Rendimenti conti deposito confermati più convenienti dei Bot

Da Mrinvest

I tassi di rendimento degli impieghi di breve termine, o a vista, latitano. Se, d'altronde, la remunerazione proposta dai principali titoli di Stato con scadenza inferiore all'anno è talmente risicata da sfiorare il territorio negativo, non c'è da stupirsi che i conti deposito stiano proponendo tassi non certo ai massimi storici, pur superiori a quelli proposti dai Bot a 3, 6 o 12 mesi.

In particolare, i tassi di interesse che vengono proposti sui conti di deposito sulla scadenza più classica (cioè, quella ai 12 mesi) variano attualmente tra l'1% offerto da Iwbank e l'1,70% di InMediolanum, passando attraverso il tasso dell'1,4% (quale condizione di benvenuto) del conto Arancio di Ing Direct, o l'1,35% di Rendimax, o ancora l'1,2% di CheBanca, del gruppo Mediolanum.

Naturalmente, parliamo di tassi (rigorosamente) lordi. Ne consegue che occorre poi togliere la tassazione del 26% per poter giungere al tasso di interesse netto. In sintesi, se un tasso è pubblicizzato all'1,5% (lordo), l'introito netto sugli interessi scenderà all'1,11%. Di contro, la tassazione dei titoli di Stato è ben più conveniente (essendo pari al 12,5%), ma con remunerazioni sicuramente più deludenti: per un Btp con vita residua ancora di sei anni, infatti, il rendimento lordo è oggi dell'1,33%, per un netto dell'1,16% (ma per scadenze ben superiori al tiepido vincolo dei Bot).

Insomma, a ben vedere tra conti deposito e titoli di Stato, l'imbarazzo della scelta non esiste nemmeno, visto e considerato che i conti deposito possono garantire delle remunerazioni più significative e allettanti. Naturalmente, non di solo rendimento si vive, rendendo dunque fondamentale cercare di confrontare i diversi prodotti su altri elementi di paragone.

Ad esempio, è fondamentale comprendere quanto sia forte il vincolo dei conti di deposito, considerando che per poter disporre di tassi di interesse realmente interessanti sarà necessario procedere lungo la strada del vincolo temporale di 6 o - meglio - 12 mesi (sebbene molti conti deposito forniscano alternative anche a 18 mesi, o più).

Una volta intesa la durata del vincolo, si dovrebbe inoltre analizzare il suo livello di blindatura: nella maggior parte dei casi è infatti prevista la possibilità di effettuare disinvestimenti prima della scadenza naturale (con applicazione del tasso base), ma potrebbe non esser così.

Altro aspetto di valutazione dovrà essere l'analisi se il proprio conto di deposito possa avere una vita autonoma o, di contro, debba essere necessariamente legato a un conto corrente ordinario presente nella stessa banca o in altre banche. Nel primo caso, se l'istituto in questione è diverso da quello abituale, si correrebbe il rischio di un incremento dei complessivi costi di gestione delle proprie giacenze, con ciò che ne consegue sul fronte dell'effettiva convenienza.

A proposito di spese, è bene verificare tutte le voci (a partire dal bollo, che alcune banche si impegnano a pagare, e altre girano invece al correntista stesso): un'attenta lettura del foglio informativo dovrebbe porvi al riparo da sgradite sorprese.

Altro elemento di valutazione è l'importo minimo investibile per quella specifica soglia di tasso. Sebbene di norma vengano stabiliti degli importi molto bassi, in altre ipotesi non è possibile scegliere sotto soglie che potrebbero ridurre la platea degli effettivi clienti. Infine, attenzione al fatto che il tasso di interesse proposto non sia limitato al solo nuovo cliente: generalmente le condizioni economiche riconosciute a chi è già cliente non sono così allettanti come si può immaginare.


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