Remake o Merdake, questo è il dilemma...

Creato il 03 giugno 2014 da Tizianogb
La mania dei remake, anche se ad alcuni potrebbe sembrare una moda di questi tempi,  è iniziata praticamente da quando è nato il cinema - leggendo il "Mereghetti" tra una seduta al bagno e l'altra me ne sono reso conto quando ho saputo di rifacimenti che risalgono addirittura agli anni venti (giusto per aprire una parentesi, Il "Mereghetti" al bagno è la lettura preferita del cinefilo DOC)... anche se ad alcuni potrà sembrare una necessità dovuta alla mancanza di idee che affligge il nostro secolo, in realtà è sempre accaduto nel cinema - come nelle altre arti, del resto, anche se con dovute differenze - che si attingesse ad idee, stili e contenuti per rinvigorire e dare nuova linfa alle vibrazioni che ci permettono di distrarci da questa strana e misteriosa vita, che si tratti di vibrazioni sonore, visive, o di entrambe le cose.  Giusto per fare un esempio di quelli che mi riescono meglio - parlo di musica - ci sono delle cover di canzoni che suonano addirittura meglio degli originali: Halleluja di Jeff Buckley (versione originale di Leonard Cohen) per esempio; oppure, che ne so, My Favorite Things di John Coltrane (nell'originale, cantata da Judy Garland), anche se in quest'ultimo caso parlare di cover è abbastanza riduttivo, visto che si tratta più che altro di una rilettura... ma basta parlare di musica, altrimenti non la finisco più. Per farla breve, insomma, il remake è cosa buona e giusta, ma solamente nei casi in cui è fatto con criterio. Perchè ci sono remake e remake. E poi ci sono i Merdake. Lo spunto per questo articolo senza capo ne coda (ma alla fine vi sarà tutto più chiaro, tranquilli) mi è venuto quando di recente ho visto tre film che sono dei rifacimenti di altrettanti capolavori horror degli anni ottanta. I capolavori in questione sono : Ammazzavampiri (Fright Night), 1985, un geniale mix di horror e commedia giovanile; Nightmare (1984) capolavoro iconografico assoluto di Wes Craven ; e per finire Maniac (Id.), 1980, malsano film indie di William Lustig.  Ma partiamo subito in quarta con "Ammazzavampiri": per chi non lo conoscesse (potete trovarne una mini-recensione nella mia classifica sui migliori dieci film sui vampiri), "Ammazzavampiri" è uno di quei film culto che hanno deliziato gli appassionati del genere horror nel periodo in cui il genere in questione stava vivendo una nuova giovinezza, cioè gli anni ottanta. Diretto da Tom Holland (che girerà in seguito un altro classico horror: La bambola assassina), mix tra commedia e horror puro, Fright Night (questo il titolo originale) era un piccolo gioiello di spaventi e risate, oltre che di citazioni colte e rimandi suggestivi a tutta una serie di icone cinematografiche (il conte Dracula su tutte). La storia, a grandi linee, trattava di un giovane adolescente appassionato dell'occulto che si trovava a fronteggiare un mellifluo vampiro sciupa-femmine, diventato disgraziatamente suo vicino di casa. Ad aiutarlo nella missione di sconfiggere il vampiro, e quindi di impalarlo, gli veniva in aiuto la sua bionda ragazza e un presentatore televisivo di programmi horror della mezzanotte.  Il remake che ne ha fatto Craig Gillespie nel 2011 mantiene sostanzialmente intatta la linea narrativa, dato che si parla sempre di ragazzi adolescenti, divi televisivi e genitori increduli, ma il risultato, in questo caso, è deludente sotto ogni punto di vista. Nonostante la buona interpretazione di Colin Farrel (in alcune scene, quasi terrificante), non c'è un solo punto a suo favore, rispetto all'originale. Innanzitutto, la delusione più grande l'ho avuta dall'interpretazione di un attore che in altri ambiti (vedi Doctor Who), mi aveva invece entusiasmato, tanto che difficilmente riuscirei a vedere un Dottor Chi migliore di David Tennant. Ma qui, spiace dirlo, il personaggio che interpreta è assolutamente ridicolo e sopra le righe: il suo Peter Vincent (mago digitale che si ispira senza neanche troppe velature a Chriss Angel) è uno dei personaggi più odiosi, irritanti e sostanzialmente inutili di tutta la storia del cinema horror, non ce n'è... fa davvero rimpiangere lacrime amare il superbo Peter Vincent di Roddy McDowall dell'originale. E poi la storia... la sceneggiatura è davvero pessima, piena di buchi narrativi da tutte le parti e senza alcun briciolo di suspense (quando invece il Fright Night originale qualche brivido - tra una risata e l'altra - te lo faceva anche venire).  Insomma, non ci sono storie: Fright Night (2011) più che un remake è un merdake. Ma andiamo oltre e vediamo un po' che cosa sono riusciti a combinare con il rifacimento di Nightmare, uno dei film che sono entrati di diritto tra i migliori horror di tutti i tempi. In questo caso non era facile eguagliare quello che si può senza dubbio definire un capolavoro di genere. Freddy Krueger è una delle icone horror più conosciute a livello globale e fin dal suo esordio è entrato nell'immaginario collettivo come solo le grandi "star" sanno fare. Wes Craven è uno dei maestri del cinema horror e con Krueger ha praticamente rinnovato il genere, regalandogli una seconda giovinezza. Ora, la domanda è: remake o merdake?  In realtà non è poi così difficile rispondere a questa domanda, perché tolti tutti gli effetti speciali (per lo più digitali) di ultima generazione e il lavoro di approfondimento (?) a dire il vero molto superficiale, che gli autori hanno voluto fare con le origini del mito, cioè la nascita di Freddy, questo Nightmare versione 2010 è un merdake all'ennesima potenza. Cristo, non si vedeva un rifacimento così sciatto da quando King ha deciso che "Shining" di Kubrik non fosse poi quel capolavoro che si diceva e ha deciso di produrre una serie televisiva tutta sua... voglio dire: tensione zero, storia soporifera, un protagonista al cui confronto Robert Englund è Marcello Mastroianni... insomma, una cagata pazzesca (tanto per citare il maestro). Davvero non ci si capacita di come siano riusciti a rovinare una storia praticamente perfetta come quella di Nightmare.  Il Merdake di tutti i Merdake, in poche parole.  Ora, però, è arrivato finalmente il momento di voltare pagina e di parlare, era ora, di uno dei remake più riusciti e coinvolgenti degli ultimi anni: "Maniac". Perchè quì, signori miei (e scommetto che in questo momento state leggendo questa frase con la voce di Andra DiPrè) qui ci troviamo di fronte ad un Signor rifacimento, senza ombra di smentita. Per chi non avesse visto l'originale, Maniac di Lustig è stato - ma lo è tutt'ora - uno dei cult-horror movie degli anni ottanta, un sano pugno nello stomaco e uno dei vertici malsani dell'arte rosso sangue. Persino il Mereghetti spende parole di elogio per questo esempio insuperato di angoscia, splatter e atmosfere malsane. La storia è quella di Frank Zito, un maniaco (per l'appunto) psicopatico con il simpatico hobby dell'omicidio/scotennamento di inermi fanciulle solitarie, il quale si diverte poi ad attaccare ai manichini che tiene in casa gli scalpi che per diletto leva alle sue vittime. Nell'originale, Frank Zito era interpretato dal bravo Joe Spinell , uno che se ti capitava di incontrarlo per strada avresti sicuramente pensato ad un serial killer o quanto meno ad un tipo poco raccomandabile, mentre nel remake il personaggio di Zito è interpretato dal bravissimo Elijah Wood (avete capito bene, sì: il piccolo Frodo!), il quale - se non si fa caso alla sua faccia da bravo ragazzo - riesce perfettamente a rendere l'idea di una persona disturbata mentalmente, e questo anche se nel film lo si vede in pochissime scene. Perchè il tocco di genio - a mio parere - che rende questa nuova versione di Maniac un prodotto completamente originale rispetto al film del 1980 è l'uso tecnicamente perfetto e per nulla invadente del P.O.V., cioè della soggettiva in prima persona. Un'ultima nota di merito va anche al reparto effetti speciali: se nell'originale di Lustig del 1980 erano opera di uno dei maestri assoluti del settore: Tom "Zombie" Savini, quelli della versione 2012 sono - era inevitabile - in gran parte digitali, ma ben fatti e di sicuro effetto.  Per concludere, tra i tre remake che ho citato in questo articolo, solamente l'ultimo è degno di chiamarsi tale. Per quanto riguarda i primi due, invece, la risposta è senza dubbio una sola: una bella M color marrone da strisciare sulle locandine alla maniera di Zorro (con lo spazzolone del cesso al posto della spada)... 


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