RENOIR. OLTRAGGIO E SEDUZIONE al cinema il 22 e 23 marzo. La recensione

Creato il 21 marzo 2016 da Luigilocatelli

Auguste Renoir, ‘Bambini in riva al mare’

Renoir. Oltraggio e seduzione. Tour cinematografico nella collezione Renoir della Barnes Foundation di Philadelphia. Regia di Phil Grabsky. Al cinema il 22 e 23 marzo distribuito da Nexo Digital. Elenco della sale sul sito Nexo Digital.

Auguste Renoir, ‘Cinque bagnanti’

Qualcosa di più della solita galleria di opere d’arti sopraffine come se ne son viste in tanti film sull’arte. Questo Renoir. Oltraggio e seduzione è un saggio critico, un racconto che va a mostrarci un numero incredibile di Auguste Renoir, ma che imbastisce pure un confronto tra studiosi ed esperti sulla grandezza o meno delle opere. E vi garantisco che il dibattito stavolta appassiona come una disputa medievale in piazza o in cattedrale o nelle accademie, come una sfida combattuta con le armi del giudizio critico. Ed è la prima volta, a memoria mia, che un film su una collezione d’arte o su un museo coraggiosamente presenti pareri contradditori e anche negativi sulla propria raccolta. Dunque châpeau, e finalmente un saggio per immagini e parole che non bisogna perdere. Si discute intorno ai 181 Renoir che l’americano Albert C. Barnes, chimico e industriale farmaceutico tra Otto e Novecento, comprò dal pittore francese, quasi tutti appartenenti alla sua ultima produzione, quella del dopo-impressionismo e del voluto ritorno alla classicità (la virata per Renoir era avvenuta dopo un suo viaggio in Italia). Per la gran parte del critici e degli storici dell’arte si tratta di opere minori, se non mediocri, comunque di gran lunga inferiori a quelle celebrate, e più conosciute, della fase impressionista. Ma in questo film sono più di una le voci che invece ribaltano il giudizio consolidato e rileggono questo periodo di Renoir come ricerca e esplorazione di un nuovo dai contorni ancora indistinti, rintracciandone le influenze sui successivi lavori di Matisse e Picasso. Naturalmente c’è anche chi ribadisce convinto i giudizi negativi e demolitori. Il risultato, per noi spettatori, è che le opere esposte alla Fondazione Barnes di Philadelphia diventano una fonte continua di scoperte e sorprese, oggetti su cui si posano sguardi sempre differenti rivelando di volta in volta nuove facce e nuovi significati. Sono molti i nudi femminili, di una carnalità spesso estrema e pienissima e strabordante, riubensiana ma anche in anticipo su certe opulenze disfatte di un Lucian Freud (questo è un parere tutto mio). Naturalmente si parla anche della vita del pittore, e sono molti i passi riportati dalla meravigliosa biografia scritta dal figlio Jean (Renoir, mio padre), sì, Jean Renoir, il regista di La règle du jeu. Libro appena pubblicato in Italia da Adelphi e lettura consigliatissima. Quanto al film, non perdetevelo se potete. Richiede lungo i suoi 80 minuti una certa concentrazione, ma ne vale la pena.