Indubbiamente il verbo latino “refero”nelle parole derivate dal supino “relatum” è oggi molto di moda: “relazione”, “relazionare”, “relazionarsi”, “relativo”, “relativismo”. Guai a chi non le tenga sempre presenti! Sarà subito accusato di avere un'unica prospettiva, di essere incapace di convivenza, integralista e assolutista. - Tu non sai relazionarti! - ecco la temuta accusa! Ma, per sapersi relazionare al “relativo relativismo”, bisogna fasciarsi gli occhi e incerottarsi la bocca e annuire sorridenti che tutto è bene in nome di una libertina verità. Un finto pacifismo impastocchia le coscienze. Sorridi, dai, sorridi! Vivi e lascia vivere! Tranquillo suvvia, va' d'accordo con tutti, ben accetto, bene accolto, in un'allegra brigata di individualisti sfegatati, unanimi nel badare ai fatti propri in bella compagnia!Sissignori il conflitto è da evitare, sennò sei irrispettoso e pure guerrafondaio.Senti spararle grosse? Taci! Non c'è niente da correggere, il tuo è solo uno dei tanti punti di vista. Sì, d'accordo, il bianco è bianco e non può essere nero. Ma devi imparare che nella relazione potrebbe essere grigio. Oh! Ma è così bello il litigio, lo scontro, quell'azzuffarsi animato che non distrugge l'amicizia, e tanto meno l'amore! Caparbi, sì caparbi con sentimento, nel sostenere il proprio punto di vista! E non potrebbe forse succedere che in quelle baruffe tu, o l'altro, proceda oltre, fino ad intravedere che qualcosa di “assoluto” c'è e che, pur nel conflitto, è lì che tendete entrambi? Oh! a te aspiro "assoluto"! “Absolutum”, “del tutto sciolto”, irraggiungibile eppure presente nelle coscienze “assolute”, ovvero “absolutae”, sciolte e leggere e senza paura. È in questo “assoluto” che risiede l'amore per i figli. No, non i figli di famiglia, ma, alla greca ed evangelicamente, “tà tèkna”, ossia tutti “quelli che sono stati generati”, ben oltre la ristretta famiglia e i meschini interessi borghesi dell'orticello proprio. Romanticismo? e perché no? In quest'epoca di “illuministi” che inneggiano alla “ratio e alla relatio”, che tutto confondono ed ammettono all'insegna del “relativo”, riammettere tra le parole d'uso l' “assoluto”, ed anche il “saper essere soli”, equivale ad invitare a spingere lo sguardo al di là della siepe, oltre il limite dell'orizzonte, fino ad immaginare, oltre il contingente e il relativo, “verità e giustizia assoluta” per tutti i figli della terra.
Indubbiamente il verbo latino “refero”nelle parole derivate dal supino “relatum” è oggi molto di moda: “relazione”, “relazionare”, “relazionarsi”, “relativo”, “relativismo”. Guai a chi non le tenga sempre presenti! Sarà subito accusato di avere un'unica prospettiva, di essere incapace di convivenza, integralista e assolutista. - Tu non sai relazionarti! - ecco la temuta accusa! Ma, per sapersi relazionare al “relativo relativismo”, bisogna fasciarsi gli occhi e incerottarsi la bocca e annuire sorridenti che tutto è bene in nome di una libertina verità. Un finto pacifismo impastocchia le coscienze. Sorridi, dai, sorridi! Vivi e lascia vivere! Tranquillo suvvia, va' d'accordo con tutti, ben accetto, bene accolto, in un'allegra brigata di individualisti sfegatati, unanimi nel badare ai fatti propri in bella compagnia!Sissignori il conflitto è da evitare, sennò sei irrispettoso e pure guerrafondaio.Senti spararle grosse? Taci! Non c'è niente da correggere, il tuo è solo uno dei tanti punti di vista. Sì, d'accordo, il bianco è bianco e non può essere nero. Ma devi imparare che nella relazione potrebbe essere grigio. Oh! Ma è così bello il litigio, lo scontro, quell'azzuffarsi animato che non distrugge l'amicizia, e tanto meno l'amore! Caparbi, sì caparbi con sentimento, nel sostenere il proprio punto di vista! E non potrebbe forse succedere che in quelle baruffe tu, o l'altro, proceda oltre, fino ad intravedere che qualcosa di “assoluto” c'è e che, pur nel conflitto, è lì che tendete entrambi? Oh! a te aspiro "assoluto"! “Absolutum”, “del tutto sciolto”, irraggiungibile eppure presente nelle coscienze “assolute”, ovvero “absolutae”, sciolte e leggere e senza paura. È in questo “assoluto” che risiede l'amore per i figli. No, non i figli di famiglia, ma, alla greca ed evangelicamente, “tà tèkna”, ossia tutti “quelli che sono stati generati”, ben oltre la ristretta famiglia e i meschini interessi borghesi dell'orticello proprio. Romanticismo? e perché no? In quest'epoca di “illuministi” che inneggiano alla “ratio e alla relatio”, che tutto confondono ed ammettono all'insegna del “relativo”, riammettere tra le parole d'uso l' “assoluto”, ed anche il “saper essere soli”, equivale ad invitare a spingere lo sguardo al di là della siepe, oltre il limite dell'orizzonte, fino ad immaginare, oltre il contingente e il relativo, “verità e giustizia assoluta” per tutti i figli della terra.