Questo film fa parte di quei rari doni che certi registi illuminati hanno deciso di fare al pubblico. Qui non si parla solo di un condannato a morte che vuole fuggire da una prigione con quel poco che ha a disposizione. Qui si parla di cosa sia il sacrificio, la resistenza, il coraggio, la vita. Per fare questo Bresson utilizza un linguaggio semplice ma profondissimo: ogni immagine è densa di significato, che arriva chiaro allo spettatore grazie alla delicata dirompenza dei volti, dei dettagli, delle poche ma poetiche parole.
Che maestria nel raccontare un'ossessione d'amore con protagonista (finalmente) una donna! Bianco e nero sublime, come sublime è l'illuminazione morbida che sagoma gli ambienti e accarezza i volti dei personaggi esaltandone le espressioni. Sceneggiatura impeccabile che si risolve in modo perfetto.
La mano di Hopper c'è e si vede. Il tringolo sessual-amoroso senza redenzione che vede al vertice Don Johnson è ben tratteggiato grazie ad una storia completa, interessante, in cui la tensione sessuale è molto presente. Quel che più colpisce è che non sapendo da dove arriva il protagonista lo svolgimento si impreziosisce di quel tocco di mistero che rende il film qualcosa di vicino a Twin Peaks.