Non di chiuderli, non di gestirli in maniera seria e sostenibile, ma di “raderli” al suolo. Purtroppo la triste capitolazione è pure ad un passo: quando ti sei internamente convinto che il tuo limite è proprio il cielo, Facebook s’incazza e ti canna la tua pagina per 24 ore, fine della storia.

Sembrerebbe un brano tratto da un qualche racconto distopico post-moderno, post-digitale, neppure troppo serio, invece è il quadro di quanto succede oggidì nell’Italia renziana in balìa della crisi e di sé stessa. In balìa di un relativismo etico che sembrerebbe non avere nemmeno confini geografici se pensiamo anche soltanto alle farneticazioni del Jean-Marie Le Pen francese che, impunemente e senza vergogna alcuna, continua a definire “dettagli” l’orrore delle camere a gas hitleriane. Ma perché la Stampa continua a dare visibilità a questi personaggi? Cui prodest? Attirare qualche navigatore cannato e ruspante sul proprio sito-web è davvero più importante del costruire una società civile realmente degna dei tempi più liberati che abbiamo la fortuna, non il merito, di vivere?

Sullo sfondo del deleterio status-quo c’é naturalmente una lunga storia di insoddisfazione civile, di sfacelo e di corruzione politica che da un quarto di secolo circa ha determinato, tra le altre infauste conseguenze, un continuato svilimento dell’idea di rispetto che si deve alla magistratura. Non si contano gli articoli in Rete contra-giudici, non si contano le frasi fatte su quello che sarebbe lo stato della giustizia in questo paese (a questi personaggi augurerei di confrontarsi con il concetto di giustizia in paesi come l’India, l’Iran, ma anche in paesi come gli Stati Uniti), non si contano le dichiarazioni di politici collusi, corrotti, indagati, contro questo o quel magistrato, contro questo o quel giudice. Non si contano i tentativi – più o meno legittimi (vedi la corrente epica “battaglia” politica contro le intercettazioni), di ostacolare il corso della giustizia, un “commitment” che dovrebbe essere l’ultimo pensiero di ogni persona veramente onesta.

Il risultato? Il risultato sono le armi portate (e fatte passare ai controlli) in tribunale, altri servitori dello Stato ammazzati, altro sangue versato, altri talk-show di approfondimento afflitti dalla sindrome del neurone rincoglionito e pensati a bella posta per annichilire la già scarsa capacità di cogitazione del popolino. Il risultato è soprattutto una sfiducia totale in un Sistema al tracollo che comincia a fare paura e ad avere paura della sua stessa ombra.

Fortuna però che ci resta un giudice veramente imparziale, Facebook, e fanculo Giustiniano e tutto il diritto romano!

Featured image, il Corpus Iuris Civilis in una stampa del XVIII secolo, che raggruppava l’insieme di tutte le leggi romane contemporanee e precedenti alla sua compilazione, avvenuta sotto Giustiniano I (dal 529 al 534).

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