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A cura della Dottoressa Anna Chiara Venturini, psicologa psicoterapeuta a Roma
Le relazioni umane hanno la tendenza a raggiungere un equilibrio stabile e questo per consentire alle persone di percepirle come prevedibili e e quindi sicure ( so cosa aspettarmi dall’altro). Tuttavia molto spesso tale stabilità finisce con il fossilizzare la relazione innescando un meccanismo contorto e pericoloso delle aspettative.
D’accordo che è impossibile non crearsi aspettative ( anche quando si va al ristorante abbiamo l’aspettativa che venga il cameriere a prendere l’ordinazione, figurarsi in un rapporto di coppia), ma quando queste divengono rigidi schemi entro cui gli attori finiscono col muoversi in maniera coercitiva si scatena la crisi e la struttura della relazione salta. La coppia così si trova di fronte ad un bivio: chiudere o reinventarsi?
Solitamente ci si incontra per caso: tramite amici comuni, alla fermata dell’autobus, portando a spasso il cane o in internet ma poi ci si sceglie per dei bisogni ben precisi; dei bisogni non soddisfatti e che si proiettano sul partner, visto come “colui che mi salverà”. Già, molto spesso si cade facilmente in questa trappola: a volte, il desiderio-bisogno di avere qualcuno accanto che ci ami ( magari in un particolare momento della nostra vita come per esempio dopo un lutto), la forte attrazione fisica ci fanno credere di aver trovato l’anima gemella ma non stiamo facendo altro che proiettare parti di noi sull’altra persona. Se per esempio abbiamo bisogno di qualcuno che ci protegga e ci sostenga, vediamo nel partner una persona accudente, molto presente, che ci fa sentire protetti, costruendo una realtà tutta nostra, fatta di desideri e aspettative che inesorabilmente poi verranno deluse perchè l’altro è una persona a sé stante e non è quello che ci siamo costruiti nella nostra mente. Se fate caso le prime crisi di coppia iniziano con la famosa frase “Sei cambiato, quando ti ho conosciuto non eri così!”: in realtà molto probabilmente il partner era già così e la nostra proiezione gli ha fatto vestire panni non suoi. Dopo i primi mesi in cui tutto va a meraviglia iniziano così le difficoltà, compare l’insoddisfazione e l’insofferenza fino ad arrivare all’ipotetica chiusura della relazione: nessuno dei due ha intenzione di cedere e nessuno dei due ha la volontà di mettersi in gioco e di cambiare. Sono d’accordo quando si dice che non è giusto stare con una persona con l’aspettativa e il desiderio di cambiarla, ma è altrettanto vero che si tratta di un pensiero a volte infantile quello di amare ed essere amati “nonostante tutto”, un amore con annessi e connessi, un amore totale come solo quello di una madre può essere: stiamo parlando di coppia e l’amore fra adulti presuppone il rifiuto di alcuni punti fondamentali e l’impegno a diventare altro per crescere ogni giorno.
Se dunque le parti sono irremovibili la crisi porterà inevitabilmente alla rotture definitiva del rapporto con tutto quello che ne consegue; se invece il momento di difficoltà viene letto come un’opportunità di portare il legame su un altro piano, ecco che si aprirà una nuova fase con un nuovo equilibrio. Questo molto spesso capita nelle coppie di lunga data o comunque collaudate già dalla convivenza: entrambi soffrono ( di solito uno più dell’altro), ma non trovano il modo per liberarsene e per breve tempo regna il caos più totale: le dinamiche si mescolano, i sentimenti si confondono, mentre il vecchio modello di relazione crolla. Tutto questo genera paura e confusione, ma al contempo rappresenta, per chi sa coglierlo, un momento importante che stimola il potenziale di coppia a superare la difficoltà. In molti affermano che proprio nelle situazioni più difficili il legame ha trovato nuova linfa vitale, si è creato qualcosa di nuovo mentre si riscopriva il senso profondo dell’unione. Le crisi legate all’insoddisfazione dei partner o dovute a eventi dolorosi come la morte di un parente, una grave malattia o la perdita del lavoro riattivano quelle energie assopite dalla routine e dalla fossilizzazione del rapporto: il senso della perdita fa scoprire il significato dell’avere e se ambedue i partner riconoscono l’importanza di costruire su queste nuove fondamenta, la crisi diventa un’opportunità di crescita. Tuttavia, affinchè ciò sia possibile è necessario che:
1) durante la crisi sussista la speranza: uno dei due partner deve poter vedere uno spiraglio di luce alla fine del tunnel, cercando di mantenere la rotta durante la tempesta che sta stravolgendo la coppia
2) ci si renda disposti a dire addio al precedente equilibrio, cercando nuove possibilità e coordinate di convivenza
3) venga adottato un atteggiamento combattivo: invece di sprecare energia opponendosi alla crisi o rimpiangendo il passato, impieghiamola per cercare nuove e più costruttive soluzioni
4) ci sia disponibilità a collaborare e a sostenersi:”lo superiamo insieme” ( a meno che non si tratti di tradimento in cui è indicata la presa di distanza da parte del tradito)
In ogni caso è comunque fondamentale parlare; come dico sempre, il partner non ha la palla di vetro e soprattutto già è difficile comprendersi quando non si parla, figurarsi quando non si fa nemmeno quello! Quando le coppie comunicano sensazioni, pensieri, preoccupazioni, stati d’animo, si crea una nuova coscienza di coppia ed è questo il nuovo livello da cui partire con maggiore consapevolezza.
Ovviamente quanto ho appena detto non è la ricetta per ricucire ogni relazione, anzi, sono semplicemente dei piccoli suggerimenti ed accorgimenti che ognuno di noi potrebbe adottare nei momenti down della propria coppia per trovare un nuovo equilibrio, anche se il solo modo per imparare è quello di vivere la crisi, un po’ come diceva Lucio Battisti… “Lo scopriremo solo vivendo… “
(Ultimo articolo pubblicato “Criticare ed essere criticati: quanto ci condiziona la paura del giudizio” )
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