Gli studi sui simboli di René Guénon (Blois, 15 novembre 1886 – Il Cairo, 7 gennaio 1951) hanno rappresentato una tappa fondamentale per generazioni di appassionati della materia. La sua profonda conoscenza del misticismo orientale e dell’esoterismo occidentale ne fecero uno dei maestri della tradizione e della metafisica del secolo scorso e un convinto sostenitore dell’idea che l’intellettualità occidentale doveva completarsi con la millenaria sapienza dell’Oriente. Alle radici del suo vasto sapere ci sono le scuole iniziatiche parigine di fine ottocento (i Martinisti di Papus, la Massoneria, le sette gnostiche e occultiste, che abbandonò progressivamente), ma soprattutto ci sono la sua grande sete di conoscenza che lo portò in Oriente alla ricerca della più antica sorgente della conoscenza, la curiosità mai superficiale, e il desiderio di approfondire ogni disciplina tradizionale fino ad arrivare alla sua essenza, al suo nucleo fondante. È certamente alla ricerca di questa purezza originaria che Guénon, di formazione cattolica, si avvicinò all’induismo e al Vedanta, e infine si convertì all’islamismo nel 1912 con il nome di Abdel Wahed Yahia, che significa Servitore dell’Unico. Nello stesso anno si sposò con rito cattolico. Queste scelte apparentemente contraddittorie forse si spiegano proprio con il nome che volle darsi, con la sua natura di autentico gnostico anarchico, e con la sua determinata volontà di arrivare all’origine unica di ogni conoscenza, al di là di ogni simbolismo culturale, di ogni “traduzione” intellettuale, di ogni forma dottrinaria, di ogni orpello rituale che le varie religioni, le varie epoche e le stesse scuole iniziatiche avevano creato come sovrastrutture nascondendo la pura sorgente delle origini. A questo proposito egli stesso scrisse già nel 1909:
“La Gnosi deve dunque scartare tutte queste dottrine e non basarsi che sulla tradizione ortodossa contenuta nei libri sacri di tutti i popoli, tradizione che, in realtà, è dovunque la stessa, malgrado le diverse forme che riveste per adattarsi ad ogni razza e ad ogni epoca“.
Giovanni Pelosini