René Maria Rilke nasce a Praga il 4 dicembre 1875. Il padre era un piccolo funzionario asburgico, che aveva fallito nella carriera militare.
Nel frattempo ha già conosciuto e iniziato una relazione con Lou Andreas Salomé, la donna amata da Nietzsche, che sarà anche amica fedele e stimata di Freud. Con Lou, Rainer – René è diventato ormai Rainer – compie un viaggio in Russia, dove conosce Tolstoj e il padre di Boris Pasternak.
Il viaggio in Russia fa parte ormai di una sorta di vagabondaggio: Rilke è quasi sempre in movimento, in Europa e nei paesi dell’Oriente romantico. Pare che nulla possa fermarlo, che nessun rapporto duraturo si possa stringere, con lui. Fu così anche con Clara, che gli diede una figlia e lo introdusse a Rodin.
L’esperienza di Rodin e di Parigi fu decisiva per la concezione di una delle sue opere capitali, il Malte Laurids Brigge (1904 – 1910), in cui egli dichiara di voler “imparare a vedere”, acquisire uno sguardo che gli conceda un diverso rapporto con le cose. Decisivo, per
“Le piazze dissipatrici” del Malte, la caducità e la mutabilità delle cose, ed il compito, individuato in Cèzanne, di salvare le cose nella forma dell’arte sono alla base delle Elegie, iniziate a Duino nel 1912, e poi dei Sonetti a Orfeo.
Dopo il folgorante inizio, le Elegie si bloccano. Rilke è soverchiato dal senso della caducità che la sua opera avrebbe potuto vincere, finché, nel febbraio 1922 a Muzot, in Svizzera, in meno di tre settimane scrive I sonetti a Orfeo e conclude le Elegie duinesi che,nel loro insieme, sono forse l’opera di poesia più complessa e problematica del ventesimo secolo.
Nel 1923, Rilke avverte in sé i sintomi della leucemia, che i medici gli diagnosticheranno soltanto più tardi, e che lo porterà alla morte il 29 dicembre 1926. Sulla sua lapide, alcuni versi ricordano la rosa, il fiore di Orfeo, il dio che è già molto “se al calice della rosa di due giorni sopravvive“.
Written by Alberto Rossignoli
Fonte
R.M. Rilke, “Elegie duinesi”, Feltrinelli, Milano 2011