Sulla pagina deve respirare l’onestà. Questo vuol dire che non tutte le parole hanno il diritto di esserci, ma solo quelle giuste. Spesso invece, si è talmente pigri che si ricorre ai mezzucci, alle scorciatoie.
Invece di rivolgersi alla vita, si preferisce frugare tra la moda, o i propri studi, per riuscire a scovare le parole migliori. Quelle che dimostrano che si sa, si conosce, perché si può contare su un bagaglio culturale di tutto rispetto.
Per come la vedo io, e forse vedo male, a chi scrive non è richiesto alcun bagaglio culturale al quale attingere. Prima di tutto perché in caso non ci fosse, è possibile crearselo. Le biblioteche pubbliche sono lì apposta. Inoltre, non è a noi stessi che bisogna attingere, ma a tutto quello che respira oltre lo zerbino di casa nostra.
Dopo, sarà anche possibile usare qualcosa di noi per renderlo ordinato, efficace e di valore. Per esempio, applicando le regole di sintassi e grammatica.
L’onestà è una faccenda che non viene affrontata nel modo giusto. Il lettore di solito affronta la pagina perché presume che lo scrittore abbia i “numeri giusti” per farlo. Deve possedere cioè l’autorevolezza, che però non gli proviene dal successo, o da altri criteri che spesso sono usati per dare legittimità a certi scritti.
L’autorevolezza di un Raymond Carver proviene dallo sguardo che usava per raccontare le sue storie. Non era superficiale, e badava sempre a impiegare il massimo di sollecitudine e impegno nello scrivere. La sua onestà lo metteva davanti ai suoi personaggi senza mai offenderli, o criticarli.
L’uso di ogni parola, persino delle virgole o dei punti e virgola, risponde a un disegno grande e preciso. Il termine “onestà” deriva ovviamente dal latino, e indica la disposizione d’animo di chi appunto, è onesto. E la parola “onesto” è figlia di honestus, e discende da honor, vale a dire onore.
Agli occhi di chi legge queste frasi, sembrerà che io stia forzando un po’ troppo la mano forse, ma l’onestà applicata alla scrittura vuol dire (almeno per il sottoscritto) rendere in qualche modo onore ai personaggi. Che non hanno onore secondo l’opinione corrente, perché vivono in affitto, perdono il lavoro, e un’ammaccatura alla portiera dell’automobile è un problema. Che non sarà risolto, cioè riparato, perché i soldi sono una faccenda troppo liquida e troppo pochi, per lasciarli andare in una spesa come quella della carrozzeria.
Ecco perché rispetto per i personaggi e onestà devono procedere di pari passo, e Carver parla volentieri di questi due elementi. Immagino che l’individuo che desideri scrivere non possa fare a meno di entrambi; almeno se vuole scrivere in un certo modo.